[Test] Stoll T1

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Stoll è un marchio svizzero fondato da Thomas Stoll, ex pro di cross country, attivo fino ad un paio di anni fa come team manager della squadra worldcup di Stöckli. Messe da parte le gare, Thomas si è dedicato completamente alla progettazione di un telaio in carbonio che, grazie a piccole variazioni nell’escursione e nella geometria, dà vita a due bici: la T1, da trail, e la M1, da marathon.

Il modello in test é la T1 130 130, dove i numeri stanno per i millimetri di escursione anteriore e posteriore. Esiste anche una T1 con 140mm di escursione anteriore, ma per la prova abbiamo preferito andare su quella più bilanciata fra salita e discesa. Per i dettagli della M1, invece, vi rimandiamo al sito Stoll.

Nelle foto potete vedere due diversi set di ruote: le Duke Lucky Jack 29 Carbon, e le Bike Ahead Biturbo RS, a razze.

La Stoll T1 in sintesi

Materiale telaio: full carbon
Formato ruote: 29”
Geometrie variabili: no
Corsa ant/post: 130/130 mm
Compatibilità con formato 650+:
Boost posteriore:
Forcella boost:
Ammortizzatore metrico: sì (185mm di interasse, 55mm di travel)
Ruote e coperture tubeless ready:
Trasmissione: 1×12 (32T ant / 11-50 post)
Attacco per deragliatore: no
Attacco portaborraccia:
Colorazioni disponibili: blu, argento, nero (decals)
Disponibilità del solo frameset:
Garanzia telaio: 5 anni,
Peso rilevato: 11.90 kg

Thomas Stoll (sx) in visita

Analisi statica

Il telaio full carbon è prodotto in Germania. Una scelta, questa, che Thomas ha fatto per avere il maggior controllo possibile sulla produzione, oltre alla velocità di realizzazione. Infatti tutto il concetto del marchio Stoll gira intorno alla customizzazione per ogni singolo cliente, che va dalle scelte del montaggio, al colore delle decals, passando per un servizio più unico che raro: lo stesso Thomas  va dal cliente a consegnargli la bici, o lo incontra durante una delle test ride che organizza nei weekend. In questo modo il rapporto azienda-consumatore è personale e, se vogliamo, giustifica anche i prezzi.

A proposito, il telaio costa 4.000 Euro, meno di alcuni concorrenti cosiddetti “blasonati”, e può venire prodotto e consegnato in circa 3 settimane. Chiaramente stiamo parlando di un marchio giovane, in cui il rapporto personale con il cliente è anche possibile grazie ai piccoli numeri, ma il tutto rientra nell’ottica di possedere una bici unica. Stoll si appoggia su alcuni negozi per l’assistenza (fra cui Base Bike a Lamone, da cui lavora Diego Caverzasi), la vendita avviene solo attraverso contatto email e di persona.

Come potete immaginare, un ex pro di cross country non può che essere un maniaco del peso, e Thomas non fa eccezione. Il telaio non viene verniciato proprio per risparmiare grammi, il suo peso con ammortizzatore è di 2.600 grammi dichiarati, così il carbonio è del tutto a vista, e si può scegliere addirittura di non applicare le decals blu. Queste, in un primo momento, possono sembrare un’opzione che mal si sposa con un telaio da 4.000 Euro, ma sono resistenti ai graffi e, soprattutto, possono venire comprate separatamente da Stoll per cambiarle quando usurate.
Le uniche parti in alluminio sono le biella che congiungono il carro posteriore al triangolo anteriore.

Il sistema di ammortizzazione è un VPP. Avendo scelto di offrire la T1 solo con monocorona, è stato possibile “chiudere” il carro da entrambi i lati, al contrario, per esempio, di una Santacruz Bronson. In questo modo gli si è data più rigidità.

Dicevamo del telaio full carbon e senza vernice: la protezione del tubo obliquo è affidata ad uno strato più spesso di carbonio, niente plastica aggiunta.

I passaggi cavi sono tutti interni, la battuta del mozzo posteriore è 15×148, quella della forcella 15x110mm (entrambi boost). Da notare i perni e i cuscinetti, tutti di dimensioni generose.

Montaggio

Di base ognuno può scegliere l’allestimento che preferisce, a seconda dei gusti e del portafoglio, Stoll propone però componentistica SRAM / Rock Shox, in particolare per l’ammortizzatore Deluxe RT3 con custom tune specifico per Stoll. Nel modello in test tutto il reparto sospensioni è affidato a Rock Shox, con Pike e Deluxe, mentre la trasmissione è una SRAM Eagle 1×12 con corona da 32 (poi cambiata a 34). I freni sono i SRAM Guide Ultimate, con due dischi da 180mm.

