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Delle volte capita che si debba decidere di andare a fare un giro in bici da soli, anche quando non si dovrebbe. Meglio essere in gruppo, se succede qualcosa. E meglio essere in tanti per poter osare di più in discesa e sentirsi sicuri. Oggi, però, o andavo in giro da solo o stavo a casa – o meglio in motel. Infatti il mio compagno di avventure Tobi durante il giro sul The Whole Enchilada (qui il report) é caduto due volte e oggi aveva dolori vari che gli impedivano di stare in sella. I ragazzi di SRAM erano impegnati nelle loro cose. E io fremevo per tornare sul Porcupine Trail.
Dovete sapere che su questo sentiero, durante l’alta stagione (marzo-maggio e settembre-ottobre), hanno contato circa 1000 biker in un giorno. Mille! Una vera bolgia, se si paragona a quello che mi sono trovato davanti io oggi, quando Tobi, tramutatosi nel mio autista-shuttle, mi ha lasciato all’imbocco del trail, a 30 km di distanza e 1000 metri di dislivello sopra Moab: non c’era nessuno. Le ultime tracce di ruote erano le nostre di ieri, in tanti punti ricoperte dalla sabbia trasportata dal vento di ieri.
È una strana sensazione trovarsi a migliaia di chilometri da casa, da soli, in un paesaggio lunare su un sentiero pieno di ostacoli che vorrebbero sbalzarti di sella. E invece, dopo i primi metri tentennanti, ho preso il mio ritmo, aggredendo le rocce che qui nel giro di 3 giorni hanno fatto fuori la mia gomma posteriore, una Schwalbe Hans Dampf, e non mi sono fermato più, se non per fare la foto che vedete qui sopra.
Non c’era vento, quindi la calura si sentiva solo quando rallentavo. Motivo in più per non fermarmi e prendere gli ostacoli con la giusta velocità per mantenere il flow. A chi ieri mi chiedeva come fosse la parte finale del Porcupine trail, quella sopra il canyon, dico che é tecnica, ma sopratutto che arriva dopo chilometri e chilometri di discesa più o meno pedalata. Non é un giro da sottovalutare, se poi uno lo inizia dal Burro Pass (quindi fa tutta la Whole Enchilada) deve essere bene in forma, altrimenti diventa una tortura.
I 42° senza vento presso il Colorado River si sono fatti sentire solo quando mi sono fermato per togliere protezioni e guanti e mettermi in marcia sulla strada asfaltata verso Moab. Ci si abitua al caldo secco di questo posto, così come ai sentieri da sogno che ho avuto la fortuna di provare. Domani si torna a casa, ma non preoccupatevi, oggi pomeriggio vi prepariamo uno scoop che vi proporremo nei prossimi giorni!
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