L’ultima tappa è partita da Ballao, dove la mattina, all’agriturismo Su Semucu ho avuto una sorpresa: qualcuno si è accorto che mancava la ricotta ed ha chiesto spiegazioni. La proprietaria, la signora Alma, ha risposto che aveva letto il mio racconto del giorno prima e che quindi non l’aveva preparata. Sono rimasto molto lusingato dall’avere una lettrice cosi’ affezionata, anche se nello stesso momento in cui gongolavo tra me e me mi sono accorto con la coda dell’occhio che i miei compagni trans-sardi mi guardavano con sguardo feroce, mentre Guida 2, accanto a me, sibilava un “basssstardo” a denti stretti….per fortuna la meravigliosa marmellata di limoni fatta in casa ha addolcito tutti.
La consapevolezza che fosse l’ultima tappa l’ha contrassegnata da un misto di malinconia ed emozione.
L’emozione di portare a termine questo bel viaggio e la malinconia della fine di questa esperienza.
Non sono mancati gli scenari ed i paesaggi con cui riempirsi gli occhi comunque: la salita al monte Genis, dove ci aspettava Rococco che si era incagliato con la jeep dopo che gli aveva ceduto la banchina (paura…) e ci ha costretti a salvare il salvataggio.
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La visione del mare di Cagliari, cosi’ vicino, ma poi in realtà cosi’ lontano grazie a Guida 1 che ci ha fatto fare un scenografico passaggio attorno al lago di Simbirizzi ed al cimitero di Sinnai allungando il tutto fino a 88km…
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E poi gli ultimi kilometri lungo la spiaggia del Poetto fino al porto, dove mogli, figli, amici e conoscenti hanno festeggiato i Trans-sardi arrivati a destinazione.
Per la verità me l’immaginavo un po’ diversa la fine…abituato come sono a birrate epiche in casi analoghi. Invece i miei compagni di pedalata, appena sentita l’aria salmastra hanno cominciato ad accelerare l’andatura portando la velocità a medie stradistiche e volatilizzandosi appena arrivati al porto. Non ho capito bene il motivo, anche se credo che questa fretta abbia qualcosa a che fare con una parola che sentivo spesso ripetere tra loro: “coddare”…boh…
A destinazione. Della Transardinia. Cioè? A destinazione di un viaggio. Questo è lo spirito con cui mi sono avvicinato a questa esperienza.
Attraversare la Sardegna in mtb è sicuramente una bella esperienza per chi ama la mountainbike a 360°, dato che si affrontano percorsi veramente di ogni tipo: dalle sterrate alle pietraie, dai singletrack ai pascoli, con salite corte e ripidissime, lunghe e ripide, lunghe ed asfaltate…non ci si fa mancare davvero niente ciclisticamente.
I dati nudi e crudi che mi riporta il Garmin mi danno: 434km, 12352mt di dislivello in salita e 11951mt di discesa per un totale di 65h e rotti di pedalata in 7 tappe.
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Limitarsi a questo pero’ è sicuramente fuorviante, perchè per l’appunto la dimensione ciclistica è solo una parte del viaggio, che come ogni vero viaggio si compone di svariate componenti: i paesaggi selvaggi come oggi è sempre più difficile trovarne, l’isolamento, gli odori, i profumi, i colori cangianti svariate volte durante ogni tappa.
Gli animali: i cinghiali, i maiali selvatici, i cavalli liberi nei pascoli del Gennargentu, le poiane volteggianti nel cielo blu, le pernici nel sottobosco, le immancabili pecore e le greggi di capre tenute a bada dai pastori fonnesi, ed altri uccelli che non conosco che mi hanno accompagnato in un tramonto dorato verso l’agriturismo sopra Orgosolo. Luci e colori che terro’ sempre nei miei ricordi migliori.
E poi le persone: ogni agriturismo degli incontri con persone piacevoli, magari di poche parole, ma di quelle che ti mettono subito a tuo agio e ti dimostrano l’ospitalità coi fatti e non coi discorsi.
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Chiaramente sono stato fortunato. In primis per il meteo che mi ha garantito temperature prima estive e poi gradevoli, con un sole sempre splendente. E poi l’esperienza del Maestrale fortissimo che mi ha fatto penare nei tornanti a sfavore e spinto poderosamente in quelli a favore.
