[Test] Trek Remedy 9.8 650b

Autore: Francesco Mazza

Ve lo avevamo anticipato a metà dicembre con l’articolo sul sistema ABP di Trek e ve lo abbiamo ricordato la settimana successiva in occasione del test sulla Trek Slash 9 650b, che presto sarebbe uscito anche il test sulla Trek Remedy 9.8 650b che ci è giunta in redazione a fine novembre insieme alla Slash. Con un piccolo ritardo causato da neve e meteo sfavorevole, eccoci qui con il test della All Mountain 2014 di casa Trek, che abbiamo messo sotto torchio sui trail del Ticino e della Val d’Ossola e sui tracciati della Superenduro di Finale Ligure, grazie all’ospitalità dei ragazzi di Ride On Noli.



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La Remedy 9.8 650b rappresenta il top di gamma per il settore che Trek definisce Technical Trail, dato che per il 2014 viene eliminata dalla gamma la versione 9.9. Il formato ruote 26″ sparisce completamente dalla gamma Remedy in favore delle 27,5″, disponibili in ben 4 allestimenti, e delle 29″, a cui Trek dedica 2 versioni differenti della Remedy 29, testata a ottobre da Mauro Franzi.
La 9.8 2014 resta fondamentalmente invariata come allestimento rispetto alla 9.8 del 2013, con la sostanziale modifica del diametro ruote e delle geometrie che sono state conseguentemente adattate al nuovo standard 650b. Anche l’escursione delle sospensioni è stata rivista, passando da 150mm a 140mm sia all’anteriore che al posteriore.

Il telaio è costruito in solido e leggero carbonio OCLV Mountain, una formula che detiene al suo interno ben 52 procedimenti costruttivi brevettati da Trek, con impiego di materiali specifici per la destinazione d’uso di ciascun telaio. Ogni progetto deve passare una trafila di 21 test, tra cui urti violenti contro spigoli, a simulare l’impatto con eventuali pietre, oltre a test di fatica e di deformazione.
Il solo fodero basso del carro è costruito in lega di alluminio Alpha Platinum.

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La livrea della versione 9.8 che abbiamo testato lascia a vista le fibre del carbonio, arricchendole con alcuni dettagli rossi e delle grafiche bianche che vengono richiamate nella colorazione di alcuni componenti. Decisamente sobria ed elegante.

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Analisi statica

La Remedy 9.8 si colloca all’interno della gamma AM di Trek come top di gamma della serie Remedy. Eppure non viene equipaggiata con componenti top di gamma come ci si aspetterebbe, sia per una questione di prestigio che per una questione decisamente più pratica, come quella del peso. Difatti la Remedy 9.8, con i suoi 12,9kg da noi rilevati senza pedali in taglia 18.5, non risulta particolarmente leggera per la sua destinazione d’uso, nonostante l’adozione del carbonio per la costruzione del telaio. Solo 2 etti meno della sorella maggiore Slash 9, che ha telaio in alluminio e componentistica più votata alla discesa.

Anche la Remedy 9.8, come quasi tutte le full suspended di casa Trek, è dotata di Mino Link, un semplice sistema che consente di variare molto velocemente l’assetto geometrico della bici grazie a due posizioni preimpostate denominate High e Low. Mediante una chiave esagonale da 5mm si estraggono dalla loro sede ad asola i due bussolotti sul quale è serrato il perno di giunzione tra i due linkage della sospensione. Essendo questi bussolotti dotati di un foro decentrato, invertendo la loro posizione si va a modificare la geometria del telaio. Un’operazione veloce che si può eseguire in pochi minuti anche direttamente sui trail, per confrontare le due configurazioni della bici in tempo reale.

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In posizione Low del Mino Link le geometrie della Remedy, con angolo di sterzo di 67,6° e altezza del movimento centrale da terra di 338mm, risultano più vicine a un utilizzo della bici come Trail Bike piuttosto che come AM, soprattutto per quanto concerne l’angolo di sterzo. In posizione High l’angolo di sterzo si chiude ulteriormente, raggiungendo la quota di 68,2°, decisamente poco consona a un telaio da AM e più vicina alle quote di molti telai da XC. Il movimento centrale invece si attesta sulla quota di 346mm, molto più equilibrata per un utilizzo AM rispetto al corrispettivo angolo di sterzo.

La misura dell’interasse è nella norma con i suoi 1156mm in posizione Low, mentre il carro da 435mm è piuttosto corto trattandosi di una 650b. Il top tube effettivo misura circa 610mm nella taglia 18.5 che abbiamo testato. Ne deriva una posizione di guida centrale ma abbastanza distesa per una bici di questo segmento, anche a causa dell’attacco manubrio di ben 70mm.

