[Test] Trek Remedy 9.8 donna

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Tra le mountain bike espressamente dedicate al settore femminile, la Trek Remedy Women 2018 ha catturato la nostra attenzione, proponendosi come una bici in grado di affrontare brillantemente ogni situazione di riding, sia in salita che in discesa, dove spiccano le geometrie particolarmente aggressive e le sospensioni con escursione superiore alla media del segmento all mountain al quale appartiene. Trek Italia ci ha messo a disposizione per un lungo test l’allestimento top di gamma, in taglia 17.5″, dotato di quote geometriche identiche al modello unisex ma con qualche dettaglio che ne delinea la destinazione femminile. Nei due mesi di utilizzo, favorita anche dal periodo estivo, ho avuto modo di mettere alla prova la Remedy su molteplici campi di prova, dai percorsi enduro ai trail alpini fino a qualche uscita in bike park, un’ampia varietà di situazioni che mi ha permesso di comprendere al meglio il comportamento di questa bici.


Dettagli


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Materiale telaio: fibra di carbonio OCLV Mountain e lega di alluminio SL 6011
Formato ruote: 27.5”
Geometrie variabili:
Corsa ant/post: 160/150mm
Mozzo posteriore: 148×12mm
Mozzo anteriore: 110×15mm
Interasse ammortizzatore: 230×57.5mm
Trasmissione: 1×12 (32t / 10-50)
Attacco portaborraccia:
Disponibilità del solo frameset: no
Colorazione: Purple Lotus/Trek Black
Peso: dichiarato in taglia 15.5” (con camere d’aria): 13,02kg – verificato in taglia 17,5” (Tubeless): 13,00 kg

Analisi statica

La Remedy da donna è disponibile in due allestimenti: la 8, con telaio interamente in alluminio, e la 9.8 protagonista di questo test, che per il telaio adotta il carbonio. Il triangolo anteriore e i foderi bassi della 9.8 sono infatti realizzati in composito OCLV Mountain che prevede una particolare fibra di carbonio molto resistente, brevettata da Trek in modo specifico per la mountain bike. I foderi alti invece sono in lega di alluminio SL 6011. L’esperienza di Trek nella lavorazione del carbonio ha radici nel lontano 1991. Il marchio statunitense, utilizzando metodi all’avanguardia e materie prime derivanti dal settore aerospaziale, ha brevettato il carbonio OCLV (Optimum Compaction Low Void), un materiale composito realizzato tramite particolari procedure di stratificazione delle fibre e delle resine, sottoposte a una combinazione speciale di pressione e calore. La compattezza del carbonio OCLV, che supera gli standard aerospaziali, è il principale punto di forza di questa tecnologia sviluppata in modo specifico per gli utilizzi più gravosi.

Il sistema di sospensione adottato dalla Remedy è il tradizionale cinematismo brevettato da Trek nel 2007, denominato Active Braking Pivot (ABP). Si tratta di un sistema quadrilatero basato su di un carro single pivot con la particolare caratteristica di utilizzare un rinvio infulcrato in modo concentrico all’asse del mozzo della ruota. Questo schema garantisce una separazione tra le forze frenanti e il funzionamento della sospensione, consentendo a entrambi i sistemi di funzionare indipendentemente l’uno dall’altro. L’ancoraggio dell’ammortizzatore è di tipo Full Floater poiché è collegato da ambo le estremità al sistema di sospensione invece che al triangolo anteriore del telaio: con questo sistema Trek riduce il trasferimento di vibrazioni dalla sospensione al telaio e quindi al rider, gestendo al contempo in modo più accurato la curva di compressione. La sospensione risulta quindi estremamente sensibile alle piccole asperità mentre offre un ottimo supporto nel punto intermedio della corsa e una leggera progressività nella parte finale dell’escursione.

