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Questa volta e’ proprio la fine, la stagione cicloalpinistica in quota volge al termine! La prossima settimana è previsto un brusco calo termico che chiuderà definitivamente questo interminabile e incredibile anno che rimarrà negli annali come uno dei più prolifici per quanto concerne le nuove realizzazioni nei territori alpini a sud del Monviso.
Ormai ci abbiamo fatto il callo, anzi sarebbe meglio dire la gobba, e prima di iniziare la fase riabilitativa di schiena e vertebre cervicali nel lungo letargo invernale, decidiamo di finire in bellezza tentando di portare a termine un progetto che come sempre è frutto di una lunga gestazione, studi di carte, esplorazioni invernali. L’imput maggiore lo avevamo avuto l’anno passato durante l’avventura che ci aveva condotto al Rif. Pagarì dove l’occhio era caduto su una serie di “Z” sul versante opposto della valle che sale al Passo del Monte Carbonè. Da quel momento per Bobo, sempre troppo sensibile a queste cose, era iniziato il tormentone: Carbonè! Carbonè! Carbonè!
Il sentiero in questione è nell’amata Valle Gesso, più precisamente si stacca a metà della valle del Bouc per andare a salire il versante orientale e terminare ai quasi 2800 m di quota del Passo del M. Carbonè da cui, purtroppo, non è possibile scendere sul versante opposto della valle e per questo e’ un itinerario quasi dimenticato da tutti, ma i suoi tornanti per noi sono motivo di grande interesse.
Per evitare di dover fare un noioso andata/ritorno dal fondo valle (San Giacomo di Entracque), infrangendo uno dei nostri comandamenti fondamentali che impone, nei limiti del possibile, sempre e solo giri ad “anello”, così decidiamo di arrivarci un pò “macchinosamente” dall’alto effettuando una lunga traversata.
Siamo al 19 Novembre, le giornate sono molto corte e ci troviamo in quota dove sui versanti in ombra c’è neve dura come il marmo e questo potrebbe creare non pochi problemi. Il giro così come studiato sulla carta e’ di ampio respiro, (circa 44 km; 1500 d+) ma ci obbliga ad usare due auto per fare spola. Con la prima saliamo al Col di Tenda dove inizia la lunga traversata che passando per il Colle del Sabbione, il Col di Vej del Bouc e quindi il Passo del M. Carbonè ci dobrebbe consentire di scendere a San Giacomo e quindi a Valdieri prima delle tenebre, dove ci aspetta la seconda auto.
Suona la sveglia alle 5 del mattino: il bello di vivere sul mare e andare in bici in montagnaa. Questa volta nello zaino ci sono anche ramponcini e pila frontale. Nebbione nella pianura piemontese, visibilità pochi metri, caffè doppio al bar e alle 8 siamo a Valdieri a lasciare la prima auto. Facciamo il trasbordo delle bici con 0 gradi e 99% di umidità. Dopo 45 minuti posteggiamo la seconda macchina poco sotto i 1870 m del Colle di Tenda con 8 gradi, e un bel sole che ci scalda, vista mare!!
Partiamo sulla piacevolissima militare che traversa in territorio Francese in direzione Casterino, poi imbocchiamo il magnifico sentiero, maleficamente vietato alle mtb che taglia la Cima del Sabbione: 99% pedalabile, ma ufficialmente sarebbero circa 3 km di portage obbligato per non incorrere nelle pesantissime sanzioni dell’inflessibile Gendarmerie d’oltralpe, occchio!
Ancora qualche colpo di pedale intervallato da un po di spintage e saliamo sull’ampio colle Ovest del Sabbione a quota 2330.
Siamo in maniche corte e non c’e una bava di vento, ma i laghi in ombra 100 mt sotto di noi sono quasi completamente ghiacciati creando un contrasto incredibile tra quello che vedi e quello che percepisci, sembra di essere sotto una campana di vetro e guardare fuori!
Affrontiamo la prima breve discesa all’ombra, in picchiata sulla lastra di ghiaccio che copre il lago della Vacca.
Risaliamo in portage verso il Col del Vej del Bouc su un tappeto di calda erba gialla delimitata a poche centinaia di metri da noi da una parete nord completamente ghiacciata che crea un’ambiente surreale.
