Questo test riguarda la combinazione ruote/gomme per il segmento all mountain/enduro di casa Mavic. I cerchi Deemax Pro, infatti, ci sono arrivati con le gomme Mavic Quest, al posteriore, e Claw, all’anteriore, già montate.
Con le Deemax Pro Mavic lascia dietro di sé la filosofia del cerchio stretto e fornisce due cerchi di larghezze interne diverse: 28mm davanti e 25 mm dietro, a cui si abbinano rispettivamente una Mavic Claw Pro XL da 2.5″ una Mavic Quest Pro XL da 2.4″.
Scheda tecnica
Raggi: 24, in Zicral, a testa dritta, profilati
Raggiatura: anteriore incrocio in 2°, posteriore Isopulse (sistema radiale di raggiatura sul lato drive)
Cerchi: UST hookless in alluminio, senza necessità di nastratura per la latticizzazione.
Larghezza interna cerchi: 28 mm anteriore e 25 mm posteriore
Mozzi: Boost, 12x148mm dietro, 15x110mm davanti
Pneumatico anteriore: Claw Pro XL, 2.5″. Peso rilevato: 1000 grammi esatti
Pneumatico posteriore: Quest Pro XL, 2.5″. Peso rilevato: 910 grammi
Ruota anteriore, peso rilevato con valvola: 830 gr.
Ruota posteriore, peso rilevato con adattatori Boost, valvola e corpetto Shimano: 910gr.
Formati disponibili: 27.5″.
Prezzo di listino: 1.000 Euro, gomme comprese. Su CRC 900 Euro.
Analisi statica
Se fino ad un anno fa era praticamente impossibile trovare dei cerchi Mavic con una larghezza interna superiore ai 23mm, ora il marchio francese si è piegato alle richieste di mercato offrendo un cerchio UST largo fino a 28mm, all’anteriore. La costruzione tipica di Mavic non necessita di alcuna nastratura per la latticizzazione, rendendo l’operazione semplice e, grazie alla forma del cerchio stesso, fattibile anche con una pompa da terra. Come potete vedere dalla foto qui sopra, la parete è hookless, più resistente agli impatti con le rocce. Impatti che posso avvenire più facilmente, dato che proprio il cerchio largo permette di girare a pressioni più basse senza deformare la gomma.
Al posteriore troviamo un cerchio con larghezza interna da 25mm, principalmente per questioni di peso e anche perché il pneumatico previsto è leggermente più stretto di quello anteriore. I cerchi hanno una forma “irregolare”, dovuta alla ricerca del risparmio di materiale là dove non necessario, rinforzati presso l’attacco dei raggi.
Il resto della costruzione delle ruote è in classico stile Mavic, con raggi in Zicral a testa dritta e con nipple specifici, oltre ai mozzi oversized con sistema esterno di registro dei cuscinetti (su questo torneremo più tardi).
Per quanto riguarda le gomme, Mavic afferma di averle sviluppate proprio per questi cerchi più larghi del solito perché, secondo loro, le gomme in commercio non sono state pensate per queste larghezze interne. Le loro dimensioni sono voluminose, soprattutto quelle del Claw all’anteriore, e piuttosto rotondeggianti. Proprio questo è uno dei problemi che affligge i pneumatici montati su cerchi larghi, cioé lo squadrarsi troppo e dunque perdendo in grip soprattutto in curva.
Claw:
Quest:
Il battistrada del Claw è molto più aggressivo del Quest, mentre quest’ultimo strizza l’occhio alla scorrevolezza. Due le mescole del Claw, i cui tasselli laterali sono più morbidi di quelli centrali, mentre solo una quella del Quest.
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Sul campo
Le Deemax Pro sono state montate sulla Pivot Firebird usata per i test di durata. Le pressioni di esercizio sono state solitamente di 1.7 bar all’anteriore e 1.9 al posteriore. Il terreno di prova è stato soprattutto roccioso e scassato, in stile Monte Tamaro. Non hanno mai subito forature in diversi mesi di prova.