La Remedy utilizza il classico sistema di sospensione Full Floater di Trek, con sistema ABP e biella monoblocco Evo Link in magnesio.

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Il tubo di sterzo è il classico E2 di Trek. Con questa sigla l’azienda statunitense indica i loro tubi di sterzo per cannotti conici, nei quali lo spessore del materiale, in questo caso il carbonio, viene differenziato per raggiungere il massimo della rigidità con il minor peso e ingombro possibile. Difatti il tubo sterzo della Remedy è alto soltanto 105mm, mentre includendo il coperchietto della serie sterzo completamente integrata, si attesta a soli 113mm.

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Anche la Remedy 2014 è dotata del paracolpi per la parte terminale del tubo obliquo, fino al movimento centrale.

Come accennato nell’introduzione, la componentistica non è top di gamma. Andiamo a scoprirla nei dettagli.

Il reparto sospensioni Fox prevede una forcella 34 Float Performance Series da 140mm di escursione, con idraulica CTD e cartuccia sigillata FIT, cannotto tapered e perno QR15. Per il livello di gamma della versione 9.8 avremmo auspicato una Factory con trattamento Kashima e controllo Trail Adjust, che su alcune salite off road avremmo utilizzato volentieri per regolare la resistenza all’affondamento della posizone Trail, in base al percorso che stavamo affrontando.

L’ammortizzatore è un Float CTD con sistema dedicato DRCV e tuning dedicato messo a punto dagli ingegneri Trek. Il sistema DRCV (Dual Rate Control Valve) di cui è dotato, è stato concepito appositamente per il cinematismo della sospensione Trek e serve a controllarne la curva di compressione, affinchè risulti simile a quella di un ammortizzatore a molla. In pratica l’ammortizzatore dispone di una camera secondaria posta nella sua parte superiore, nella quale viene scaricata l’aria della camera principale nel momento in cui si supera il 50% della corsa. Con questo procedimento si evita l’impennata progressiva della curva di compressione dell’ultima parte di escursione, tipica degli ammortizzatori ad aria Low Volume, quelli standard per intenderci, mentre risulta più sostenuto nella zona centrale dell’escursione rispetto agli ammortizzatori dotati della classica camera High Volume.

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La Trek Remedy 9.8 è equipaggiata con un gruppo completo Shimano Deore XT.

La trasmissione è interamente XT a 10 velocità e prevede una guarnitura doppia con corone 38/24 e pedivelle in alluminio da 175mm. La cassetta ha una gamma di pignoni 11-36, che accoppiata alla dentatura delle corone offre un range di rapporti ampiamente adeguato.
Il cambio posteriore è un XT Shadow Plus mentre il deragliatore anteriore è un XT High Direct Mount. I comandi cambio sono anch’essi XT e il passaggio di entrambi i cavi è interno al telaio.
Il funzionamento della trasmissione è stato impeccabile durante tutto l’utilizzo del test, anche sui percorsi impestati dal fango, eccetto per il problema della caduta della catena che si è presentato numerose volte. Consigliamo l’utilizzo di un tendicatena in caso si percorrano spesso trail particolarmente sconnessi. L’eventuale montaggio è agevolato dalla predisposizione ISCG del telaio.
Nonostante la funzionalità eccellente della trasmissione XT, riteniamo che un gruppo più leggero avrebbe contribuito molto a rendere più concorrenziale il peso complessivo della Remedy 9.8.

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I freni XT sono dotati di dischi 6 fori da 180mm di diametro sia all’anteriore che al posteriore. L’attacco posteriore per la pinza freno è di tipo Post Mount integrato nel fodero in carbonio. L’impianto frenante si è rivelato decisamente all’altezza del mezzo, con una bella frenata decisa e precisa, anche se durante le discese particolarmente lunghe e impegnative abbiamo riscontrato un lieve sintomo di surriscaldamento (fading).

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Per quanto riguarda l’ergonomia dei comandi al manubrio, purtroppo l’ingombro dei comandi cambio, con i classici indicatori di posizione, inificia la possibilità di regolare a dovere la “consolle”, dovendo adeguare di conseguenza la posizione dei freni, ma ancora peggio dovendo collocare il comando remoto del reggisella telescopico in una posizione abbastanza scomoda, per via dell’inclinazione eccessiva. Continuiamo ad augurarci che Shimano prenda finalmente spunto dal sistema MatchMaker di SRAM per ottimizzare e facilitare il posizionamento dei comandi al manubrio.

