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Nel 2015 Vittoria ha presentato le sue coperture con il Grafene. Da qualche tempo abbiamo in prova due treni di gomme identici, montate su una Specialized Stumpjumper FSR e su una Santacruz Bronson 2.
Rifacendoci alla presentazione (cliccate qui per approfondire il discorso), ecco di cosa si tratta.
Il Grafene è un materiale scoperto di recente, si presenta nella forma di un sottile, quasi trasparente, foglio di puro carbonio. E’ sottile quanto un singolo atomo (un miliardesimo di metro – 1/1,000,000,000 m). Un singolo grammo occupa una superficie di 2,5 Km. La forma più pura di Grafene (pristine – l’unica forma di Grafene utilizzata da Vittoria) è 200 volte più resistente dell’acciaio e 6 volte più flessibile. E’ inoltre un ottimo conduttore di elettricità e calore.
Il grafene si puo’ ottenere in differenti “qualità” che hanno differenti proprietà fisiche le quali possono essere utilizzate per differenti utilizzi. Per ogni tipo di utilizzo si deve utilizzare un tipo diverso di grafene. Il grafene infatti deve essere mescolato con altri materiali per aumentarne alcune proprietà fisiche o meccaniche come dissipazione termica, riduzione di peso, agire da barriera fisica (in una membrana ad esempio), oltre ad avere la capacità di assorbimento di altri materiali fino a 90 volte il proprio peso (viene utilizzato nelle barriere di contenimento di idrocarburi sversati in mare ad es. per assorbire petrolio o gasolio).
In pratica il grafene, con le sue particelle di dimensioni nanometriche, viene mescolato nella gomma dei battistrada. In collaborazione con il Politecnico di Torino si è visto che anche in quantità minime, sezionando i battistrada ed analizzandoli al microscopio elettronico, sono presenti nella mescola le nanoparticelle, e che per la natura stessa di questo materiale, sono tutte orientate nella stessa direzione. Durante il rotolamento le nanoparticelle sono allineati nel senso di marcia.
Durante la frenata avviene invece una deformazione locale della superficie del copertone che porta ad un disallineamento delle nanoparticelle rispetto la mescola in cui sono annegate, nel senso contrario al senso di rotolamento. In questo modo si aumenta il grip della gomma in questa situazione, in quanto la mescola si deforma di più. Ma grazie alle proprietà meccaniche del grafene anche la fase di transizione del ritorno alla “posizione iniziale” è molto più rapido che non con la comune gomma. Questo si traduce quindi in un’ottima resistenza al rotolamento, ma combinata con un miglior grip, anche sul bagnato.
Oltre ad una notevole resistenza all’abrasione e quindi una maggior durata. I test in fabbrica (su macchina) di Vittoria parlano di 0.4mm di usura del battistrada di un tubolare dopo 6000km (3 volte meglio di una mescola classica). Nel caso MTB il vantaggio maggiore risiede invece nella costruzione dei tasselli del battistrada, che grazie al grafene hanno una maggiore resistenza alla base degli stessi. Pertanto è possibile utilizzare dei tasselli di una mescola morbidissima diminuendo pero’ il rischio che i tasselli si strappino e quindi aumentando la resistenza all’usura.
Questa la teoria. Venendo alla pratica, il test riguarda la Morsa e la Mezcal, che abbiamo scelto nelle configurazioni che potete vedere nelle immagini qui sotto (evidenziate in rosa). Sul sito di Vittoria, una volta scelta la copertura a cui si è interessati, compare l’ambito di utilizzo nella colonna di destra. C’è da dire che la quantità di grafene presente in ogni pneumatico è, a detta di Vittoria stessa, davvero minima, per non far esplodere i costi.
Abbiamo montato la Morsa all’anteriore e la Mezcal al posteriore. Se quest’ultima può sembrare troppo leggera e fragile per un utilizzo trail spinto, come nel nostro caso, è utile sottolineare che la scelta è stata fatta proprio per testare la resistenza alle pizzicature e ai tagli del nuovo materiale.
Peso rilevato Mezcal: 660 grammi.
Peso rilevato Morsa: 860 grammi.
Una prima parte del test, nel mese di dicembre, si è svolta su sentieri prevalentemente asciutti, mentre le ultime due settimane hanno presentato condizioni di umido e bagnato, con tratte innevate. Le coperture sono state usate molto, soprattutto a dicembre, grazie alle condizioni meteo molto favorevoli e ad un climbing challenge che nessuno dei due tester voleva perdere. In parole povere, a dicembre ci siamo sparati a testa più di 23.000 metri di dislivello positivo e negativo.
Entrambi i due treni di gomme in test sono stati latticizzati. L’operazione è stata molto semplice, le tolleranze fra cerchio e coperture sono minime, quindi è stato possibile montarle anche con una semplice pompa a terra (caratteristica che varia a seconda del cerchio).
Le pressioni usate sono state di 1.9 bar all’anteriore e 2.1 bar al posteriore.
