[Test] Yeti SB165

Presentata a metà luglio, la YetiSB165 ha creato molto interesse perché va oltre il concetto di enduro e si avvicina a quello di freeride. Una parola quasi dimenticata e che va stretta a questa bici perché, malgrado la sua escursione generosa, è ben pedalabile in salita. Chi si ricorda i cancelli da freeride, destinati in gran parte ad essere spinti?

Non solo, Yeti è andata controcorrente scegliendo il formato ruote da 27.5″, in parabola discendente da qualche tempo a questa parte. Un mezzo piuttosto particolare, con geometrie estreme e con una curva di progressione accentuata verso la fine del travel per poter ospitare un ammortizzatore a molla, con cui viene venduta di serie.

Dopo averla provata per una giornata sulla discesa della Matadown, DSB Bonandrini mi ha spedito lo stesso identico modello per poterci girare sui sentieri che conosco. Taglia L, montaggio T2 da 8.699 Euro, nuova di zecca. Vale la pena anche dire che ho ricevuto il telaio da montare con la componentistica di listino, e che il processo è stato molto veloce grazie ad alcuni accorgimenti che faranno felici i meccanici e chi comprerà il telaio da solo. In primis il passaggio cavi interno guidato, e poi lo sportellino sotto il movimento centrale, fissato con due viti, pensato per venir tolto quando si deve far passare il cavo del remoto del telescopico. Vista la forma intricata del telaio nella zona dello Switch Infinity, sarebbe altrimenti quasi impossibile farci passare la guaina.

Dato che ho scritto un articolo apposito con tutti i dettagli della SB165, vi rimando a questo link per geometrie, dettagli, montaggi, prezzi e una presentazione fatta dagli stessi ingegneri di Yeti. Qui mi occuperò esclusivamente della prova sul campo.

Peso rilevato senza pedali: 14.63 kg.
Altezza tester: 179cm
Cavallo: 74cm (movimento centrale-sella)
Taglia: Large

In teoria sarei stato bene anche su una Medium, ma mi trovo estremamente bene con la L per la combinazione fra reach lungo ed angolo sella verticale. Il mio peso è centrale sulla bici e riesco a fare tutte le manovre in scioltezza, con il vantaggio di una elevata stabilità sul veloce. Consiglio a chi voglia comprarla di farci prima almeno un breve giro per capire di cosa sto parlando. Non vi troverete sdraiati sul tubo orizzontale, anche se vi viene da pensarlo leggendo il valore di reach in taglia L (480mm).

Salita

Diverse persone mi hanno contattato dopo aver letto la presentazione della SB165, chiedendomi cosa ne pensassi. Visto che un paio girano sui sentieri qui nella mia zona, ho detto onestamente che non è una bici pensata per i giri classici alpini, con tanta salita pedalata. Ho percorso salite da 1000 metri di dislivello con questa Yeti, ma non è certo il momento in cui mi sono divertito di più. D’altronde le geometrie la dicono lunga sull’ambito di utilizzo, cioé la discesa.

In ogni caso lo Switch Infinity si rivela essere anche qui un bel sistema di sospensione, perché non ho quasi mai chiuso la levetta della compressione dell’ammortizzatore, neanche su asfalto, grazie alla sua neutralità in pedalata. Il carro oscilla veramente poco, malgrado la grande sensibilità del DHX2. E quando lo si chiude, la trazione rimanente è eccellente e ben si presta ai tratti tecnici, aiutato dall’angolo sella di 77°. Qui però arriva anche il limite di una bici con una forcella da 180mm di escursione ed un angolo sterzo di 63.5°: le rampe ripide o le curve strette in salita sono difficili da percorrere in sella, senza contare poi la minore trazione delle ruote da 27.5″. Tutto questo non dovrebbe essere una sorpresa per chi capisce qualcosa di mountain bike, ma vale la pena sottolinearlo.

Per quanto riguarda il peso, si può limare qualche grammo acquistando la molla arancione del DHX2. Yeti ha espressamente detto che di serie monta quella nera e più pesante perché sarebbe un peccato dover cambiare quella più costosa al momento dell’acquisto, visto che ogni rider dovrà prendere quella giusta in dipendenza del proprio peso corporeo.