A gestire i 150mm di escursione della ruota posteriore troviamo un ammortizzatore RockShox Deluxe RT3 con tecnologia RE:aktiv Thru Shaft, dotato di levetta a tre posizioni, Open, Pedal e Firm. La tecnologia Thru Shaft, sviluppata da Trek in collaborazione con RockShox e FOX, consiste nell’eliminazione del pistone flottante interno (IFP) e della conseguente camera pressurizzata che serve a compensare lo spostamento dell’olio. In questo modo viene drasticamente ridotto il quantitativo di guarnizioni e di conseguenza si riesce a ridurre notevolmente l’attrito, minimizzando il ritardo nella risposta della sospensione. L’obiettivo di questa tecnologia è di avere un ammortizzatore più reattivo di uno con sistema tradizionale, con conseguente aumento della sensibilità ai piccoli urti e più veloce nel passaggio tra affondamento ed estensione. Questa spiccata sensibilità comporta tuttavia una notevole oscillazione in pedalata, alla quale si può porre adeguatamente rimedio grazie alla modalità Firm.

La forcella prevista di serie per questo allestimento è una RockShox Lyrik RCT3 da 160mm di escursione con asse Boost 110x15mm e cartuccia idraulica Charger. È caratterizzata da un comportamento molto fluido e scorrevole che garantisce sempre la massima aderenza della ruota al terreno senza stancare le braccia e al tempo stesso risulta tanto sostenuta e corposa da trasmettere un elevato senso di sicurezza.

Un dettaglio interessante che tradisce la ricerca della massima rigidezza del telaio da parte di Trek, è il cosiddetto Straight Shot Frame Design. Con questa definizione si fa riferimento al tubo obliquo dritto in prossimità del tubo di sterzo, quindi senza la classica curvatura che lascia spazio per ruotare alla testa della forcella. Un tubo obliquo dritto consente di ottenere un telaio più rigido, aumentandone la maneggevolezza senza appesantirlo con spessori maggiorati. Per riuscire a ottenere il tubo obliquo dritto ed evitare che interferisca con la testa della forcella in caso di completa rotazione del manubrio, Trek ha inserito il Knock Block, un sistema di protezione che consiste in un inserto tra spacer del cannotto della forcella e serie sterzo che blocca la rotazione del manubrio prima che la testa della forcella possa andare a impattare contro il telaio.

La trasmissione dell’allestimento 9.8 è affidata a SRAM e si tratta di un gruppo GX Eagle a 12 velocità, completato da una guarnitura Truvativ Descendant 7k Eagle. La scelta di una guarnitura in alluminio risulta in contrasto con l’adozione degli altri componenti in carbonio della Remedy 9.8. La corona prevista è una SRAM Direct Mount da 32 denti che, abbinata alla cassetta 10-50, offre un range di rapporti completo e adeguato alla tipologia di bici, agile in salita e sfruttabile in pianura e in discesa.

Anche l’impianto frenante è affidato a SRAM con il modello Guide RS abbinato a rotori Centerline da 200mm di diametro all’anteriore e 180mm al posteriore. Per quanto riguarda le prestazioni, si sono dimostrati non all’altezza del carattere discesistico della Remedy, poco potenti in alcune situazioni di riding particolarmente aggressive, come il bike park, con una corsa incostante delle leve e un conseguente calo delle performance.

Parte della componentistica della Remedy è firmata Bontrager, il marchio costola di Trek, tra cui troviamo delle pregevoli ruote Line Elite 30 da 27.5”, rigide ma al contempo confortevoli, con un robusto cerchio da 29mm di larghezza interna e ruota libera Rapid Drive a 108 punti di innesto. Entrambi i mozzi sono in versione Boost, quindi 148×12 e 110×15. Le ruote, Tubeless Ready, montano pneumatici Bontrager SE4 Team Issue da 2.40˝ in doppia mescola 61/50a, i quali mi hanno piacevolmente sorpresa per le ottime performance grazie alle loro doti di trazione, grip in curva e scorrevolezza.

