[ad3]
Dopo i vari video che abbiamo girato durante i test, eccoci alla comparativa fra la Specialized Enduro 29 e la Trek Slash 29, due bici da enduro con il formato ruote da 29 pollici, presentate la scorsa estate al pubblico.
I modelli in prova sono esattamente:
Specialized Enduro 29 Pro Carbon, 165mm di escursione posteriore, 160mm anteriore.
Trek Slash 9.8 29, 150mm di escursione posteriore, 160mm anteriore.
Entrambe le bici sono completamente in carbonio, in taglia L (19.5″ per la Trek), con gomme latticizzate, e con montaggio standard, cioè quello che potete trovare nei negozi. Per le geometrie e tutte le informazioni sui telai vi rimandiamo ai dettagliati articoli di presentazione (qui per l’Enduro, qui per la Slash). Di seguito ci focalizzeremo sulle similitudini e le differenze fra le due bici. Vale la pena ricordare che troviamo il Boost su entrambi i modelli, che dunque possono montare anche ruote e gomme da 27.5 Plus.
Cominciando dalle sospensioni, sia la Trek che la Specialized montano una Rock Shox Lyrik da 160mm di escursione, con la differenza che la Slash ha una Dual Position RC, cioè abbassabile tramite la rotazione del pomello sinistro e successiva compressione della forcella, mentre la Enduro ha una Solo Air RC. Sul pomello destro troviamo la regolazione della compressione.
Se Trek si affida ad un ammortizzatore metrico sempre di casa Rock Shox, il Super Deluxe 230×57.5mm, Specialized usa un Öhlins STX22 con misure “classiche” 216x57mm e valvola Autosag (quella senza tappino nella foto).
Il Deluxe è dotato di regolazione del ritorno e levetta per la gestione della compressione in 3 livelli, da tutto aperto a tutto chiuso passando per un livello medio.
Il STX22 ha la regolazione del ritorno (molto corta, solo 6 click), della compressione alle alte velocità tramite una leva con cui si possono scegliere 3 livelli, di cui uno per la modalità climb, ben lontano dal chiudere l’idraulica come fa invece in maniera più efficace il Deluxe, e di un pomello per la regolazione della compressione alle basse velocità, con 8 click.
I sistemi di sospensione sono il collaudato FSR per Specialized, mentre troviamo una novità sulla Slash, che dice addio al Full Floater e àncora l’ammortizzatore sul triangolo anteriore, ma mantiene lo snodo ABP sull’infulcro posteriore.
Continuando con le differenze, Specialized introduce il vano SWAT anche nei modelli Enduro in carbonio, rinunciando però all’utile smagliacatene nella serie sterzo.
Trek invece introduce il Knock Block, un fermo integrato tra telaio e serie sterzo che impedisce al manubrio di ruotare completamente in caso di caduta. Nella foto di destra trovate l’angolazione massima di sterzata permessa dal sistema. Notare bene che non abbiamo avuto nessun problema a girare nello stretto o a fare qualche tornantino con nose press.
La scelta della trasmissione è ricaduta per entrambi i marchi sui monocorona SRAM. Mentre la Specialized Enduro monta un Eagle 1×12 con corona anteriore da 30 (e guarnitura X1 in alluminio), la Trek Slash tradisce il suo animo agonistico con un X1 1×11 e corona da 32 denti, molto sportivo su una bici di questa tipologia, in cui il 32×42 richiede un buon allenamento per poter essere usato sul ripido.
La Slash è dotata di geometria variabile, grazie al Mino Link che alza/abbassa il movimento centrale di 7mm e apre/chiude l’angolo sterzo di 0.5°. Non si tratta di variazioni eclatanti, soprattutto per quanto riguarda l’angolo sterzo che cambia solamente di mezzo grado. Abbiamo comunque provato entrambe le configurazioni, utilizzandole anche contro logica. Nel caso delle due discese filmate, ad esempio, la bici era in posizione high sullo scassato ma relativamente dritto Hard Rock di Varazze, mentre sul più tortuoso Toboga di Canova a Finale Ligure era in posizione low. Ciò detto, non ci è parso che in discesa l’anima della bici cambi in modo sostanziale. Diverso il discorso in salita, dove la leggera verticalizzazione dell’angolo sella, ma soprattutto i +7 mm di altezza del movimento centrale, possono fare comodo (soprattutto quando si abbassa la forcella).
