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Trek aveva presentato la nuova Stache da 29 Plus alla Sea Otter un paio di mesi fa. La casa americana rimane fedele alla sua tradizione di “andare grosso” e non si accontenta di una 27.5 Plus, ma propone direttamente una 29 Plus. Era lecito aspettarselo dall’azienda che, con Gary Fisher, ha “inventato” il formato 29 pollici. Eccoci dunque di fronte questa front suspended piuttosto unica, pensata come trail bike.
Lo ammetto: la prima cosa che ho fatto quando ho ricevuto la bici da testare è stato metterla sulla bilancia. Senza pedali questa Stache in taglia 19.5″ pesa 12.960 kg. Non male per essere totalmente in alluminio e possedere un diametro ruote effettivo oltre i 30 pollici. Andando a vedere dove si trovano i grammi in più la cosa prende un altro verso. Le gomme Chupacabra pesano 870 grammi l’una, piuttosto leggere dunque. Al loro interno si nascondono però delle camere d’aria da 410 grammi l’una, che ricordano molto quelle da DH. La scelta, per quanto possa far storcere il naso, non è così sbagliata, dato che le gomme non sembrano essere delle più robuste.
I cerchi sono dei Sun Ringlè Mulefut 50SL, larghi esternamente 50mm e 45mm internamente, fresati. La ruota anteriore, con mozzo DT Swiss 350 Centerlock, pesa esattamente 1.100 grammi.
Come era legittimo supporre, una buona parte del peso è finito sulle ruote. Le gomme sono tubeless ready, ma la loro latticizzazione non è così semplice a causa della bassa tolleranza con il cerchio. In pratica sono piuttosto lasche e servirebbe un gran lavoro di nastratura per evitare che l’aria esca dalla spalla del cerchio.
Il telaio, dal canto suo, è ben rifinito e presenta delle soluzioni interessanti, in primis la possibilità di montare delle ruote da 27.5″ Plus grazie ai forcellini settabili in lunghezza. Possono essere fatti avanzare o indietreggiare di 15mm, dai 405mm della 27.5″ Plus ai 420 della 29″ Plus.
La Stache utilizza il nuovo standard Boost 148 per creare lo spazio necessario ai gommoni e dunque, se uno volesse montare delle classiche ruote da 29 pollici, dovrà munirsi di mozzo apposito. Lo stesso discorso vale per l’anteriore, dove troviamo una Manitou Magnum 34 Pro con Boost 110, dotata di 110mm di escursione regolabili ad aria.
Interessanti le regolazioni della Magnum, dotata della stessa tecnologia della Mattoc e della Dorado. Troviamo un pomello rosso che funge da piattaforma stabile per quando si pedala in salita, uno nero che regola la compressione alle basse velocità e di uno color argento che si occupa di indurire o meno gli ultimi 3 cm di corsa prima del bottom out. Sotto il fodero destro troviamo poi la regolazione del ritorno.
Particolare è il perno passante da 15mm, chiamato Hex-Lock. Con una semplice rotazione di 90° lo si può sganciare per estrarlo. Operazione molto veloce e semplice, a cui purtroppo non corrisponde un altrettanto semplice montaggio.
La testa del perno, dalla forma a T, deve infatti centrare il piccolo buco posto dalla parte opposta del mozzo. Più facile a dirsi che a farsi, perché il perno è esagonale e la testa gira insieme alla leva del quick release. Dopo qualche imprecazione e tanta pazienza si riesce eventualmente a serrarlo. Fra tutti i quick release che mi sono capitati fra le mani, questo è di sicuro il meno pratico.
Tornando al telaio, particolare la forma del fodero basso destro, posizionato molto in alto, e ben pensato il passaggio del cavo del deragliatore posteriore al suo interno. Come potete vedere dalle foto, la Stache è stata progettata solo per il monocorona, in questo caso un 30T Sram X1.
I freni sono invece degli Shimano XT con dischi da 180mm, le cui leve sono montate sull’unica parte in carbonio della bici, un bel manubrio largo 760mm di casa Bontrager. Il reggisella telescopico è un KS eThirty Integra da 125mm di travel, il cui comando remoto è stato montato al contrario sulla parte sinistra del manubrio, quella senza manettino del cambio.
Si notano i foderi posteriori piuttosto corti, così come l’offset di 51mm della forcella, secondo la classica geometria G2 di casa Trek, che si trova su tutte le loro 29 pollici, pensato per controbilanciare l’angolo sterzo di 68.4°, piuttosto aperto.
