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Specialized entra nel mondo dell’all mountain in formato 650b+ con la Stumpjumper FSR 6Fattie, della quale abbiamo testato la versione Comp Carbon. Abbiamo usato la bici per oltre un mese in svariate tipologie di situazioni e terreni, questo per farci un’idea non solo del mezzo, ma anche delle potenzialità e dei punti deboli del formato plus. Chi scrive era infatti completamente digiuno di questo tipo di formato, quindi privo di riferimenti con prodotti simili.
La Stumpjumper “classica” è forse il modello più eclettico del catalogo Specialized, e la versione plus ha tutte le carte in regola per non essere da meno. Intanto per la scelta in termini di escursione, con valori ben differenziati fra anteriore e posteriore nell’evidente intento di coniugare al meglio pedalabilità e sicurezza in discesa. Mentre all’anteriore troviamo una Fox 34 da 150 mm di corsa, al posteriore il travel gestito dal Fox Float con dispositivo di Autosag scende infatti a 135 mm. Risicati per una all mountain? Attenzione che il diametro effettivo di una ruota 650b+ è paragonabile a quello di una 29” (nel caso della 6Fattie una decina di mm in meno), ed a ciò si aggiunga che le coperture di grosso diametro richiedono basse pressioni di esercizio garantendo così un plus in termini di assorbimento e comfort. Colpisce quindi anche l’angolo sterzo dichiarato di 67°, ben aperto in rapporto al diametro ruota.
Il triangolo principale del telaio è in fibra di carbonio con dispositivo SWAT, mentre il carro è in alluminio. Lo schema adottato per la sospensione posteriore è ovviamente l’ultracollaudato FSR, con la caratteristica biella di azionamento dell’ammortizzatore che “avvolge” il seat tube, a sua volta piegato in modo da contenere la quota di chainstay. Il passaggio dei cavi è interno al telaio, e la cura realizzativa generale molto buona.
Aspetti puramente estetici a parte, esaminando minuziosamente ogni dettaglio si fatica a trovare qualcosa fuori posto dal punto di vista funzionale. Anzi, diciamo pure che non lo si trova, e che ogni cosa è esattamente nel posto in cui deve stare per rendere la vita del biker la più semplice possibile. Per il montaggio non è stata utilizzata componentistica top di gamma, e questo potrebbe fare storcere il naso se si pensa che il prezzo di listino si avvicina ai 5000 Euro. Il peso della bici di 13.7 kg è però un ottimo risultato, e non abbiamo trovato un singolo componente non all’altezza del suo compito. Segno che, quando ben ragionato, anche un montaggio non top può dare eccellenti risultati.
La 6Fattie si affida ad una coppia di ruote montate con mozzi Specialized, raggi DT Swiss e cerchi Roval Traverse da 29 mm di canale interno, valore abbastanza contenuto per lo standard 650b+. La ruota anteriore ha 24 raggi, mentre al posteriore ne troviamo 28. Dovendo assecondare lo standard Boost, il mozzo posteriore ha battuta da 148 mm e l’anteriore da 110 mm. Il peso delle ruote complete*, montate con le camere d’aria originali, è di 2297 g per l’anteriore e di 2779 g per il posteriore (*con ruote complete si intende la ruota in ordine di marcia, quindi pacco pignoni, dischi, pneumatici e camere d’aria inclusi).
Da specifiche il pneumatico anteriore dovrebbe essere uno Specialized Purgatory Control 2Bliss Ready da 3.0”, mentre al posteriore ci dovrebbe essere un Ground Control della stessa serie e misura. La bici ci è stata inviata con un Ground Control anche all’anteriore, una copertura da 910 g di peso, profilo bello tondo e tassellatura piuttosto fitta e poco pronunciata che punta più sulla scorrevolezza che sul grip . La pressione massima di esercizio indicata per questo pneumatico è di 1.5 bar, e l’ingombro carcassa/max da noi rilevato è di 68/74.5 mm.