Anche la combo manubrio e attacco manubrio è di casa Bontrager con due prodotti della serie Line Pro da 35mm di diametro. Il manubrio, realizzato in carbonio OCLV, è largo 780mm con 27.5mm di rise ed è abbinato allo stem Bontrager Line Pro in alluminio 6061-T6 3D da 50mm, compatibile con il sistema Knock Block. Trek, per la Remedy in versione femminile, ha optato per un manubrio di pari dimensioni alla versione unisex, sebbene altri marchi, tenendo in considerazione le proporzioni anatomiche femminili, preferiscano montare manubri di dimensioni ridotte. Questa scelta effettivamente assicura un controllo ottimale e una maggiore confidenza e si è rivelata appropriata all’indole molto aggressiva della Remedy.

Il reggisella telescopico previsto per entrambi gli allestimenti è un Bontrager Drop Line da 125mm di escursione per le taglie 17.5 e 18.5, mentre per la taglia più piccola, la 15.5, è previsto un Drop Line da 100mm. L’altezza minima di 66cm della sella con il telescopico (esteso) da 125mm di escursione sulla taglia 17.5 in prova, si è purtroppo rivelata eccessiva rispetto alla mia misura di cavallo. Il tubo sella del telaio infatti, essendo interrotto dal perno della biella del sistema di sospensione, non permette il completo inserimento del reggisella ed è stato necessario sostituirlo con un Drop Line da 100mm di escursione, prontamente fornito da Trek Italia. Lo scorrimento è fluido ma lo stacco iniziale necessita di una discreta forza per abbassare il reggisella. Il comando remoto posizionato sul manubrio è di buona fattura, esteticamente gradevole e molto comodo da azionare.

La sella è l’unico componente che effettivamente distingue la Remedy appartenente alla gamma da donna dal modello unisex. Si tratta di una sella Bontrager Evoke 3, appositamente progettata per l’anatomia femminile e realizzata per fornire comfort e protezione da problemi derivati da pressione e sfregamento.  L’ampiezza della seduta, l’imbottitura morbida e abbondante e la cavità centrale di scarico dalle dimensioni generose garantiscono comodità anche in seguito a svariate ore in sella. La versione 3, rispetto alla Evoke 2 montata sull’allestimento in alluminio, è dotata di carrello in titanio che contribuisce in parte a contenere il peso della bici.

La Remedy 9.8, a differenza della versione in alluminio, è dotata di passaggio dei cavi completamente interno al telaio, ordinato e molto curato nei particolari. La porta di ingresso, posizionata nella zona adiacente al tubo di sterzo, è provvista di guarnizione, fissata al telaio tramite una vite, che tiene saldamente in posizione ciascun cavo. Nella foto si può notare inoltre il guscio preformato in gomma dura che serve a proteggere la parte alta del tubo obliquo dalla testa della forcella, in caso di urti talmente violenti che il Knock Block non riuscirebbe a bloccare.

La guaina del freno e quella del cambio escono dalla guarnizione posizionata nella parte superiore del tubo obliquo. Rispetto al classico passaggio al di sotto del movimento centrale, questa soluzione permette ai cavi di rimanere protetti dagli urti. Entrambi i cavi si diramano verso il carro dove proseguono all’interno dei foderi bassi. Questo soluzione per il passaggio dei cavi offre un aspetto ordinato e pulito e risulta silenziosa durante la guida.

Il telaio è protetto da robusti gusci preformati in gomma dura che lo mettono al riparo da eventuali impatti. Il primo, posizionato sotto al tubo obliquo, lo ricopre per quasi la metà della sua lunghezza a eccezione della scatola del movimento centrale che è protetta solo in parte. Come si può notare nella foto seguente, non si tratta di una scelta ottimale dato che, a causa degli urti con le pietre alzate dalla ruota anteriore, la vernice sotto al movimento centrale si è scalfita in più punti. In termini generali la vernice della Remedy, esteticamente accattivante, si è dimostrata delicata specialmente per quanto riguarda lo strato di lucido superficiale che si graffia e si opacizza con molta facilità.

Un’altra protezione è posizionata sulla parte alta del fodero basso, utile a proteggerlo degli urti della catena. Inoltre, in prossimità della corona, è presente una placca in acciaio che protegge il carro da eventuali risucchi della catena tra la corona e il carro.