Riusciamo anche a tirare qualche colpo di pedale.
Nonostante tutto la neve sul colle, presente anche sul versante al sole, ci fa temere che la discesa sull’altro versante possa essere impraticabile.
Giunti sul Colle del Vej del Bouc il paesaggio e’ maestoso: le Marittime spalmate davanti: Argentera, Gelas, Maledia, il tutto condensabile in tre parole: sole, ghiaccio e silenzio.
Guardando il ripido pendio che dobbiamo scendere vediamo che, per nostra fortuna, quello che resta del sentiero e’ al sole e quindi ci permette di passare tra alcuni nevai, se fosse stato ricoperto di neve dura sarebbe stato veramente ostico e pericoloso, e anche senza neve nel primo pezzo obbliga a fare attenzione viste le pendenze!
Perdendo quota il sentiero effettua un lungo traverso che purtroppo e’ appena accennato e tutto in contropendenza, rendendo la discesa non proprio all’altezza delle aspettative. Rispetto alla precedente nostra esplorazione del 2013 il degrado dovuto alle valanghe che si sono mangiate il sentiero è evidente.
A quota 2100 mt circa, arriviamo al bivio con il sentiero che risale al Passo del M.Carbonè, la balise segna 2 h per 600 mt di D+, sono già le 13.00 e inizia ora la parte di percorso incognita, fortunatamente questo tratto lo dovremo fare anche in discesa. Non resta quindi che salire veloci nella speranza di arrivare sino al colle ma decidiamo che alle 14.15 dobbiamo girare i tacchi se non vogliamo rischiare il buio!
Bici in spalla e via. Il primo tratto e’ appena accennato, poi man mano che si sale il sentiero e’ sempre più largo e bello e tutto al sole: la classica bastardata che ti fà capire che se ti perdi la parte alta ti stai perdendo la parte più bella della gita!
La stanchezza e i dolori alla schiena iniziano a farsi sentire. È una lotta contro il tempo. Iniziamo a ingurgitare zenzero, frutta secca, barrette, ci mancano solo i barbiturici, ma dobbiamo tenere il ritmo alto per arrivare in coppa!
Facciamo una traverso dove addirittura si tira qualche colpo di pedale, giriamo un costone e vediamo il colle davanti a noi, sono le 14.05, siamo a 2680 ci mancheranno si e no 50 mt di dislivello per arrivare al colle a 2730, ma c’e un traverso esposto di neanche 100 m di neve dura da fare. I ramponi sarebbero d’obbligo, troppo tempo che noi non abbiamo.
Facciamo due rapidi conti, intanto la luce inizia ad assumere il colore rosso dell’imbrunire, uno spettacolo.
Decidiamo di desistere. La discesa e’ ancora molto lunga e comunque ci sentiamo soddisfatti, mangiamo un boccone e voltiamo le bici verso valle.
La discesa e’ subito divertentissima e il sole basso crea un’atmosfera che sembra di essere in Norvegia.
Ci scodelliamo una serie di tornanti uno più bello dell’altro, Bobo e’ gasatissimo e riesce a scendere che e’ una meraviglia anche con il suo fedelissimo muletto S.C. di 13 anni che deve sopperire all’attesa della bici nuova.
Arrivati nuovamente sopra il lago vediamo in lontananza il Vej del Bouc, questa volta pero’ svoltiamo dall’altra parte, in discesa!
Senza perdere tempo ci buttiamo giù verso fondovalle, purtroppo la fretta ci fa prendere il vecchio sentiero che fà un giro più largo ma che è quasi abbandonato e ci fa triobolare un po’, a discapito di quello nuovo che e’ più diretto e che probabilmente è molto più divertente.
Ultimo tratto nel bosco e poi si arriva sulla sterrata di fondovalle che si percorre sino a San Giacomo di Entracque.
Non resta che scendere su asfalto per 13 km sino a Valdieri: alle 16.15 siamo alla macchina, stanchi per la tirata, ma contenti per aver fatto un giro del genere al 19 di Novembre. Tempo di arrivare a casa e iniziamo a messaggiarci su probabili alternative da provare l’anno prossimo!
È il caso di dire che c’e un tempo per ogni tempo, e ora e’ il tempo dei ricordi e dello studio delle prossime avventure. Ci vediamo nel 2016!
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