Il progetto originario nasce ben 2 anni fa quando, per festeggiare le mie trenta primavere, avevo pianificato un tour che avrei chiamato “Tre tremila per i trent’anni” e che, per vari motivi in primis minacce di meteo avverso, si è concluso nel “Tour di Autaret & Rubren”.
Per tutto questo tempo ho rimuginato diverse notti nel pensare quale fosse il concatenamento migliore di tracce che potesse permettere di raggiungere in un solo giorno le fatidiche 3 vette e studiando le carte ho trovato la possibilità di poter addirittura osare di salire ben 5 montagne oltre i 3000 mt, tre delle quali con la bici in spalla e due facendo piccole varianti al percorso.
Il programma, così concepito, prevede di lasciare l’auto a Pontechianale – frazione Genzana – salire il Colle dell’Agnello, raggiungere il primo obiettivo, il Pic de Caramantran 3021 mt, via Col de Chamoussière, scendere al Refuge de la Blanche 2500 mt, risalire al Col de la Noire 2955 mt e fare le vette della Petite Tete Noire 3039 mt e di Roc della Niera 3177 mt F+, scendere sotto al Col Longet 2648 mt, risalire per tracce di sentiero fino al Monte Salza 3326 per l’omonimo Colle, discesa sul Bivacco Boerio e vallone del Rui fino a quota 2500 mt per risalire al Passo di Fiutrusa 2850 mt, tentare l’ultima vetta,la Punta di Fiutrusa 3103 mt e scendere in picchiata lungo il vallone per ritornare al punto di partenza.
Contatto così con un giro di telefonate i più fedeli cinghialpinisti e ci diamo appuntamento all’alba di domenica 25 agosto a Sampeyre.
Rispondono all’appello Bobo, Cavalletta e Zio Dodo…
Alle 5 di mattina mi squilla il telefono: è Bobo che, con voce disperata, mi dice che ha rotto la macchina ed è rimasto per strada e che sta aspettando Cavalletta che lo venga a recuperare. Non sa dirmi nemmeno se riusciranno ad arrivare ma comunque non riusciranno ad essere su all’ora prevista.
Noooo!!! Non è possibile!!!
Preso dallo sconforto mi rimetto a letto ancora un po’ in attesa dello squillo della sveglia e confidando nella presenza dello Zo Dodo che arriverà autonomamente da Torino.
6:00, mi alzo e chiamo Lo Zio.
Tutto ok.
Anche gli altri arriveranno ma non riusciranno ad essere a Sampeyre prima delle 8:45.
Inizio già a pensare che, visto l’orario, sarà improbabile riuscire a chiudere il giro così come originariamente pensato o almeno con tutte le varianti di vetta e decidiamo di giocarci la carta navetta lasciando una macchina a Genzana e dandoci appuntamento al Colle dell’Agnello e risparmiandoci oltre 1000 mt di dislivello su bitume.
Io e lo Zio anticipiamo gli altri facendo i trasbordi e ci avviamo verso l’Agnello dove troviamo ad aspettarci una temperatura frizzante di 4 °C.
Finalmente alle 8:45 arrivano anche Bobo e Cavalletta (!!!) e riusciamo così a salire in sella e a partire verso le 9:00.
Fa ancora freddo e le dita delle mani sono già insensibili dopo pochi minuti. Basta svalicare e fare la prima mezz’ora di salita spingendo la bici fino al Col de Chamoussière per riscaldarsi.
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Alle 10:15 siamo in cima al Pic de Caramantran 3021 mt avendo percorso il primi 330 mt di portage della giornata.
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La prima bellissima discesa verso il Refuge de la Blanche non ha prezzo, oltre 550 mt di dislivello negativo su sentiero scorrevole in un ambiente mozzafiato!
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Facciamo rifornimento d’acqua alla fontana e Bobo ci comunica di non sentirsi tanto bene accusando un po’ di mal di testa. Li per li, non ci preoccupiamo più di tanto, il ragazzo è forte e si riprenderà curandosi con i successivi 530 mt di portage fino alla Petite Tete Noire.
Ci sentiamo abbastanza in forma e arriviamo in vetta in meno di un’ora, pur senza forzare il ritmo e prima di ogni più rosea aspettativa.
Purtroppo, però, la nostra guida cicloalpinistica peggiora ed inizia ad accusare segni di stanchezza dovuti, immaginiamo, ad una crisi di fame causa salto della colazione per rottura macchina!