Bello e funzionale il manubrio Bontrager Race X-Lite da 15mm di rise, anche se la larghezza di 720mm è forse un tantino al limite. Un paio di centimetri di larghezza in più avrebbero conferito maggiore sicurezza e precisione. Anche la lunghezza di 70mm dello stem Bontrager Rhythm Pro risulta forse eccessiva, per di più considerando l’angolo di sterzo piuttosto elevato per la destinazione d’uso. L’insieme di cockpit e avantreno induce sensazioni di guida più simili a quelle di una Trail Bike che a quelle di una AM/Enduro.

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Il reggisella telescopico è un Rock Shox Reverb Stealth, per la cui tubazione è previsto il passaggio integrato nel telaio solo all’interno del piantone sella, favorendo così eventuali operazioni di rimozione e riposizionamento. Il resto della tubazione percorre il tubo obliquo al suo esterno, assieme alla tubazione del freno posteriore. L’inserimento della tubazione nel telaio avviene tramite una discreta asola predisposta nella parte superiore del tubo obliquo, vicino alla giunzione con la scatola del movimento centrale e il piantone sella.

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Le ruote sono delle Bontrager Rhythm Comp 27.5 Tubeless Ready, montate con camera d’aria. Sono ruote robuste e confortevoli, dotate di 28 raggi con sedi dei nippli asimmetriche e canale di 22mm di larghezza interna, mozzo anteriore pp15 e posteriore 142×12.
Tuttavia, il vantaggio della robustezza si paga in termini di peso, che risulta eccessivo per il segmento in cui si dovrebbe collocare la Remedy 9.8. Sempre restando in casa Trek/Bontrager, la versione Elite di queste stesse ruote sarebbe stata più indicata allo scopo e al prestigio del mezzo.

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Le coperture sono delle Bontrager XR3 Team Issue da 2.35 con tallone in aramide. A differenza delle “cugine” XR4 che abbiamo avuto modo di apprezzare sulla Slash 9 e che ci hanno positivamente colpito su tutti i tipi di terreno, le XR3 hanno dato il meglio di loro solo su terreno asciutto e compatto oppure su terreno poco umido. Durante le discese che abbiamo affrontato su fango e terreni bagnati sono state davvero penalizzanti. Sono gomme scorrevoli e ben bilanciate sui terreni normali, ma se volete affrontare i fangosi trail invernali, armatevi subito di gomme specifiche.
Il fatto che anche le gomme siano Tubeless Ready, così come le ruote, ci spinge a consigliare agli eventuali acquirenti di predisporre subito la conversione in tubeless, per avvantaggiarsi del conseguente risparmio di peso.

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Salita

Dall’analsi statica della Remedy 9.8 650b, emerge che si tratta di una bici a cavallo tra una AM e una Trail Bike. Il suo comportamento sul campo rispecchia questa collocazione.

La sospensione non risulta essere particolarmente stabile in fase di pedalata. Il carro risente di un po’ di bobbing con l’ammortizzatore in posizione Descend, quindi si rende assolutamente necessario l’utilizzo dello smorzamento Trail o ancora meglio del blocco quasi totale della posizione Climb.

La posizione in sella in salita, comoda e centrale, consente di accompagnare il superamento degli ostacoli tramite lo spostamento del corpo con il minimo sforzo. Le geometrie particolarmente inclini alla salita conferiscono un ottimo grip a entrambe le ruote, anche sulle salite più impegnative.

La gamma di rapporti della Remedy 9.8 è sufficiente ad affrontare ogni situazione di salita. Tuttavia la corona da 38 denti obbliga a passare spesso sulla corona da 24 denti, impegnando più del dovuto il rider nella scelta della gamma intermedia di rapporti, che non risulta sempre intuitiva.

Il peso complessivo del mezzo si fa sentire quando i km e il dislivello si fanno significativi. Intendiamoci, la Remedy 9.8 si porta comunque bene in salita, tanto quanto una buona bici da Enduro, ma da una 140/140 nata per l’AM/Trail, ci si aspetterebbe una maggiore leggerezza e agilità nelle lunghe escursioni a cui dovrebbe essere indirizzata.

Le coperture, pur essendo ad alto volume, hanno una tassellatura non troppo pronunciata. Le abbiamo trovate quindi molto scorrevoli, ma altrettanto valide in termini di trazione, a parte la netta inadeguatezza nelle situazioni di fango e rocce umide, a cui abbiamo già accennato durante l’analisi statica.