Non è un segreto che personalmente sia molto scettico sull’uso di gomme da fat fuori dal loro classico ambito, cioè la neve e la sabbia. La Stache 29+ si può definire una semifat “maggiorata”: già dalle prime pedalate si intuisce che i ruotoni gommati 3 pollici danno l’impronta più forte al carattere di questa bici. Leggi: effetto volano a manetta, che si traduce in lentezza nei rilanci ma soprattutto fatica sulle salite scorrevoli e notevole impaccio nelle curve veloci. Siamo quindi più vicino ad una fat che ad una 27.5 Plus come quelle presentate da Scott la scorsa settimana.
Sarei troppo impietoso se non citassi qualche lato positivo, e probabilmente sarei anche poco oggettivo. Gonfiando le gomme ad 1 bar (anteriore) e 1.1 bar (posteriore – mi attendo commenti al vetriolo, chiaramente) la trazione è il punto forte della Stache, ed il motivo di questo progetto. Inutile cercare reattività e leggerezza in una bici di queste dimensioni. Il suo terreno sono sentieri relativamente scorrevoli, con tanti ostacoli, su cui le gomme da 3 pollici passano senza battere ciglio. Girando sui miei soliti sentieri ho notato come fosse più facile tenere la velocità su tratti con tante radici – ammesso e non concesso che si riesca a raggiungere la velocità di crociera “solita” nei pezzi con saliscendi. Già, perchè se da un lato la Stache galleggia letteralmente sulle radici, dall’altro non è facile accelerarla.
Quello che non mi è piaciuto è il comportamento in curva: troppo mi ha ricordato le fat su terreni senza neve o sabbia, vale a dire che è necessario iniziare con l’impostazione molto prima del solito. Su trails tecnici/lenti il problema non si pone, anti, la gommatura generosa infonde molta sicurezza, insieme alla buona sensibilità iniziale della Manitou Magnum. Ho scritto iniziale, perchè la forcella diventa molto progressiva verso fine corsa, tendendo ad indurirsi prima dei classici 2 cm, e diventa molto difficile usarne tutto il travel.
La tenuta laterale delle gomme mi ha sorpreso positivamente: le tanto temute “svirgolate” da pressioni basse si sono verificate meno del previsto. Chiaro, sto parlando di sentieri senza grandi compressioni o paraboliche, diciamo pure i classici itinerari per cui è stata pensata. La cosa è dovuta alla generosa sezione del cerchio, che supporta bene la gomma. Le Chupacabra sono un buon compromesso fra scorrevolezza e tenuta, solamente il loro peso fa supporre che non siano le più resistenti alle forature, nel caso si togliessero le massicce camere d’aria e si passasse alla latticizzazione.
Le dimensioni della Stache spingono a mollare i freni in discesa, ma non bisogna dimenticare che rimane una bici front suspended, malgrado le gomme da tre pollici, e dunque è necessario un gran lavoro di gambe se si prova ad avvicinarsi alle velocità con cui si gira normalmente con una full da trail o all mountain che dir si voglia. Se la forza di gravità è dalla vostra parte, e il sentiero è lento, troverete degli altri aspetti positivi di questa 29+, quali una discreta agilità nel girare nello stretto grazie alla geometria Trek G2 e la bella posizione di controllo sul manubrio, grazie alla sua larghezza e all’angolo sterzo aperto.
La Stache 29+ trova il suo ambito di utilizzo ideale in sentieri scorrevoli, con tanti saliscendi, su cui riesce letteramente a galleggiare sugli ostacoli e a mantenere facilmente la velocità di crociera, e nelle discese tecniche lente, sempre ricordandosi che si tratta di una front. I ruotoni con la gommatura da tre pollici pagano pegno in salita, nelle curve veloci e nei rilanci, per il loro grande effetto volano dovuto al loro peso. È lecito domandarsi se per un po’ di trazione in più bisogna veramente andare a cercare il formato da 29 pollici Plus. Per gli scettici è sempre possibile montare ruote da 27.5 Plus, andando a diminuire gli effetti negativi citati, o addirittura le classiche ruote da 29″.
Prezzo: 3.799 Euro. La Stache 29+ è disponibile anche nella versione 7 (2.569 Euro) e come solo telaio (899 Euro).
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