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Primo giorno di pedalata.
Tralascio i crudi numeri che hanno poco significato se non contestualizzati e che comunque trovate qui.
Dopo una decina di kilometri di riscaldamento da Olbia a Padru, un piccolo borgo incredibilmente intasato di traffico, abbiamo fatto una pausa tattica di circa mezz’ora in modo da iniziare la salita più ripida della giornata alle 12am precise, secondo le guide il modo migliore per combinare in maniera ottimale i 30° di temperatura con il 20% ed oltre delle rampe della salita.
Una volta giunti in vetta ho cercato ogni scusa per permettermi piccole pause all’ombra, cosa che ho continuato a fare per tutta la giornata, da vera pecora.
Dalla vetta del monte Su’pianedda (da leggere: la piana è SU-in alto) abbiamo attraversato tutta la vallata o molte vallate o qualunque cosa fossero per ore sotto il sole.
Lo spettacolo di colori ed odori è pazzesco. Una delle guide si fermava spesso per farmi ammirare tutta una serie di piante aromatiche che nascono spontaneamente in questa terra: menta, aglio, prezzemolo, salvia, liquirizia. Vista la mia ammirazione si è gentilmente offerto di vendermene vari mazzetti a 5eu l’uno.
Attraversando questi posti mi ha colpito sia il fondo sterrato “granitico” di un colore bianco (mi sono spalmato un litro di crema solare per fortuna) che risalta in mezzo al verde sia l’assoluta pace e tranquillità: in tutta la giornata non abbiamo mai incontrato anima viva.
Anche se la presenza umana è sempre testimoniata da muretti a secco, sugherete bellissime e curatissime, stalle ed ovili.
Alla fine una salitina di 18km ci ha portato all’agriturismo da cui sto scrivendo. Con un satanico ultimo kilometro al 10% di media.
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Due parole sulle guide.
Guida 1: un ingegnere bergamasco di 185cm che si spaccia per pilota di aerei sardo. La classica guida che conosce ogni bivio, trivio e quadrivio possibile che combina coi dati del suo super-gps. Classica guida a cui chiedi dieci volte quanto manca alla fine della tal salita e per dieci volte in 9H ti risponde 30km. Idem per i metri di dislivello, sempre 400.
Guida 2: un surfista-freerider-manico dall’occhio azzurro che mi guarda sempre malissimo e che ad ogni domanda su quanta manca alla fine e cosa si mangerà più tardi mi risponde urlando: “MUTO! PEDALA!!” o “Tu mangi semolino e muscolo coi fagioli!”. Intim(id)azioni che colgo abbassando lo sguardo e tacendo.
Guida 3: L’ispettore gadget. Avevo bisogno di un cavo micro-usb e lui ce l’aveva. Per sfida gli ho chiesto un cavo Hdmi e lui ce l’aveva. L’ho solo messo in difficoltà chiedendogli un cavo seriale-parallela.
Guida 1 e guida 2 sono due specie di sergenti che mi ricordano un po’ i due di “Platoon”. Devo ancora capire chi è quello buono e quello cattivo.
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Momento clou della giornata è stato il guado di un torrente Vietnam-style. A metà i due sergenti si sono spogliati ignudi e si sono tuffati a farsi un bagno. Poi hanno cominciato a urlarmi: “Pecora! Tuffati anche tu! Vieni qui!”
Io ho gentilmente rifiutato adducendo l’efficace scusa che mi vergogno delle misere dimensioni dei miei genitali.
Ora Cannonau, pecora in cappotto, ed altri quintali di cibo fatto in casa all’agriturismo “Ertila” di Mamone. Roba Grossa!
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