Come già indicato per la Slash 9 nel relativo test, anche nel caso della Remedy il portaborraccia di serie tende a ostruire l’accesso alla regolazione CTD dell’ammortizzatore. Considerando che, a causa dell’affondamento in pedalata della sospensione in posizione Descend, occorre intervenire spesso su questa regolazione durante i tratti che alternano salite e discese, consigliamo di smontarlo qualora non dovesse essere utilizzato in favore di uno zaino idrico.

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Discesa

Le doti discesistiche della Remedy si fanno veramente apprezzare quando le discese vengono affrontate a velocità moderate, sia sui trail tecnici che su quelli scorrevoli, ma se si desidera alzare un po’ il ritmo ci si scontra con alcuni limiti di questa bici.

Partendo dal presupposto che è letteralmente impensabile posizionare il Mino Link in posizione High sperando di ottenere un rendimento apprezzabile in discesa, dati i 68,2 gradi di angolo di sterzo che ne derivano, dopo qualche prova in questa configurazione abbiamo scelto di utilizzare la Remedy esclusivamente in configurazione Low che, ricordiamo, prevede un angolo di sterzo di 67,6° da noi rilevati.

La posizione di guida centrale della Remedy permette di guidarla con facilità ed estrema precisione nei percorsi tecnici e tortusi, tuttavia quando ci si spinge a velocità sostenuta, l’angolo di sterzo piuttosto verticale unito allo stem lungo, obbligano ad arretrare leggermente per evitare che lo sterzo si chiuda bruscamente, facendo perdere il controllo della bici.

Per farne un mezzo da AM/Enduro che sia in grado di regalare qualche bella soddisfazione anche in discesa, probabilmente basterebbe sostituire la forcella con una 150mm, per riequilibrare le geometrie e dare più stabilità all’anteriore anche a velocità sostenuta. Anche uno stem da 60mm sarebbe più idoneo. Entrambe queste modifiche non andrebbero inoltre a creare scompensi sulle prestazioni in salita.

Se l’avantreno ha lasciato qualche perplessità, non si può dire la stessa cosa del retrotreno. Il carro sufficientemente corto conferisce ottima manovrabilità pur mantenendo una buona stabilità a terra, anche grazie alla grande rigidità del telaio.

La sospensione posteriore funziona decisamente bene. La marcata linearità permette di sfruttare tutta la corsa, con la sensazione di avere un’escursione superiore ai 140mm effettivi. Grazie all’O-ring di riferimento, abbiamo constatato che l’ammortizzatore ha eseguito diversi fondocorsa durante il periodo di test, ma mai in modo violento. Evidentemente è in grado di sfruttare in modo lineare e uniforme ogni millimetro di corsa utile.

Il sistema ABP ci è parso leggermente meno efficace di quanto non avessimo riscontrato sulla Slash, forse a causa del diverso posizionamento dei links, dovuti all’ammortizzatore più corto e all’escursione minore. Il sistema Full Floater invece conferma la capacità di isolare le vibrazioni e i piccoli urti dal carro al triangolo principale del telaio.

La componentistica si è sempre rivelata all’altezza della situazione. L’unico limite effettivamente riscontrato sul campo per quello che riguarda i componenti, è imputabile alle gomme, che si sono dimostrate totalmente inadeguate sui percorsi molto umidi. Un paio di forature inoltre ci hanno dato conferma che la migliore soluzione per questo mezzo sarebbe di approfittare dell’opzione Tubeless Ready di cerchi e gomme.

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Conclusioni

Si tratta di una bici dall’indole controversa, a cavallo tra una Trail Bike e una AM/Enduro. La sospensione valida, la componentistica affidabile e il telaio rigido e realizzato con cura, ne fanno un mezzo con molto potenziale, che con qualche accorgimento può dimostrarsi polivalente ed eclettico.

Qui trovate il test della Trek Remedy 9 da 29 pollici.

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Problemi riscontrati nel corso del test

A voler essere proprio pignoli, la parte inferiore della protezione batticatena, vicino al movimento centrale, si è scollata. Si tratta di una striscia molto sottile che può essere facilmente fissata con del biadesivo e della colla non aggressiva. Eccetto questo, nessun problema durante il test.

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Prezzi

Remedy 9.8 650b – € 5.141
Remedy 9 650b – € 4.133
Remedy 8 650b – € 3.074
Remedy 7 650b – € 2.620

Peso rilevato: 12,9 Kg senza pedali in taglia 18,5

www.trekbikes.com

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