Con un peso dichiarato di 890 grammi, la Morsa è una gomma da enduro/all mountain a tutti gli effetti. Tubeless ready, spalla rinforzata, e con mescola al grafene (su cui torniamo dopo), ha tutte le prerogative per fare bene offroad quando i sentieri diventano tecnici. E così è stato. La mescola piuttosto morbida, unita a dei tasselli laterali ben pronunciati e robusti, assicura un ottimo grip sia sull’asciutto che sul bagnato. La spaziatura dei tasselli è di quelle giuste per un buon compromesso fra grip, velocità di pulizia dallo sporco, e scorrevolezza. Intendiamoci, la Morsa non è una gomma con cui fare il tempone in salita su fondi duri, piuttosto è una copertura pensata per farvi divertire in discesa. In ogni caso, se montata all’anteriore, non dà fastidio in salita, neanche su asfalto. Non é una di quelle coperture che si “incollano” al bitume.
In curva la tenuta è ottima, la transizione fra grip e derapata, o perdita di aderenza che dir si voglia, é facilmente individuabile, anche se montata su cerchi larghi, come i Roval Traverse della Stumpjumper, larghi 29mm internamente e che tendono dunque a squadrare la gomma. Come avrete capito, la Morsa ci è piaciuta molto, malgrado il suo peso piuttosto elevato. Merito del grafene? Difficile, se non impossibile, a dirsi. Le quantità di grafene presenti nella mescola sono davvero minime, e a ciò vanno ad aggiungersi le mille variabili dell’uso offroad. Quello che possiamo dire senza ombra di dubbio è che la costruzione complessiva della Morsa è azzeccata in termini di grip, scorrevolezza, protezione alle forature e durabilità.
Da notare che la larghezza di 2.3″ cade piuttosto larga, ed è più simile ad una Schwalbe che ad una Maxxis.Non abbiamo mai forato durante la prova.
Un classico di casa Vittoria è stato rivisto, soprattutto in termini di mescola. Anche qui troviamo infatti il grafene, la spalla rinforzata e il tubeless ready, per un peso dichiarato di 640 grammi. Il battistrada è molto meno marcato di quello della Morsa, di conseguenza anche la scorrevolezza è maggiore. In teoria questa sarebbe una gomma da XC/Marathon, ma con le caratteristiche appena citate, ed in particolare la protezione laterale, l’abbiamo utilizzata in ambito trail/all mountain senza mai forare.
Montata al posteriore, la caratteristica che più ci è piaciuta è stata la scorrevolezza. Nel periodo di siccità dello scorso autunno/inverno ne abbiamo anche apprezzato la buona trazione su fondi asciutti, discorso che è cambiato con il cambiare del meteo. Sul bagnato la trazione si è mantenuta buona, fin quando la tassellatura poco spaziata non riusciva più a scaricare via in fretta il fango, facendo perdere aderenza al posteriore. Niente di tragico, perché siamo riusciti comunque a pedalare tratti tecnici in salita anche su neve senza grossi problemi, ma una gomma con un profilo più aggressivo sarebbe stata più consona.
A livello di grip, una volta relativizzata l’importanza della tenuta laterale al posteriore, su fondi asciutti ci siamo trovati molto bene. Il profilo piuttosto arrotondato della copertura permette di tenere la trazione bene in piega sulle curve veloci, e non ci è mai capitato che ci scappasse via all’improvviso. Sul bagnato, di nuovo, molto dipende dal fango presente sul sentiero. Su fondi duri e bagnati, la mescola piuttosto morbida permette di tenere bene le linee prescelte. In presenza di fango, il tutto diventa più difficile. Diciamo che è tutta un’altra gomma rispetto alla Morsa, e che se si cerca un bel grip, è consigliato montare una Morsa anche al posteriore.
Il discorso del grafene fatto per la Morsa vale anche per la Mezcal: è praticamente impossibile sentirne gli effetti in fuoristrada. Dal punto di vista della robustezza della gomma, invece, sottolineiamo di nuovo come nessuna delle quattro gomme in test abbia subito una foratura. La tassellatura, alla fine del test, ha cominciato ad essere piuttosto consumata nella parte centrale.
La Morsa è una gomma da enduro/all mountain che offre ottime performance: ha una grande trazione sia sull’asciutto che sul bagnato, così come protezione contro le forature, ed é precisa e delineata nella tenuta in curva.
La Mezcal è una copertura pensata per utilizzi più soft, e soprattutto in ambiti di asciutto, dove la sua grande scorrevolezza si abbina ad una buona trazione. Sul bagnato i limiti della tassellatura piuttosto minimale si sentono in fretta.
Difficile valutare l’apporto del grafene su fuoristrada. Di certo la mescola usata sulla Morsa è ben studiata e offre grip a volontà, e la costruzione del pneumatico – discorso che vale anche per la Mezcal – è robusta e duratura nel tempo.
Mezcal G+: 64.95 Euro
Morsa G+: 66.95 Euro
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