È difficile scrivere un test di una fat bike: se l’unica miglioria tecnologica, se così si può chiamare, si trova nelle gomme più larghe, non rimane molto al tester da provare, ammettendo che si parta dal solito presupposto, e cioè capire quanto una bici sia performante. In questo articolo cerchiamo però di dimenticarci della performance e di concentrarci sul vero motivo che ha fatto nascere e crescere le fat bike: divertirsi anche quando le condizioni del terreno non permetterebbero di muoversi su due ruote senza motore.
È proprio quello il motivo che ha spinto ad allargare la sezione delle gomme: poter circolare sulla neve e sulla sabbia senza affondare più di tanto. Il trend dell’ultimo anno ha poi portato ad usare le fat bike anche fuori dal loro ambito di utilizzo iniziale, come tutti saprete se avete dato un’occhiata alla sezione fat sul nostro forum, ma non dobbiamo dimenticarci che si tratta sempre di bici rigide nella maggior parte dei casi, con tutti i loro limiti. Quindi, partendo dal presupposto che non possiamo paragonarle a delle mountain bike classiche perché difficilmente saranno altrettanto veloci in salita e/o in discesa, facciamo tabula rasa dai preconcetti e inoltriamoci in un mondo fatto di ritmi tranquilli, thermos di the bollente e paesaggi invernali.
La Fatboy in test è completamente rigida, con telaio in alluminio e forcella in carbonio. I cerchi sono da 26″, ma le massicce gomme Ground Control Fat da 4.6″ fanno diventare questa bici a tutti gli effetti una 29″. La battuta del perno posteriore è di 190mm, mentre quella del perno anteriore è di 135mm, con conseguente abondante fattore Q dovuto al tubo piantone molto largo.
Rimanendo in zona movimento centrale, notiamo la rapportatura molto corta, segno di come Specialized abbia interpretato la Fatboy: una bici da pedalare con calma, ma sopratutto su terreni morbidi dove il rapportino fa la differenza fra il pedalare o il camminare: guarnitura con doppia 36/22 denti e pacco pignoni 11-36. Praticamente si sale dappertutto.
La cura per i dettagli “chiave” non si ferma qui: continua sul manubrio (largo 700mm), dove la trasmissione SRAM X7 viene controllata da due Grip Shift. Scelta che sarebbe stata inusuale su una mountain bike normale, risulta invece ben pensata su una fat bike: quando si gira con il freddo, è più facile cambiare con il palmo della mano che con le dita, sopratutto quando queste sono intirizzite.
I freni a disco sono dei Tektro Gemini, con dischi da 180mm davanti e dietro. L’impianto è idraulico con olio minerale.
In zona sella si può notare il collarino con vita esagonale, che fissa un reggisella classico (no telescopico)
Rifacendoci all’introduzione, non bisogna aspettarsi grandi numeri dalla Fatboy in salita. Perlomeno fin quando il terreno è quello su cui una normale mountain bike sale senza problemi. La bici è piuttosto faticosa da portare, non solo per l’attrito delle gomme, ma anche per il fattore Q che costringe a pedalare in una posizione poco redditizia. Pur aumentando la pressione delle gomme, si fa fatica ma, come detto, non stiamo combattendo contro il cronometro. Piuttosto, stiamo salendo per arrivare là dove, con delle gomme di sezione normale, ci saremmo fermati e avremmo fatto dietro front. Ed è proprio qui che la Fatboy esprime il suo potenziale al meglio, in quei 10 centimetri di fresca in cui i suoi gommoni da 4.6″ trovano ancora trazione.
I rapporti diventano sempre più piccoli, perché nella neve – fat o non fat – si fa una gran fatica, il sudore scende dalla fronte anche se la temperatura è sotto lo zero e si toglie qualche bar dalle gomme per aumentarne il grip. In questo modo si arriva fin dove la neve ce lo permette. Già perché, quando la neve è troppo profonda, o troppo bagnata, non ci sono Santi che tengano: si scende di sella, si tirano fuori la giacca pesante, i pantaloni in Gore-Tex e il famoso thermos di thé bollente, e ci si gode la pace del paesaggio invernale.