Molto interessanti le ruote, delle Duke Lucky Jack 29 Carbon con canale interno da 24.8mm e dal peso dichiarato di 1500 grammi. Il cerchio è lo stesso che usa Julien Absalon, tanto per dare un riferimento, mentre i mozzi sono i  DT Swiss 240s, senza adesivo rosso che stona con il resto secondo Thomas. Durante il test sono state anche usate le Bike Ahead Biturbo RS, a razze, per una giornata di riding insieme a Thomas, alla fine del test potete trovare le sensazioni di guida su quelle ruote piuttosto uniche nel loro genere.

La gommatura è stata affidata a Schwalbe, ed è di quelle belle voluminose: Hans Dampf all’anteriore e Rock Razor al posteriore, entrambi da 2.35, gonfiati rispettivamente a 1.7 e 1.8, e latticizzati.

Il manubrio è un’altra chicca di Bike Ahead, largo 78 mm, con attacco Ritchey Trail. Ho scelto uno stem molto corto, 45mm, per gusti personali. Le manopole sono delle Esi Grips in silicone, molto comode anche senza guanti, ma che richiedono più lavoro per essere applicate e tolte dal manubrio.

Ad una bici svizzera non poteva mancare il reggisella telescopico svizzero per eccellenza, quello della Yep Components, l’Uptimizer. Probabilmente il migliore sul mercato, sulla T1 è stata montata la versione da 125mm di travel.

Geometria

La Stoll T1 non ha seguito il trend delle bici da trail “estremizzate”, anzi. Con un angolo sterzo di 68° è stata preferita l’agilità alla stabilità, e la lunghezza del carro posteriore è sulla stessa linea. L’altezza del movimento centrale, di 335mm, controbilancia queste caratteristiche, dando la possibilità di tenere il baricentro basso soprattutto quando si prendono le curve veloci. Se vogliamo descrivere la geometria della T1 in una parola, la si può definire “alpina”, nel senso che sembra essere stata pensata per gli arzigogolati sentieri delle montagne svizzere, piuttosto che per i flow trails costruiti.

Sul campo

Per me la bici da trail è un po’ la bici tuttofare, quella che va bene in salita e in discesa, senza veramente eccellere in nessuna delle due. In particolare, deve saper far bene una cosa: salire sui sentieri tecnici, e cavarsela egregiamente sulle rampe dove c’è da guidare. In pratica, deve essere quella bici che mi aiuta a non fermarmi mai. Se ci pensate bene, nè un Enduro nè una XC possiedono questa caratteristica, perché vuoi in discesa, vuoi in salita, c’è sempre un punto dove si arriva al limite.

Salita

È con questa idea in mente che ho provato per circa un mese e mezzo la Stoll T1, e devo dire che mi ha soddisfatto al di là delle più rosee previsioni. Cominciando dalla salita, mi è piaciuta fin da subito quella sensazione di scaricare tutta la forza sul terreno e di riceverne un feedback immediato, cioé la dispersione di potenza è minima. Non è la prima volta che uso un VPP, ma sulla Stoll il suo carattere è decisamente scattante ed efficace, senza affossarsi. In questo modo la posizione di pedalata è molto redditizia, anche ad ammortizzatore completamente aperto. Considerate che l’angolo sella è piuttosto verticale, aiutando in questo senso. Sui sentieri in falsopiano, che vanno continuamente in su e giù, la posizione media della levetta della compressione si è rivelata molto azzeccata, dando una buona trazione e un buon assorbimento degli urti.

Sulle salite scorrevoli il blocco dell’ammortizzatore e della forcella aiutano ancora di più ad andare a tutta, coadiuvati da un peso molto buono per una 29 pollici da trail. A proposito di 29 pollici, ancora una volta questo si è rivelato il formato migliore per questa tipologia di bici, per un semplice motivo: la trazione sul tecnico è imbattibile, a parità di scorrevolezza. La bici rimane leggera e scattante come una Plus non lo sarà mai, ma allo stesso tempo si arrampica dovunque. Il poter girare a pressioni relativamente basse aiuta, soprattutto se i cerchi supportano la spalla della gomme bene come questi Duke.

Ho cambiato la corona della trasmissione Eagle, perché il 32 non mi permetteva di usare bene il pignone da 50. Con il 34 riesco ad usare tutta la gamma dei rapporti senza finire a frullare nei tratti tecnici in salita, cosa che non mi permetteva di completarli in sella.