Molta la componentistica “fatta in casa”, sia per Trek che per Specialized: cominciando dai reggisella telescopici troviamo il Command Post IRcc da 125mm di escursione sulla Specialized.
Mentre sulla Trek ecco il Bontrager Drop Line 125, una novità per chi scrive.
Lo stesso vale per i manubri, entrambi larghi 780mm, le gomme e i cerchi. Vale la pena sottolineare come sia Roval che Bontrager si siano rivelate, nel tempo duranti diversi test che abbiamo effettuato anche su altre bici, produttori di ottime ruote, facendo dimenticare alcuni problemi di gioventù legati in particolare ai mozzi. Per esempio, Marco aveva rotto un raggio sulla ruota posteriore della Specialized prima di andare in Liguria sui sentieri che avete visto nei video. Non lo abbiamo cambiato per motivi di tempo, e la ruota ha tenuto senza problemi se non una lieve ma trascurabile scentratura. Considerate che la discesa di Varazze è un vero massacro per il materiale.
A livello di gomme le Bontrager SE4 Team Issue da 2.4 (ant e post) ci hanno dato un po’ di confidenza in più rispetto alla Butcher da 2.3 (ant) ed in particolare alla Slaughter da 2.3 (post), il cui profilo offre un’ottima scorrevolezza ma una trazione limitata sull’umido e bagnato.
Trek: 13.880 grammi
Specialized: 13.930 grammi, compreso multitool attaccato al portaborraccia.
Abbiamo volutamente segnalato i pesi prima del test sul campo per rendere chiara da subito una cosa: queste sono bici che brillano in discesa. La salita è un “male necessario” per arrivare all’imbocco del sentiero. Considerate che entrambi i modelli si posizionano al secondo gradino della rispettiva gamma enduro e che quindi più andate verso il “basso”, cioè meno spendete, più grammi avrete sulla bilancia, con la relativa fatica a portare la bici in salita.
Andando diretti al punto, quella che arrampica meglio è la Specialized Enduro. La posizione in sella è più spostata verso l’anteriore, anche grazie ad un angolo sella piuttosto verticale, 76° contro i 74.1° (73.6 nella posizione Low) della Slash, e la posizione di pedalata è più efficiente. Se si abbassa la forcella la differenza diminuisce, ma quando si incontra una rampa in salita durante una discesa, e non si ha il tempo di abbassarle la Lyrik, la Slash diventa piuttosto impegnativa sul ripido e l’anteriore tende ad alzarsi, se non si è più che pronti a schiacciarlo giù lavorando con il busto.
Sulle salite scorrevoli, come può essere una strada asfaltata o sterrata, bisogna armarsi di pazienza e forza nei garretti per arrivare in cima, ma non è niente di nuovo per chi usa bici da enduro sui 13-14 kg. Il discorso cambia se si percorrono sentieri tecnici. Con la Slash diventa molto impegnativo arrampicarsi su rampe e passaggi ostici in sequenza, lo sforzo per tenere l’anteriore attaccato al terreno si fa sentire, oltre alla rapportatura piuttosto “dura”, mentre con l’Enduro la cosa diventa più semplice, non ci fossero quei 14 kg da portare su, che dopo un po’ diventano anche un limite.
Cominciamo il capitolo discesa con un paio di considerazioni sulla posizione in sella: se in salita sulla Slash si sta un po’ più distesi, una volta in piedi sui pedali le differenze fra le due bici si riducono di molto. Questo “a bocce ferme”, perché una volta in movimento, soprattutto nel guidato, vedremo che è richiesto un atteggiamento un po’ diverso.
