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Le idee malsane nascono come le idee sane. Non hanno sintomi diversi che ci permettano di prevenirne la realizzazione. Nascono e basta. Dalla pancia, dalla testa o dal cuore; davanti allo specchio, pedalando un sentiero o parlando con un amico.
L’idea in questione nasce nella Statale della Valtellina, lungo la consueta via che porta al lavoro e che ad un certo punto costeggia il montagnozzo della Colmen, un pandoro montano senza zucchero a velo, modesto in altezza rispetto ai vanti circostanti, ma altrettanto arduo e inospitale, specie se esplorato in mtb.
La mente del Valtellinese disegna discese vert su panorami che tolgono il fiato perché, soprattutto in primavera, lo zucchero a velo si posa sulla sommità dei monti circostanti e nell’azzurro dell’Adda si riversa la limpidezza dei ghiacciai.
La Valtellina, con i suoi trail ripidi e impegnativi, è il pane di grano saraceno per i denti del Valtellinese e dei suoi amici, non propriamente estimatori dei “loci amoeni”.
Lo “Svizzero”, così si definisce un uomo nato e cresciuto su quel ramo del Lago di Como che volge a sera, non ha tatuato nulla di bucolico sulle sue braccia…
…mentre per convincere “Terra di Mezzo”, l’uomo che, vivendo a Colico, non si sente né Valtellinese nè Laghéé, basta proporgli trail esplosi sotto le bombe e appesi su dirupi senza fondo.
L’idea di un trail vert che si avvita nel panorama valtellinese è accolta e gli amici scorrono veloci sopra l’Adda, con uno sguardo alla valle e alle cime lontane, spettatori di un altro capolavoro della natura e protagonisti di una nuova storia da scrivere per le montagne.
In corrispondenza dei passaggi più difficili osservano il nemico, si suggeriscono l’arma, provano e lo affrontano…
…con la soddisfazione di avere la pelle ancora attaccata alle ossa a fine passaggio.
Tutto sembra andare per il meglio, sia nei tratti in cui si trattiene il respiro per non cadere a valle…
…sia in quelli in cui lo si riprende e stare sulla sella, per contrasto, è rilassante come uno spuntino all’aria aperta.
Anche il desiderio di ogni biker sembra per un giorno in continua realizzazione: la discesa è interminabile e non si perde mai quota.
E’ inspiegabile, soprattutto per il Valtellinese, che non ammette eventi irregolari nel paradigma della vita; ma chi fra loro non desidererebbe un giro con un dislivello, solo negativo, pari al raggio della Terra?
– Ragazzi, che giro! Che ne dite di prendere per Dazio per concludere?
Improvvisamente un cartello recitante “bosco dei bambini” pungola un loro lato giocondo, neanche tanto nascosto, che li costringe ad una deviazione.
La sensazione che li assale è che a pedalare siano le loro ombre e il loro riflesso in un mondo capovolto.
Improvvisamente il volto di Terra di Mezzo si veste di nero:
– Lo Svizzero!! Dov’è?!!
Un fiume di ricordi confusi e felici scroscia impetuoso sul letto di una mente ancora umana.
Il Valtellinese vaglia raziocinante tra un ventaglio di possibilità: – Escludo che sia caduto in un dirupo. Non ne ho visti nel bosco…
…escludo che sia stato catturato dalla strega della Colmen, perché non credo alle superstizioni valtelliniche. Escludo…
La luna osserva tra gli alberi la loro ricerca dell’invisibile in un dedalo senza cima e senza fondo e…senza uscita.
La foresta si popola di simboli mistici e sciamanici e insieme pedalano più veloci della loro interpretazione…
…finché un desiderio primigenio di fuga si impadronisce delle loro anime. Inizia una corsa disperata verso la valle in cui i passaggi tecnici non si provano più.
Il manubrio che sanguina davanti ai suoi occhi increduli fa crollare le ultime certezze del Valtellinese.
Inutile scrivere che, quando, dopo tanto pedalare, si ritrovano sfiniti di nuovo al cospetto dello stesso cartello, di loro, di quello che erano, non è rimasto più niente. Terra di Mezzo tira fuori la motosega giocattolo di suo figlio dallo zaino, ma in mano pensa di avere un mostro da n-mila Watt con cui abbattere tutta la foresta.
E come accade a volte in queste drammatiche circostanze, prima di una condanna certa, ombre di uomini compiono gesti quotidiani, che nascono direttamente dai loro volti e dalle loro mani. O, ormai in preda alla follia, si infligge all’altro la pena per una sventura comune, di cui nessuno ha colpa.
E (pensare che) vivevano felici e contenti…
Alessandra
Info
Sulla Colmen è presente un fitto reticolo di sentieri, solitamente abbastanza puliti. La cima si raggiunge per una sterrata sul versante nord – ripida ma tutta pedalabile – che parte dal cimitero di Dazio. A parte un paio di eccezioni, le discese presentano sezioni molto tecniche ed a tratti esposte.
Le foto sono state scattate in prossimità della cima, dove si trovano una paio di piccoli laghetti, lungo il sentiero “Bivio Crotto” e lungo la discesa “Cresta est – Desco, Bivio Est – Desco, Ca Molera – Desco, Porcido”. Più divertente, anche se meno panoramico in quanto nel bosco, sarebbe terminare la discesa per il sentiero chiamato “Desco, Bivio Est”.
Per una panoramica dei sentieri e relativi nomi cliccare qui.
Cliccare qui per info su come raggiungere la Colmen.
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