Diverso è il discorso nei tratti pianeggianti: qui la Fatboy fa una grande differenza. Se, infatti, in salita si riesce a procedere solo in determinate (e piuttosto rare) condizioni di innevamento, in pianura la profondità e consistenza della neve difficilmente cambiano. Quindi, se si sceglie il percorso e l’ora giusta, si possono godere lunghe ore trascorse sulla neve, dove una mountain bike normale sarebbe stata lasciata in garage. Non per niente i fat bikers sono spesso alla ricerca di piste di sci da fondo su cui poter transitare.
In questo frangente i 4.6″ delle Ground Control sono una manna dal cielo.
Come per la salita, se la discesa non è innevata la Fatboy perde ogni confronto con una qualsiasi bici da XC, e non solo per il fatto di essere una rigida. L’enorme fattore volano delle ruote la rende impacciata in curva, condizione, questa, direttamente proporzionale alla velocità di marcia. A ciò va aggiunto il famoso giochino del “gonfia-sgonfia le gomme”. Se la pressione è troppo alta non si sfrutta il loro grip, se è troppo bassa la tenuta laterale delle gomme viene meno e non resta che rallentare. Ma proprio qui sta il punto, di nuovo: inutile ricercare velocità e prestazioni su una fatbike, tantomeno sull’asciutto. Se il terreno è bagnato si apprezza il grip delle gomme, se poi ci si muove nella neve, ci si diverte. Occhio però, anche qui la quantità della coltre bianca deve essere quella giusta, perché neanche le gomme da 4.6″ della Fatboy fanno miracoli se la neve è profonda.
Nella neve la trazione delle gomme è fenomenale: uno smette di preoccuparsi di dove mette le ruote e lascia andare la bici. Sgonfiandole attorno agli 0.7 bar all’anteriore e 0.9 al posteriore (con camere d’aria) abbiamo trovato il bilanciamento giusto per discese in circa 20cm di fresca. Sotto quella pressione, appena si trova un tratto di neve dura o terreno senza neve, la bici diventa ingovernabile a causa dello spanciamento della gomma, la cui spalla non è robusta. I freni rispondono bene, pur essendo rumorosi sul bagnato. Piuttosto, quello che ci è venuto a mancare è stato un reggisella telescopico, anche se non è di norma montato su bici di questa fascia di prezzo o, perlomeno, un collarino con quick release.
Queste sono anche le condizioni in cui le Ground Control 4.6″ brillano di più, in discesa. Quando cominciano a spuntare chiazze di sentiero senza neve, è d’obbligo rigonfiarle per evitare un effetto “gomma sgonfia” all’anteriore, poco piacevole in curva.
Fin quando si scende a velocità basse, la Fatboy gira bene nello stretto, anche se richiede più impegno fisico di una normale mountain bike. Nel veloce, come accennato prima, l’impostazione delle linee deve avvenire molto prima del solito. Smettendo di fare paragoni, il lato più divertente della Fatboy sta nel scendere dove non c’è un sentiero. Ci è capitato di usare la traccia dei ciaspolatori, su un pendio che, in condizioni senza neve, non avevamo mai percorso, e il divertimento è stato proprio quello di uscire dai soliti canoni di utilizzo delle MTB, per provare nuove linee. Una sorta di avventura sulle solite montagne fuori casa: cambiare il punto di vista fa scoprire nuovi aspetti di quello che si crede di conoscere alla perfezione.
La Fatboy è fedele allo spirito delle fat bike: una bici rigida con gomme di sezione larghissima, lasciata semplice nelle sue soluzioni (telaio in alluminio, forcella non ammortizzata), ma con alcune buone idee nell’allestimento, quali la rapportatura della trasmissione e i Grip Shift, mentre un reggisella telescopico la renderebbe più polivalente in montagna.
Dà il meglio di sé nella neve, purché il suo proprietario sia consapevole che è una bici pensata per uscite molto tranquille e non per fare i temponi, né in salita, né in discesa. La sua forza sta nel permettere di pedalare in condizioni in cui si era soliti lasciare la bici in garage.
Peso: 13.8 kg senza pedali
Prezzo: 1.800 euro, mentre la versione SE con forcella in alluminio costa 1.300 Euro
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