Innanzitutto devo dire che il look all black, a parte qualche nota di giallo qua e là, è stato ben pensato, perché si adatta a tutte le bici, o quasi. Bella anche la forma del cerchio, “bombata” in prossimità dei raggi. Massiccia invece la dimensione del pneumatico anteriore, che strizza l’occhio alle “non del tutto plus” da 2.6″. Già dal momento della prova bilancia ho avuto pochi dubbi sulla robustezza delle coperture, visto che quella anteriore arriva esattamente al kg, mentre quella posteriore è di poco al di sotto. È il prezzo da pagare se si vuole affidabilità e, visto il campo di utilizzo, completamente in linea con la concorrenza.
Le gomme sono arrivate già montate sui cerchi, con match perfetto con i loghi Mavic dei cerchi.
Va detto subito che durante tutta la durata del test sia i pneumatici che le ruote hanno funzionato alla perfezione, e che l’unico accorgimento che ho dovuto prendere è stato quello di serrare i cuscinetti del mozzo posteriore dopo qualche uscita particolarmente “hard”. È un problema vecchio come Mavic, quello del gioco dei mozzi, non per niente viene fornita nella confezione la chiave in plastica per tensionarli, operazione fattibile anche a ruota montata, semplicemente incastrando la chiave nella testa del mozzo che vedete qui sotto, e tirando a sufficienza, ma non troppo per non bloccare i cuscinetti.
Rimanendo sul mozzo posteriore, l’ingaggio è veloce ed immediato, di quelli perfetti per i giri alpini dove nelle situazione lente, come nei tornatini, è necessario un colpo di pedale per uscirne senza dover mettere giù i piedi. Anche a livello di scorrevolezza non c’è nulla da eccepire, anche perché lo sporco è rimasto fuori dagli ingranaggi.
I cerchi si sono rivelati molto robusti: malgrado diversi contatti con le tante rocce del Tamaro sono ancora privi di bozzature e perfettamente centrati. Come detto in precedenza, le gomme hanno passato il test delle forature/tagli senza alcun problema. In particolare il Claw si è rivelato un pneumatico con un grande grip su praticamente ogni terreno, bagnato compreso, e che infonde grande sicurezza. Il Quest non è a quei livelli, in particolare per la tassellatura laterale piuttosto minimale e soggetta ad usura precoce:
Come potete vedere dalla foto, i tasselli si sono indeboliti, cosa dovuta in primis alla loro posizione esposta e secondariamente alla loro base poco larga. Tendono così a piegarsi facilmente in curva. Trovandosi sul posteriore, il problema è minimo, ma forse non sarebbe male se fossero più bassi ma più larghi.
Le ruote hanno una buona rigidità, senza però esagerare come nel caso di certi prodotti in carbonio. In combinazione con la gomma voluminosa, l’anteriore si può definire “comodo”, nel senso che smorza le vibrazioni molto bene e perdona gli errori di traettoria, cioé quando si va a finire sullo sconnesso fuori dalla linea ideale. Si ha quasi l’impressione di essere su una bici mangiatutto, mantenendo però quella precisione di guida necessaria su una bici da enduro. Devo dire che il brand francese ha centrato l’obbiettivo di fornire una combinazione cerchio/pneumatico che sia un buon compromesso fra tenuta laterale del pneumatico e il poter girare a pressioni più basse. Questo prima non era possibile con Mavic, a causa dei cerchi troppo stretti, e non sempre è facile trovare l’abbinamento giusto fra cerchi e gomme di marchi diversi. Sotto questo punto di vista, il sistema cerchio/pneumatico di Mavic è innovativo e sicuramente un motivo di acquisto, offrendo una soluzione “out of the box” che funziona.
Conclusioni
La scelta di Mavic di entrare nel mercato dei cerchi più larghi si è rivelata azzeccata, offrendo un’ottima combinazione cerchio/gomma, differenziata a seconda che si tratti dell’anteriore o del posteriore. Le ruote sono robuste ed affidabili nel tempo, anche se è necessario serrare il registro del mozzo posteriore ogni tanto, perché tente a smollarsi. La gomma anteriore è una vera potenza, ed offre grip e tenuta a volontà, anche grazie alle pressioni relativamente basse con cui si può usare. Quella posteriore si consuma velocemente, ed ha una tassellatura laterale piuttosto fragile.
In sintesi si tratta di un prodotto riuscito e che si adatta molto bene all’utilizzo enduristico/all mountain.