Autore: Francesco Mazza
Prosegue la serie degli articoli derivati dalla Comparativa di 7 Trail bike da 27.5 pubblicata il mese scorso, con un approfondimento sulla Kona Process 134 Supreme. La trail bike del marchio canadese nella comparativa si era piazzata verso il fondo della classifica, penalizzata da un comportamento inadeguato della sospensione, presumibilmente dovuto all’ammortizzatore che ci è stato fornito sulla bici, differente dalle specifiche della Process. Vi avevamo infatti anticipato che avremmo testato la bici anche con l’ammortizzatore adeguato, non appena Kona ce lo avesse fornito, quindi ora possiamo aggiornare il test dopo avere effettuato altre prove con l’ammortizzatore con il tune corretto.
Dopo una lunga attesa, Kona ci ha fornito un ammortizzatore con il tune corretto, anche se con specifiche diverse, dato che si tratta di un RockShox Monarch RL in luogo del Monarch RT3 previsto nell’allestimento di serie della versione Supreme. L’assenza della posizione Pedal penalizza seriamente la stabilità in pedalata della Process, che a sospensione aperta soffre di un bobbing piuttosto accentuato in pedalata. Problema che non si pone per le salite scorrevoli, dove il blocco totale della posizone Lock elimina qualsiasi oscillazione, ma che si manifesta nelle salite con fondo più sconnesso, dato che si deve obbligatoriamente pedalare in posizione Open. Al netto di questo inconveniente, al quale si può ovviare facilmente grazie alla posizione Pedal dell’ammortizzatore di serie, abbiamo potuto apprezzare un netto e concreto miglioramento in discesa, quindi in posizione Open, per merito del tune corretto del Monarch dedicato.
La sensibilità è aumentata notevolmente e soprattutto sugli urti in rapida successione la sospensione si è rivelata molto efficace, fornendo stabilità e un ottimo assorbimento, anche a velocità sostenute. Il comportamento è fluido e leggermente progressivo su tutta la lunghezza della corsa quindi possiamo concludere che il pessimo comportamento della sospensione durante la comparativa, ruvido e poco sensibile, che faceva saltellare la sospensione inficiando il grip della ruota, era decisamente imputabile all’ammortizzatore dal tune inadeguato.
Confermiamo le geometrie bilanciate e ben ponderate, che rendono la Process efficace in salita, con una buona stabilità sul ripido e una valida manovrabilità nel tecnico, e divertente in discesa, dove risulta piuttosto stabile ma al contempo molto reattiva e sufficientemente facile da condurre, anche se poco precisa in curva. La rigidezza generale è nella norma mentre si fa apprezzare la rigidezza del carro, il cui merito va alla massiccia biella in carbonio che collega il carro al telaio e al contempo aziona la staffa collegata all’ammortizzatore.
Con il suo prezzo di listino di €6.799 è una delle bici più costose della schiera delle 7 testate nella comparativa. A fronte di un prezzo così elevato tuttavia il telaio è in alluminio e non offre finiture e cure particolarmente raffinate, a partire dal passaggio cavi approssimativo, dalla posizione del portaborraccia sotto all’obliquo e dalla mancanza di protezioni integrate.
Anche l’allestimento non è interamente coerente al prezzo della bici, con componenti di altissima gamma come per esempio la trasmissione completa XX1 che è anche più di quanto ci si aspetti su di una Trail bike, oppure gli eccellenti mozzi Hope Pro 2 Evo, incredibilmente scorrevoli, ai quali si contrappongono componenti di media gamma come il cockpit, i cerchi WTB i23 e i freni Shimano XT, tra l’altro nella versione del 2014.
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