Il triangolo anteriore è sufficientemente spazioso da ospitare comodamente un portaborraccia che è stato posizionato piuttosto in alto in modo da risultare facilmente raggiungibile quando si è in sella e presumibilmente per lasciare spazio anche ad ammortizzatori con serbatoio separato di dimensioni maggiori rispetto a quello del Thru Shaft. La posizione scelta tuttavia sfrutta solo in parte lo spazio a disposizione e quindi non consente di utilizzare borracce particolarmente capienti, mentre alloggia perfettamente una borraccia di dimensioni standard (600ml).

Geometrie

La Remedy è dotata di Mino Link, il tradizionale inserto tramite il quale Trek permette di adattare le geometrie al proprio stile di guida e alla tipologia di trail. Utilizzando una chiave a brugola da 5mm è possibile smontare e invertire di 180° la posizione del chip in modo da spostare il punto di infulcro tra foderi superiori e biella e determinare i due diversi assetti geometrici denominati High e Low. L’angolo del tubo di sterzo e del tubo sella variano di 0.5° mentre l’altezza del movimento centrale cambia di ben 10mm.

Durante il periodo di test ho messo alla prova entrambi gli assetti geometrici ma ho preferito utilizzare la Remedy prevalentemente in posizione High, nella quale si apprezza pienamente il potenziale della bici che risulta infatti equilibrata tra un’ottima stabilità e una buona reattività. Abbassando il movimento centrale in posizione Low, la bici acquisisce una maggiore stabilità in velocità ma l’angolo più disteso rende più pigra la risposta dello sterzo e si ha di conseguenza una minore reattività e maneggevolezza.

Il reparto Trek WSD (Women’s Specific Design) offre telai con quote geometriche identiche a quelle maschili con la sola differenza che non vengono prodotte mountain bike nelle due taglie più grandi, la 19.5” e la 21.5”, presenti invece per la versione unisex. 

Salita

Con angolo di sterzo di 65.6° e angolo sella di 73.6°, valori che si ottengono in posizione Low, chiaramente più propensi alla discesa, la Remedy si colloca tra le all mountain particolarmente aggressive ma, tali valori, si sono rivelati un ottimo compromesso anche per quanto riguarda la salita. Il settaggio ideale tuttavia lo si ottiene ruotando il Mino Link in configurazione High, con la quale la Remedy fornisce una posizione di guida equilibrata, più alta e dominante, che ho avvertito meno stancante per la schiena. Sulle salite scorrevoli la pedalabilità è molto buona, merito anche del peso relativamente contenuto, tenendo comunque a mente di utilizzare la posizione Firm dell’ammortizzatore dato che senza frenatura idraulica la sospensione tende a oscillare molto. Per quanto riguarda le salite tecniche e tortuose, la trazione, la maneggevolezza e la capacità di superare gli ostacoli è molto buona. In queste situazioni la posizione Pedal è ben calibrata per fornire sostegno alla sospensione pur continuando ad assorbire adeguatamente gli urti.

Discesa

La Remedy si fa apprezzare fin dalla prima discesa, dimostrandosi intuitiva e di facile comprensione. La sensazione di feeling e confidenza aumenta curva dopo curva grazie alle geometrie equilibrate e alla rigidezza eccezionale del telaio. La posizione di guida è centrale e il manubrio da 780mm offre una presa salda e sicura garantendo pieno controllo. L’anteriore risulta preciso e incollato al terreno anche se si arretra con il corpo tanto che non è indispensabile caricarlo particolarmente per ottenere il grip necessario a una guida aggressiva. Nelle curve veloci in sequenza i cambi di direzione sono molto fluidi e si avvertono l’ottima stabilità e la precisione della bici.

