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Lo scorso 26-27 Novembre abbiamo passato un intero week end nel capoluogo toscano con il campione Superenduro 2010-2011 Andrea Bruno, cogliendo anche l’occasione di provare il marchio Transition, di cui è atleta e distributore, in varie location della zona.
L’Enduro ha le carte in regola per affermarsi come una delle discipline più complete e divertenti nel panorama dedicato alle mountain bike. Malgrado non abbia mai partecipato personalmente ad una gara di questa disciplina, ero curioso di vedere in azione il campione italiano di Superenduro, cercando di imparare quanto più possibile a vederlo girare in contesti diversi.
Il fitto week end di appuntamenti prevedeva prima qualche discesa nel nuovo park di Firenze Free Ride, per poi assaggiare qualche single track nello splendido contesto collinare della Roveta.
Il Firenze Free Ride Park è una nuova struttura che nasce da un gruppo di appassionati per creare qualcosa di unico ed al tempo stesso adatto a tutti i livelli. Si trova presso le cave di Maiano alle porte di Firenze, circondato dalle pendici del Monte Ceceri, vero e proprio trampolino di lancio usato dal genio Leonardo Da Vinci per i suoi esperimenti legati al volo, e la zona di Vincigliata, anch’essa di grossa rilevanza storico-culturale dal medioevo fino ai giorni nostri grazie al famoso Castello e la chiesa di Santa Maria.
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La progettazione del FFR park ha seguito strategicamente la fisionomia del terreno, creando due tracce in discesa capaci di creare forti emozioni: dal sotto bosco con tratti tecnici, per poi passare ai tratti più filanti ed adrenalinici pieni di curve veloci fino ai campi aperti con sequenze di salti degne delle migliore aree attrezzate per questo sport.
L’obiettivo è quello di far divertire tutti, dal principiante al professionista, dal discesista all’escursionista. E’ per questo che esiste la possibilità di sfruttare delle risalite meccanizzate per i mezzi più pesanti, grazie a dei divertenti quad a sei posti della Polaris, e sono in fase di progettazione un pump track, per divertirsi ed iniziare a prendere confidenza con il terreno, ed una percorso di risalita per chi vuole allenarsi senza essere facilitato dall’utilizzo di un mezzo a motore. Le idee non mancano ai ragazzi di FFR e stanno già pensando a percorsi per bambini, con tanto di istruttori, manifestazioni agonistiche, con una vera e propria gara di enduro che vada a sfruttare i due percorsi come PS, e test day per le case costruttrici.
Ovviamente avendo a disposizione Andrea per una girata la park non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di ammirare la sua prestazione, sia in termini di tecnica di guida ma anche di approccio mentale e fisico in un tracciato a lui sconosciuto. Presa quindi la sua Transition, si è buttato giù per la prima traccia senza esitazione. Io che avevo già girato una volta nel park ho fatto strada, almeno per i primi metri, ed è stata anche questa una bella esperienza consci del fatto che rimarrà un’occasione più unica che rara. Cosa è successo dopo è stato un susseguirsi di whippate, derapate, salti e chi più ne ha più ne metta. Anche i nostri compagni di avventura hanno ben figurato ed hanno anche il merito di aver reso la giornata ancora più divertente: Raoul Fattori e Marco Tassi, l’organizzatore del Raduno in Roveta per la raccolta fondi in favore degli alluvionati in Liguria e Toscana.
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La seconda meta del nostro viaggio all’insegna del divertimento in sella erano le Colline di Scandicci, nei pressi della Roveta dove ci aspettavano i famosi single track curati dal Team Aurora. L’occasione poi era di quelle da non farsi sfuggire, un gemellaggio tra due gruppi di appassionati della zona (i Pehori ed appunto il Team Aurora) che avevano in programma una giornata memorabile con il nobile scopo di aiutare delle persone bisognose.
Per la prima presa di contatto con i single track abbiamo avuto a disposizione le nuove Transition: Covert, Bandit e TransAM erano pronte per essere buttate giù dai sentieri nel bosco. Personalmente ho scelto la Bandit, a mio parere l’arma perfetta per questo tipo di tracciato. Dopo i primi metri di “ambientamento”, si è fatta condurre senza esitazione, mostrando subito le sue doti migliori: reattività, semplicità di guida e leggerezza. Non è stato fatto un vero e proprio test, ma solo una presa di contatto che però ha esaltato fin da subito la validità dei componenti.
Il nostro campione ha invece optato per la sua Transition Covert da gara, con la quale ha cavalcato le prove speciali delle due stagioni di Superenduro. Ma per sapere tutto su questo marchio e la sua bici personale, abbiamo posto direttamente ad Andrea Bruno qualche domanda.
D: Andrea, titolo Superenduro Pro e NW 2010, titolo Superenduro PRO 2011, Campione Italiano Enduro FCI 2011 e 3° posto assoluto all’Enduro delle Nazioni insieme ai mostri sacri della disciplina. Sono due anni che domini la scena nazionale dell’enduro. Svelaci le tue sensazioni dopo queste due stagioni e il tuo segreto per ottenere questa continuità di risultati.