Per permettergli di riposare un po’ butto li agli altri la possibilità di farci la vetta alpinistica – F+ – di Roc della Niera 3177 mt, ma alla fine vince la saggia idea di rinunciare – io tanto l’avevo già fatta nel 2011 😉 – e procedere lungo l’itinerario base.
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Ci lasciamo alle spalle il Queyras e imbocchiamo la discesa che ci proietta in Ubaye verso il Col Longet.
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Al bivio per il colle facciamo una sosta per rifocillarci e vediamo il caro Bobo sempre più provato dal suo malessere. Decidiamo di aspettare un po’ per vedere se gli zuccheri ed i carboidrati fanno il loro effetto ed intanto valutiamo le possibili alternative:
1) seppellire Bobo sotto un mucchio di sassi e procedere con il percorso programmato;
2) dividersi, lasciando Cavalletta come scudiero di Bobo per assisterlo nella discesa verso Chianale giù dai Laghi Blu mentre io e lo Zio continueremo lungo il percorso programmato;
3) abbandonare il giro dei 5 tremila, in realtà già abortito sul nascere a causa di troppe coincidenze negative e tentare, tutti insieme, di raggiungere il Vallone di Fiutrusa e quindi Genzana, attraverso il selvaggio Colle del Lupo 3052 mt.
La terza soluzione pare essere il miglior compromesso visto che, a causa della sosta protratta, è ormai l’una passata e che resterebbero da fare ancora un minimo di 900 mt di intenso portage se passassimo per il Salza.
Studiamo le carte e puntiamo a Sud-Sud-Ovest in direzione di quel lontano valico dal nome che ricorda la terza fiera incontrata da Dante nel suo Inferno.
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Dopo la prima mezz’ora di portage fra prati e rocce – probabilmente abbiamo sbagliato l’imbocco del sentiero – iniziamo a trovare qua e la qualche ometto fino ad imbatterci, quasi all’improvviso in una traccia sempre più evidente, marcata con un segnavia di vernice bianca e rossa. Verso il Colle il tempo si fa sempre più minaccioso e una fitta nebbia avvolge le cima delle montagne circostanti.
Lungo il percorso troviamo ancora abbondanti chiazze di neve che in alcuni punti raggiungono lo spessore di oltre un metro!
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Dopo 1h e 15′ con la bici inesorabilmente sulla nostra schiena, io e lo Zio raggiungiamo i 3052 mt del Colle del Lupo e voltandoci vediamo i nostri compagni di avventura in arrivo entro una decina di minuti.
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Gli andiamo incontro per vedere se avessero bisogno di un supporto e così, lo zio recupera la biga di Bobo che è incredibilmente riuscito a fare tutta la salita in autonomia nonostante non si sentisse bene.
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Sostiamo al colle per oltre 45′ nella speranza che un po’ di riposo e un po’ di cibo aiutino il nostro amico a ritrovare le forze.
Dall’altra parte del Colle scorgiamo un branco di stambecchi pascolare fra rocce inospitali.
Sono quasi le tre del pomeriggio ed è giunta l’ora di ripartire. Sotto di noi un ripido canalone di massi smossi ci costringe ad usare le bici come appoggio per la discesa e solo di tanto intanto l’ardito Cavalletta prova a fare qualche metro in sella (30% ciclabilità).
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Scendendo, il sentiero si fa via via più evidente e finalmente, verso quota 2840 mt, la traccia diventa evidente e dal fondo discreto. Inizia qui una serie infinita di tornantini tecnici e talvolta esposta su un sentiero visibile ma evidentemente poco frequentato.
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Quasi 100 tornanti (quasi tutti fattibili!),
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intramezzati da un solo breve tratto esposto che ci costringe a rimettere la bici al fianco,
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ci conducono a quota 2200 nel vallone di Fiutrusa. Le pendenze si fanno più dolci ed il sentiero spiana restando comunque tecnico a causa di massi e attraversamenti del Rio.
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Si continua a scendere sempre divertendosi e lasciandoci alle spalle il sogno di ritornare su queste montagne per ritentare, ancora una volta, l’ascesa e la discesa di quelle alte vette ancora inviolate dalle nostre ruote.
by “Wild”
il racconto originale e la traccia gps sono presenti sul sito www.cinghialtracks.it
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