Nessun problema di spazio nel carro della 6Fattie. Nel punto in cui il pneumatico passa più vicino ai foderi, vale a dire in corrispondenza del batticatena, rimangono comunque più di 5 mm di luce. Nonostante il set “tubeless ready”, la bici montava delle camere d’aria Specialized Mountain 650B 2.3”-3.0”. Con un peso di quasi 300 g la consistenza è paragonabile a quella di una camera d’aria standard, quindi nessuna scorciatoia ultralight o montaggi tubeless con pochi ml di liquido sigillante per contenere il peso del set.
Lo SRAM GX monocorona ad 11 velocità ha solamente il peso da invidiare ai suoi fratelli di gamma superiore, essendo altrettanto fluido e preciso nel funzionamento. La scelta di montare una corona da 28 denti è azzeccata per la tipologia di bici e l’uso a cui è destinata. Il batticatena integrato (avvitato) è di larghezza un po’ risicata, ed a fine test la parte superiore esterna del fodero presentava qualche segno di contatto con la catena.
Va riconosciuto che lo SWAT (Storage, Water, Air, Tools) è un piccolo uovo di Colombo dalla innegabile utilità, soprattutto per quelle uscite veloci dove ci si porta appresso il minimo indispensabile. Minimo indispensabile che, per l’appunto, trova facilmente spazio nel vano in questione permettendo di uscire anche senza zainetto. Personalmente l’ho trovato di grande utilità per metterci la camera d’aria di scorta con la sicurezza di avere sempre con me quella giusta, cosa tutt’altro che scontata quando si alternano frequentemente bici con diversi formati ruota.
Abbiamo già rimarcato come il montaggio della 6Fattie sia ben ragionato e tutti i componenti si siano rivelati estremamente funzionali. Se però dovessimo indicare quello che più di tutti ci ha impressionati in positivo, la palma andrebbe alla forcella. La Fox 34 Plus Performance da 150 mm di travel è sensibile, fluida, ha una curva di compressione ben sostenuta, la giusta progressività finale ed un efficace controllo idraulico. La frenatura in compressione è regolabile su tre livelli, con quello intermedio molto simile a quello più aperto. Se da un lato manca quindi una reale frenatura intermedia, dall’altro c’è un’arma in più da giocarsi sulle discese più ripide e tecniche.
Affidandosi all’autosag del Fox Float si ottiene un affondamento di poco inferiore al 25%, settaggio adeguato per andature tranquille ma che porta a frequenti finecorsa quando la guida si fa più aggressiva e “salterina”. Con un valore del 20% la sospensione perde poco in sensibilità (anche i gommoni aiutano) ma si evitano eccessivi e ripetuti stress a sospensione e telaio. Considerato che praticamente al ritorno da ogni uscita l’o-ring era a fine stelo, avremmo tuttavia preferito una maggiore progressività finale. Specialized ci ha confermato che è prevista la possibilità di montare degli spacer per ridurre il volume della camera dell’aria, spacer che però non sono forniti con la bicicletta.
La velocità con cui il telescopico Command Post IRcc sale è abbastanza elevata e pur riducendo la pressione di esercizio al valore minimo raccomandato le cose non cambiano di molto, anche se la forza si riduce. Comunque ci si abitua, ed a parte questo dettaglio il funzionamento è sempre stato impeccabile, il gioco assiale è minimo e quello verticale praticamente nullo.
Bello ed estremamente comodo da azionare anche il comando a manubrio, che essendo dotato di due fori di fissaggio consente un ampio range di posizioni. In definitiva il Command Post è ampiamente promosso, anche se una versione da 150 mm di escursione non guasterebbe su una taglia L con seat tube da 468 mm.
Quando si è abituati a pieghe da 780 mm ed oltre è sempre difficile “tornare indietro”, per cui anche una piega da 750 mm, per quanto adeguata al tipo di bici, richiede un attimo di (ri)adattamento. Chi scrive è un estimatore degli impianti frenanti Shimano, apprezzati soprattutto per le doti di modulabilità e la grande affidabilità. I Deore montati sulla 6Fattie non hanno deluso, specialmente pensando che si tratta del base di gamma. Unico inconveniente riscontrato è una leggera perdita di mordente dell’anteriore nelle condizioni di maggiore stress, ma nulla di realmente preoccupante.