Sul veloce entrambe le bici sono estremamente stabili e sicure, e sui fondi non eccessivamente rotti è abbastanza difficile decretare una vincitrice. Assistiti da ammortizzatori parimenti validi, i due carri hanno un comportamento molto “plush”, con un’ottima sensibilità ad inizio corsa e capacità di sfruttare a dovere i millimetri a disposizione sugli impatti più violenti. Nonostante le diverse versioni, più di un’analogia si ritrova anche nella risposta delle due Lyrik, solide e precise, ma migliorabili sul fronte della progressività (anche solo aggiungendo dei token, visto che entrambe le forcelle ne montavano uno solo su un massimo ammesso di cinque). Nei passaggi al limite, soprattutto se accompagnati da forti pendenze, è invece la Slash a trasmettere una confidenza leggermente maggiore, favorita dall’angolo sterzo di un grado più aperto e da qualche millimetro in più di interasse.
Nel guidato le differenze fra le due bici sono più marcate: la Enduro è più intuitiva e mette a proprio agio da subito, si lascia giostrare facilmente nelle curve in sequenza e tutto sommato non richiede una guida eccessivamente aggressiva. La Slash è invece più impegnativa, e per quanto ancora una volta vada sfatata la favola che “le 29 non girano”, se non si carica debitamente l’anteriore e non si anticipano con decisione le linee è abbastanza facile trovarsi larghi. Anche in termini di reattività le differenze si fanno notare: nonostante la maggiore corsa al posteriore la Enduro è più giocosa, si lascia pompare più facilmente ed alzare le ruote da terra richiede un minore impegno fisico. La Slash tutto sommato rispecchia più fedelmente quelle che sono le aspettative per una bici di questo tipo, dando una confidenza che spesso permette di raddrizzare le linee in sicurezza, ma richiedendo al contempo aggressività quando l’opzione “dritto per dritto” non è praticabile.
Tirando le somme, la Enduro vince sul fronte della polivalenza, mentre la Slash si avvicina maggiormente al concetto di “mini DH” che sembra attualmente vincente in ambito enduro racing di alto livello.
Chiudiamo questo capitolo con qualche considerazione su tre componenti che in discesa sono di vitale importanza, vale a dire freni, coperture e reggisella telescopico. Gli impianti frenanti si sono rivelati al di sotto delle aspettative sia sulla Enduro che sulla Slash, appena sufficienti in termini di potenza su mezzi tanto performanti e con una corsa eccessiva delle leve. Come coperture abbiamo leggermente preferito le Bontrager montate sulla Trek, più adeguate anche in termini di sezione. Per quanto riguarda i reggisella nulla da ridire sul piano del funzionamento, con una particolare nota di merito per la fluidità del Bontrager Drop Line. La corsa di 125 mm su delle taglie L con seat tube che non raggiungono i 470 mm è però risicata, a maggior ragione se si pensa che le alternative con maggiore escursione sono numerose.
Due bici che sulla carta sembrano molto simili, sul campo hanno dimostrato di avere un “carattere” ben diverso: più improntata alla discesa la Slash, che brilla sul veloce scassato e necessita di una guida aggressiva per domare l’angolo sterzo molto aperto ed il passo lungo, più polivalente ed intuitiva la Specialized Enduro, che non sfigura in salita (e in ambito all mountain) ma che in discesa è più giocosa e reattiva.
In entrambi i casi ci troviamo di fronte a due mezzi che faranno la gioia degli enduristi alla ricerca di sicurezza e prestazioni in discesa.
Specialized Enduro 29 Pro Carbon: 6.290 Euro
Trek Slash 9.8 29: 5.499 Euro
Nelle prossime settimane seguiranno i test singoli, in cui potrete leggere anche un paragone fra la nuova Enduro 29 e la precedente versione.
Test scritto da Mauro Franzi e Marco Toniolo
[ad45]
Brage Vestavik ci porta a casa sua in Norvegia, dove è nata la sua passione…
Bontrager presenta i nuovi copertoni da enduro Brevard e Galbraith. [Comunicato stampa] Bontrager ha oggi…
Eccovi l'ultima creazione di Dangerholm, ovvero l'uomo dagli hotpants più hot del settore: una Scott…
Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e…
Qualche settimana fa Crankbrothers ha presentato un kit di cacciagomme dotato di alcune specie di…
Spesso su Training Camp o su Strava mi capita di leggere di dislivelli abnormi che…