E sicuramente è stata fortuna avere dei compagni come quelli con cui ho condiviso questa esperienza, gentili, discreti, simpatici. Pertanto vorrei citarli uno per uno, per nome e nick:
Roberto Piras, Rococco:
Lui è sardegnafreeride, lui organizza, cura l’assistenza, guida per ore l’auto appoggio, richiede l’autorizzazione per la manifestazione, associa i partecipanti con copertura assicurativa (sportiva), promuove l’evento ed ha il dono di essere tagliente e divertente allo stesso tempo.
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Giorgio, Gpsman, “Guida 1”:
La mente ed il creatore della Transardinia, colui che ha esplorato e tracciato il percorso, che sa modularlo in base ai partecipanti, colui che conosce tutte le persone, le ricette, i monti, i guadi e che organizza il tutto. Il suo unico limite è forse che ama talmente la “sua” Transardinia che spesso cade in una trance per cui si dimentica km, mt di dislivello e fatica (a differenza dei partecipanti…)
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Alessandro, iscrivitialforumcazzo, “Guida 2”:
Una macchina di simpatia ed esuberanza. E’ capace di sparare battute e barzellette per 20h di fila facendoti scompisciare. Un vero “animatore” della Transardinia, ma anche una guida seria: sempre al giusto passo, non esagera mai (a parte in discesa), seguendolo al suo passo non si rischia di “sbiellare”, conosce i luoghi, sta attento al cibo, non beve. Fate quello che fa lui e non avrete problemi.
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Roberto, roberto caboni, “Guida 3/ispettore gadget”:
La guida “giovane” e quindi quella che si deve fare il mazzo per gli altri. Come già detto è lui a cui tocca fare la maggior parte delle volte la “scopa” del gruppo, e per chi sa cosa vuole dire, provi a pensare cosa significhi farla per una settimana di fila…una pazienza e gentilezza infinita. Senza di lui, i suoi cavi, telefoni, macchine fotografiche, cd-rom & c. avrei dovuto andare in posta a fare i telegrammi al diretur.
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Marcello, TZIUPIRASA:
Il decano del gruppo, che pero’ ha dato la paga a tutti. Appena vede una salita comincia a scalpitare peggio di Varenne. In realtà pare sia un prototipo della Gruber, solo che invece che nel telaio i motorini elettrici glieli hanno direttamente impiantati nelle rotule. Condivide con me il raro dono di cannare ogni bivio possibile.
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Massimo, kaioken:
Quello con la bici più pesante. Per non parlare dello zaino che conteneva le cose più incredibili: una linea completa di integratori, un elettrostimolatore (per la schiena dice lui, ma convince poco…), il phon, una olivetti lettera 22, protezioni, casco integrale e soprattutto l’intera gamma dei costumi dei Village People con cui ci ha deliziato ogni giorno.
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Gianni, nanneddu:
Il vero sardo me lo immaginavo come lui, solo mezzo metro più basso. Poche parole e grande concretezza. Conosce tutte le piante aromatiche e non reperibili in Sardegna, che mi indicava e me ne faceva apprezzare gli aromi. In particolare me ne ha data in mano una dicendo: “annnusa forte”. Da allora non sento più alcun odore e se chiudo gli occhi vedo dei nuraghe (o forse sono dei kebab…) in multicolor.
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Marco, marcomas, “sneakers”:
In bici sembra caricato a molla: va sempre alla stessa velocità indipendentemente dalla pendenza. Se trova un muro pedala anche quello. Chiuso dentro una stanza potrebbe pedalare anche sul soffitto. Ha un’insana passione per gli “sneakers”, degli snack orribili che servono solo a produrre mostruose moli di gas intestinale o per stuccare i buchi sulle pareti. Sta provando a disintossicarsi cmq. Il che lo fa confondere facilmente…
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Nicola, syrbo, “mollica”:
pare sia il padre di Roberto, ma non si assomigliano. Si è aggregato per le ultime tappe durante le quali ha lottato stoicamente con il culo che non voleva prendere la forma della sella (o contrario). Sempre col sorriso pero’, da vero biker.
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Grazie a tutti voi ragazzi o-o
Non posso che concludere con il motto di Alessandro:
“La Transardinia la vivi, la senti dentro, la ami. Consigliala a chi ti sta sul cazzo!”.
Per ogni ulteriore informazione:
http://transardinia.net/
http://www.sardegnafreeride.it/
Prossimamente (forse):
www.nonsolotransardinia.ru
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