Da subito si fanno apprezzare l’ottima posizione in sella e, complice l’escursione relativamente contenuta ed il sag impostato al 20% scarso, la stabilità della sospensione posteriore. Stabilità che diventa sostanzialmente totale posizionando la levetta del controllo della compressione del Fox sulla più chiusa delle tre posizioni disponibili. Quando però si comincia a spingere sui pedali, si percepisce una sensazione di maggiore fatica rispetto ad una gommatura “normale”. Sui fondi che offrono scarsa aderenza i vantaggi in termini di trazione sono invece indiscutibili, ed il grip è nettamente superiore a quello di una copertura tradizionale con pari tassellatura e pressione di esercizio adeguata. Questo significa poter mantenere una pedalata rotonda e regolare dove altrimenti si sarebbe costretti a rilanciare e potersi alzare in fuorisella o avanzare il peso sui tratti molto ripidi senza il timore che la ruota posteriore scarti improvvisamente (entro certi limiti, ovviamente). Questo secondo aspetto risulta particolarmente utile, visto che abbiamo riscontrato una certa tendenza dell’anteriore ad alleggerirsi sul ripido. Per questo motivo avremmo preferito un reggisella a testa dritta (abbiamo ovviato spostando la sella il più avanti possibile) ed abbiamo abbassato lo stem rispetto alla posizione originale.
Il movimento centrale basso è una sorta di marchio di fabbrica per Specialized, e con i suoi 331 mm la 6Fattie non fa eccezione. Per colpire il suolo con i pedali non servono quindi ostacoli trialistici, e questo è un peccato perchè la salita tecnica è l’ambito dove forse emergono più chiaramente i vantaggi del formato plus. Fortunatamente le gommone garantiscono comfort e trazione sufficienti per poter lasciare l’ammo sulla posizione climb nella stragrande maggioranza delle situazioni, limitando così l’affondamento della sospensione. Nel tortuoso la 6Fattie se la cava bene, a patto però di avanzare con decisione il peso per evitare perdite di direzionalità. Anche in questo frangente l’elevato grip delle coperture fornisce un grande aiuto, dato che la motricità resta ottima anche quando la ruota posteriore è poco caricata.
Comincia la discesa e la prima sensazione è un po’ spiazzante, probabilmente molto simile a quella spesso lamentata da chi passa da una front ad una full dotata di una certa escursione. Grazie alla maggiore superficie di appoggio ed alla bassa pressione di esercizio, i pneumatici agiscono infatti da filtro molto più di un pneumatico normale, trasmettendo al biker una percezione un po’ ovattata del terreno. Bisogna dunque ricalibrarsi sulle reazioni del mezzo, molto meno repentine e scorbutiche. La cosa è particolarmente avvertibile sui fondi moderatamente smossi, dove gli scartamenti laterali sono molto contenuti ed in velocità la bici resta attaccata al terreno come se i pneumatici fossero fatti di una magica mescola collosa. Grande stabilità e comfort, dunque, ma anche una certa pigrizia sia nel prendere velocità che nelle reazioni, cosa che potrebbe risultare piuttosto frustrante per chi ha una guida attiva e preferisce portare la bici piuttosto che lasciarsi portare.
Uno dei timori era che le grosse coperture rendessero la 6Fattie pigra ed imprecisa nel guidato, sia per una questione di inerzia che per l’effetto deriva spesso imputato alle coperture di queste dimensioni. Per ovviare al secondo inconveniente abbiamo preso le nostre precauzioni evitando di scendere eccessivamente con la pressione. Alla prova dei fatti è stato abbastanza facile ed immediato calibrarsi sulle reazioni del mezzo, e sia la facilità di conduzione in curva che la precisione ci sono parse buone. Evidentemente le geometrie azzeccate, compresa quell’altezza del movimento centrale che nelle salite tecniche ci aveva dato qualche grattacapo, hanno la meglio anche su quelli che, almeno sulla carta, dovrebbero essere i limiti di questo formato ruota. Nei cambi di direzione repentini, quando non è possibile impostare la curva con debito anticipo, l’impressione è invece quella di un certo ritardo ed una minore precisione rispetto ad una bici geometricamente simile montata con ruote dal formato standard.