Discesa

Le geometrie e il carattere della Stoll T1 sono quelle di una bici da trail piuttosto “sportiva”, nel senso che è pensata per chi vuole pedalare, e tanto. Di conseguenza in discesa ci troviamo di fronte ad una bici che trova i suoi punti di forza nei tratti tortuosi e tecnici, piuttosto che quelli dritti e scassati. L’angolo di sterzo di 68° parla chiaro, e infatti nei tornantini da fare con nose press la T1 è semplicemente un mostro di agilità, in pratica gira da sola, o quasi. Fra angolo di sterzo piuttosto chiuso e carro corto, questa è la 29 più agile che io abbia mai provato.

L’allestimento SRAM e Rock Shox lavora molto bene, in particolare i freni Guide Ultimate di cui non mi stancherò mai di tessere le lodi per la loro potenza molto modulabile. La sospensione posteriore è piuttosto lineare in gran parte della corsa, tranne che verso la fine, dove la progressività aumenta marcatamente. In questo caso il nuovo Rock Shox Deluxe si è rivelato una piacevole sorpresa, dando sensibilità ad inizio travel e un ottimo assorbimento degli urti più importanti. Posso dire che, rispetto al Monarch, è un’altro andare, soprattutto sulle discese lunghe, dove il Deluxe risente molto meno del surriscaldamento, pur non avendo piggy back.

Un aspetto che mi ha sorpreso è la facilità con cui la T1 salta. Sui sentieri di prova, devo stare attento a non atterrare troppo lontano per non mancare la curva successiva. Di conseguenza è un vero piacere pomparla sugli ostacoli.

Sui tratti veloci e scassati la T1 non è la bici che si mangia via tutto, ma va comunque via bene grazie ai ruotoni e ad un’accoppiata gomma/cerchio che offre un ottimo comfort di guida, dovuto alla sezione generosa dei cerchi e ai pneumatici molto voluminosi. Rispetto alle trail bikes aggressive di altri marchi, con la Stoll si va più a cercare le linee pulite, con un po’ di aggressività in meno. C’è anche da dire che suddette “trailbikes aggressive” in salita pagano dazio, mentre la T1 è più un allrounder.

Le ruote Duke si sono rivelate una vera e propria sorpresa, sia per quanto riguarda la rigidità che la resistenza ai colpi. Visto che ho girato con pressioni più basse del solito, non di rado ho fatto qualche fondo corsa con la gomma, andando a picchiare il cerchio su qualche sasso. Le ruote non hanno battuto ciglio, e sono tuttora perfettamente centrate. Sui mozzi DT Swiss 240s c’è poco da dire, se non che sono una certezza in quanto a scorrevolezza e robustezza.

Una nota di merito alle manopole Esi in silicone. Sono molto comode e filtrano bene le vibrazioni provenienti dal manubrio.

Ruote Bike Ahead Biturbo RS

Dopo circa 4 settimane di prova, Thomas mi ha rifatto visita per farmi provare queste ruote a razze, prodotte dalla stessa azienda che manifattura il telaio, la tedesca Bike Ahead (qui la scheda tecnica). Il peso è da record, per dei cerchi in carbonio dal canale interno di 27mm: 1200 grammi la coppia. Oltre ad essere un  magnete di interesse, queste ruote si sono rivelate essere di una rigidità impressionante, probabilmente troppo anche per una bici full suspended. La gommatura che ho usato per la prova è la stessa di quella del test della bici, così come le pressioni, eppure non mi è bastata una discesa per adattarmi soprattutto all’incredibile agilità che donano al mezzo, grazie alla loro leggerezza, a cui si aggiunge una precisione di guida notevole.

Come detto, il lato negativo è la loro rigidità: l’intera struttura cerchio + razze non flette minimamente, a discapito della comodità di guida. Penso che il loro target possa essere qualche granfondista che gira in full ed è alla ricerca della leggerezza (quale granfondista non lo é?) e allo stesso tempo di trazione, che si ottiene dalla gommatura abbinata ad una relativamente bassa pressione di esercizio. Se servisse: in salita posso equipararle solo alle Lightweight che ho provato sulla bici da corsa. In pratica l’accelerazione diventa imbarazzante, e non ci sono più scuse se si è più lenti dei compagni di uscita.

Conclusioni

La Stoll T1 è una bici da trail che ha i suoi punti forti nell’efficienza di pedalata in salita e su sentieri tecnici, così come nell’agilità e giocosità in discesa. Farà felici gli amanti dei giri alpini dove si pedala tanto, perché la combinazione fra la trazione delle ruote da 29, la geometria sportiva con una posizione di pedalata molto redditizia ed una sospensione che lavora molto bene la rendono un vero missile da trail.

Il telaio in carbonio prodotto in Germania ha il suo costo, ma è comunque al di sotto di quello di altri marchi che producono in Oriente. Va anche considerato che è incluso un servizio al cliente veramente unico, a cui è difficile dare un prezzo.

Stoll Bikes

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