Nei tratti tecnici, tortuosi e ripidi, ci si sente sempre in sicurezza e totale controllo. La sospensione posteriore, grazie alla tecnologia ABP di Trek unita alla nuova idraulica RE:aktiv Thru Shaft dell’ammortizzatore, assorbe in modo fluido ogni tipo di asperità senza scomporsi, anche mentre si frena, e rende la Remedy straordinariamente stabile, tanto da permettere una facile correzione di eventuali errori nelle traiettorie. Non essendo particolarmente reattiva, risulta invece meno istintivo giocare con la bici a velocità moderata. Le qualità migliori si apprezzano lasciando scorrere la bici, godendo di un avantreno talmente piantato a terra da sembrare su dei binari.

Una caratteristica molto apprezzabile è l’eccellente comfort di guida garantito da un ridottissimo trasferimento di vibrazioni alle braccia e al corpo, che si traduce in un minore dispendio di energie. A contribuire a questo aspetto della Remedy sono sicuramente alcuni dei componenti scelti da Trek, soprattutto quelli a marchio Bontrager, di qualità davvero elevata, come le ruote in carbonio e la combo formata da manubrio, stem e manopole.

Conclusioni

Trek ha realizzato una bici versatile, divertente e aggressiva, con un telaio dalle geometrie equilibrate, rigido e stabile. La Remedy è una bici dal potenziale notevole, dalla quale ho fatto fatica a separarmi al termine del test. È in grado di regalare soddisfazioni in ogni situazione, dai sentieri alpini in alta quota, dove si fa apprezzare sia in salita che in discesa, alle piste da enduro più tecniche e impegnative e persino ai bike park, dove la maggiore velocità fa emergere interamente l’indole discesistica della Remedy.

Allestimenti e prezzi

La Remedy della gamma femminile è disponibile in due allestimenti:

Remedy 9.8:  €5.129,00

Remedy 8:  €3.099,00

Trek Bikes

Commenti

  1. Parliamo dei freni, i guide non piacciono a molti e anche qui fanno una brutta figura.
    Sui miei ho messo le pastiglie alligator turbo, quelle arancioni con le alette, e devo dire che vanno alla grande. Da provare!
  2. Possiedo da pochi mesi una Trek Remedy in taglia 21.5 e devo dire che mi ritrovo totalmente nella recensione di questa in versione da donna (anche se di femminile, in sostanza, differisce solo nella sella).

    Concordo sul giudizio sui freni, che non piacciono neppure a me: sono poco omogenei nell'erogare la potenza frenante. La sensazione che a inizio frenata l'anteriore possa impuntarsi improvvisamente, mi obbliga ad agire con molta cautela. Poi, durante la frenata, va un po' meglio, ma la paura che possa succedere qualcosa di non voluto non scompare del tutto. E non sono abbastanza potenti. Ho preso nota dei vostri consigli per la loro sistemazione (grazie jimmy27)/sostituzione.

    Vorrei sottolinere la pedalabilità di questa bici in salita, Bella e naturale. Notevole, al punto di aver consigliato alla mia signora di passare a Trek... (vedremo se questa recensione porterà buoni frutti).

    Sulla questione dei rapporti non posso esprimermi più di tanto , se non dicendo che mi dedico alla bici nel fine settimana e non ho quindi un allenamento specifico, ma che fino ad ora non ho trovato difficoltà a salire per tutti i sentieri che ho precorso, dalla collina alla montagna, forse proprio grazie alla notevole pedalabilità in salita di questa bici. Però la mia signora, così, in prima battuta, un dubbio sul 32 lo ha espresso... Ma lei viene da un 11 rapporti. Vedremo.
  3. E' quasi un anno che sono in sella ad una Remedy 8.0 in alluminio quindi. Sono d'accordo anche io per quanto riguarda i freni che sono poco intuitivi, forse l'unico neo della bici. Avendo provato i Magura MT5, ho capito effettivamente la differenza con una coppia di freni ben modulabili e potenti allo stesso tempo. Non sono comunque freni del tutto scarsi.
    Non sono invece d'accordo per quanto riguarda l'oscillazione dell'ammo posteriore in salita. L'ammortizzatore è incredibilmente fermo anche in posizione completamente aperta, ed aiuta in terreni molto scassati.
    Sono anche d'accordo per quanto riguarda la rigidità complessiva della bici, davvero impressionante non si scompone mai.
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