Una sensazione al primo impatto piuttosto sgradevole è che la bici rimbalzi quando impatta ostacoli di una certa entità. Le grosse coperture gonfiate a pressioni relativamente contenute funzionano infatti come una sorta di sospensione supplementare, sospensione che è però priva di controllo idraulico e che quindi restituisce in modo incontrollato l’energia assorbita. Capito l’andazzo, la cosa può essere sfruttata a proprio favore per far “galleggiare” la bici quando necessario, ma in quanto a precisione e reattività siamo un gradino sotto rispetto al comportamento dei formati standard. Indiscutibili vantaggi si hanno invece sui fondi smossi o che offrono poca aderenza affrontati a velocità moderata, quindi affidandosi alle doti di tenuta dei pneumatici più che alla capacità di “volare” sugli ostacoli. Poche centinaia di metri su fondo roccioso fortemente sconnesso affrontati a velocità sostenuta sono invece bastati per capire come in queste situazioni il set ruote mostri evidenti limiti. La pizzicata è infatti arrivata quasi subito, ed una volta controllata la camera d’aria a fine discesa (proseguita ad andatura ben più tranquilla con la camera di scorta) abbiamo contato ben otto fra tagli e buchi vari!!! Passando alla soluzione tubeless i risultati non sono stati molto migliori, dato che al primo atterraggio un po’ sporco su fondo roccioso la copertura si è bucata ed il liquido non è riuscito a sigillare il foro (notare che ce n’erano quasi 200 ml!). E’ quindi evidente che in questo genere di situazioni si deve scendere a compromessi, rassegnandosi ad andature non troppo elevate e piuttosto accorte nella scelta delle linee. Altra opzione sarebbe quella di montare coperture ben più sostenute, pagando però pesantemente sul fronte del peso. L’opzione tubeless non risolve più di tanto la situazione, visto che la mancanza della camera mette sì al riparo dalle pizzicate, ma rende la spalla del pneumatico ulteriormente cedevole costringendo a salire con la pressione per non danneggiare il cerchio e non avere eccessive flessioni laterali in curva.
Sulle discese tecniche al limite del trialistico il problema non si pone e la 6Fattie si comporta molto bene, potendo contare sul favorevole mix diametro ruote – angolo sterzo relativamente aperto – grip delle coperture. Per questo genere di situazioni avremmo però preferito uno stem più corto, soluzione che ci sentiamo di consigliare se si intende ottimizzare l’assetto del mezzo in questa ottica.
La 6Fattie Comp Carbon è una bici ben realizzata, montata con criterio e geometricamente molto valida. Per quanto riguarda il formato 650b+ rimane però qualche riserva. Sicuramente interessante per chi cerca comfort e sicurezza ad andature relativamente tranquille, chi invece ama la velocità e la reattività potrebbe restare deluso sia in salita che soprattutto in discesa. Se i costruttori spingeranno con decisione questo formato si prospetta una bella sfida per le case costruttrici di ruote e soprattutto di pneumatici, vista la necessità di compiere uno step in avanti in termini di rapporto peso/solidità.
Pochi minuti prima della pubblicazione di questo test ci è giunta la presa di posizione di Wolf VormWalde, l’ingegnere Specialized che si occupa delle gomme. Dice di aver avuto gli stessi nostri problemi di affidabilità e, per questo motivo, hanno rinforzato la carcassa e la Ground Control verrà offerta solo nella versione Grid, di circa 70 grammi più pesante.
All’inizio, continua Wolf, l’attenzione era tutta sul peso, ma poi ci si è accorti che il divertimento della 6fattie stava nello poter scegliere linee più dirette del solito e “spianare” gli ostacoli.
Peso bici completa tg. L: 13.7 kg
Prezzo: 4890 Euro
Specialized.com
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