Discesa tecnica

Questo è probabilmente l’ambito in cui la SB165 mi è piaciuta di più. Innanzitutto mi ha dato un’enorme sicurezza sui passaggi tecnici ed in parte esposti che riesco a fare solo quando scendo dalla parte giusta del letto, malgrado le ruote da 27.5″. C’è un tratto nella prima parte della discesa dal Tamaro con un passaggio sulle rocce con un buco chiuso alla bell’e meglio tramite alcuni sassi. A destra si cade giù di circa un metro sul sentiero vero e proprio, per poi eventualmente rotolare nel burrone che si apre subito a fianco. Ogni volta che ci ho girato con la Yeti, l’ho fatto in scioltezza, rimanendo abbastanza sorpreso di me stesso.

Malgrado la geometria “bassa e aperta” non ho mai avuto la sensazione di essere su un autoarticolato difficile da girare, anzi. Le ruote da 27.5″ aiutano a buttarla dentro per bene, ammesso che si tenga il peso bene in avanti, e qui torniamo al discorso che ho accennato nel capitolo “salita”. Non è una classica enduro tuttofare, perché richiede una guida molto attiva ed abituata alle geometrie moderne, portate quasi all’esasperazione. La punizione per i “culoindietristi” è l’andare dritti alla prima curva.

Il reparto sospensioni non lascia nulla da desiderare. L’ammortizzatore a molla incassa ogni cosa senza battere ciglio e contribuisce a tenere la bici calma e facile da controllare in ogni situazione. Il rovescio della medaglia è che richiede più energia per poterla pompare sugli ostacoli. La forcella è mostruosa tanta escursione ha, ed è praticamente impossibile portarla a fine corsa. La SB165 mi è piaciuta molto sul ripido, perché la posizione sul manubrio (da 800mm di larghezza) è abbastanza alta da non avere quella sensazione di capottamento quando si incontra gradone dopo gradone. Ho messo solo uno spacer da 5mm sotto il manubrio.

Mi è piaciuto il comportamento del carro in quanto non tende ad insaccarsi, cosa che tende ad accadere facilmente quando si monta un ammortizzatore a molla, vista la sua linearità e la tendenza delle cinematiche ad essere a loro volta lineari, se non degressive, ad inizio corsa, per poter assorbire le piccole asperità. Questa caratteristica dà vivacità alla bici, cosa non facile vista la tanta escursione.

L’impianto frenante SRAM Code RSC con dischi da 200mm non mi ha deluso, neanche sulle discese lunghe ed impegnative dove sarebbe stato facile surriscaldarlo. Come tutti gli impianti SRAM, il rodaggio delle pastiglie è fondamentale per evitare che si vetrifichino e perdano potenza.

Discesa veloce

Ho trascorso qualche giornata a Livigno in bike park per provare la Yeti SB615 sul veloce, con sponde e salti. Qui vale ancora di più il discorso di caricarla bene sull’anteriore, viste le velocità. La sua agilità si fa particolarmente apprezzare nelle curve in sequenza, mentre la sensibilità delle sospensioni fa quasi dimenticare le braking bumps.

Arrivare corti sui salti non è un grosso problema, la bici non si scompone facilmente, mentre pestarla dentro una bella parabolica comprimendola bene è una vera libidine, si sente proprio la costruzione rigida di tutto il mezzo che risponde ad ogni impulso proveniente dall’alto. Diciamo che le piste lisce diventano noiose in fretta, mentre è su quelle tecniche dove ci si diverte di più.

La combinazione delle Minion DHF e DHR EXO1 con le ruote DT Swiss EX1700 da 30mm di canale interno si è rivelata robusta e molto affidabile. In quattro settimane di test non ho bucato una volta sola e i cerchi non si sono bozzati, malgrado qualche sana botta sulle rocce.

Problemi riscontrati durante il test

Nessun problema particolare, telaio e componentistica hanno funzionato alla perfezione. A chi si compra un telaio di questa fascia di prezzo consiglio di mettere una pellicola protettiva sotto al tubo obliquo, perché i sassi sollevati dalla ruota anteriore tendono a lasciare il segno sulla verniciatura (sono i puntini nella foto qui sotto).

Conclusioni

La SB165 è una bici dalla geometria e dall’escursione estrema che va oltre il concetto di enduro e si avvicina più a quello di freeride. Si lascia pedalare, con calma, in salita, ma è pensata per fare felici i riders che amano le discese tecniche, veloci e difficili, possibilmente servite almeno in parte da impianti di risalita. Per tutti gli altri Yeti ha in gamma bici più tuttofare e con cui si divertirebbero di più.

Yeti Cycles
DSB Bonandrini

 

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