R: Ovviamente sono molto soddisfatto di quello che ho fatto in queste due stagioni. Lo sono ancora di più perché mi è costato tanti sacrifici e lavoro. La sensazione è di aver fatto al meglio ciò per cui ho investito tempo e denaro, ciò per cui ho rubato tempo a me stesso e alla mia famiglia, di aver dato il massimo e che più di questo proprio non si poteva fare. Mi sono dovuto guadagnare questi risultati a suon di battaglie con rider che, oltre ad essere dei fortissimi atleti, sono anche degli amici con i quali c’è grande rispetto reciproco e grande sportività: mi riferisco in particolare a Sottocornola, Lupato, Gambirasio, senza nulla togliere ad altri bravissimi atleti del nostro circuito. Insieme, abbiamo contribuito a far crescere il nostro movimento dell’Enduro, alzando decisamente il livello ed arrivando davvero vicino a quello dei migliori specialisti mondiali. I miei segreti, se così possiamo definirli, penso siano stati la mia motivazione, legata allo sviluppo del progetto TRIBE, e la mia conseguente e assoluta voglia di vincere e dare sempre il massimo. Questo mi ha aiutato a rimanere concentrato nei momenti meno favorevoli e a prestare la massima attenzione ad ogni minimo dettaglio, dalla preparazione del mezzo alla condotta di gara. Il 2011 è stato un anno di successo perché nonostante la mia grande stagione 2010, ho trovato il giusto equilibrio tra confidenza in me stesso e umiltà, pensando a quanto sarebbero stati forti i miei avversari. Ho trovato la giusta chiave di lettura e lavorato sempre sodo per ottenere quello che volevo: vincere.
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D: I tuoi successi e il tuo nome sono legati a doppia mandata al marchio Transition, che utilizzi in prima persona e di cui sei distributore con la tua azienda TRIBE. Perché hai scelto Transition e cosa deve aspettarsi l’utente acquistando questo brand?
R: L’idea di creare una mia azienda di distribuzione si fonda sulla mia esperienza diretta fatta di tanti anni passati a praticare la MTB. Ho gareggiato in tutte le discipline gravity dalla DH, al 4X al dual ed infine all’Enduro, così come ho passato alcuni anni a solcare cime e vallate per puro piacere. Nel tempo ho avuto modo di capire e toccare con mano quelle che sono le reali esigenze di un rider, perché io stesso sono un rider. Ci sono due principi fondamentali alla base della mia attività di distributore: la competenza, per parlare di cose che si sono verificate in prima persona e con “cognizione di causa”e quindi provate, criticate ed infine apprezzate e la concretezza. TRIBE è un distributore che dà consulenza ai suoi rivenditori e ai suoi clienti finali e che fornisce un servizio one-to-one di pre-vendita per coloro che vogliono spendere al meglio i loro soldi, facendosi consigliare in funzione del tipo di utilizzo e preferenze. Questi due principi si sposano perfettamente con la filosofia di TRANSITION, ecco perché ho scelto questo marchio dato che sono rider che provano in prima persona le loro bici e si affidano ad una ristretta cerchia di rider, non solo e sempre pro-rider, per provare le loro bici. Inoltre, parlando di concretezza, possiamo fare riferimento nel progettare bici che funzionino, che durino e che siano belle da guidare senza scendere a compromessi con un marketing in alcuni casi futile, fine a se stesso e molto spesso inutile. Ma anche fare della trasparenza, della serietà e della semplicità una solida etica commerciale andando a preferire le prove delle nostre bici, perché sappiamo come funzionano e vorremmo lavorare sempre più in questa direzione.
D: Parlaci della tua bici in ogni dettaglio, componenti, settaggi, particolarità.
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Foto di Matteo Ganora
R: La mia bici da gara è una TRANSITION Covert. Sono alto 1.84, quindi a metà strada tra M e L ma voglio privilegiare la guida e quindi uso la media. Il mio montaggio prevede:
Marzocchi 55 Micro TI custom – ottimo rapporto tra peso e performance. Corsa fissa, microregolazioni compressione e bloccaggio soddisfano tutte le mie necessità. La corsa variabile può essere utile ma non la ritengo indispensabile.
Fulcrum Red Zone XLR – uso le XLR fino dalla prima serie uscita dalla fabbrica. Sono ruote che hanno ciò che serve: grande scorrevolezza, ottimo peso, sono tubeless e richiedono una manutenzione davvero minima.
Gomme KENDA: uso in prevalenza Nevegal UST 2.1 o 2.35 all’anteriore e Nevegal UST 2.1, SmallBlock UST 2.1 o 2.35DH al posteriore.
Freni FRM – uno tra i freni più leggeri sul mercato. Sono molto “race looking” e mi piacciono perché hanno una frenata molto modulabile e poco stancante, caratteristica particolarmente utile nell’enduro. Uso disco 180 front e 160 rear.
Reggisella telescopico Blacx Jewel: reggisella ad aria (durezza/rapidità di funzionamento regolabile), con cavo fisso, 125mm di escursione che ospita una sella ZERO di San Marco Dirty con rail in Carbonio, molto leggera, che garantisce ottima libertà di movimento in speciale e confortevole nei trasferimenti.
Monocorona o Doppia: dopo aver corso con la doppia corona nel 2010, mi sono convertito al monocorona nel 2011. Per questo utilizzo corona Carbocage da 3mm, 32 o 34T a seconda del percorso e guida catena Csixx 110gl, un guida catena in carbonio da 110gr, regolabile in maniera rapida per poter sostituire velocemente la corona, senza Taco, il tutto completato con cambio gabbia corta e pacco pignoni 11-36 a 10V.
Cockpit: complice la mia stazza, uso manubrio FUNN Fatboy DH tagliato a 765mm con un attacco da 50mm FUNN Funnduro.
Setting: A livello di sospensioni la mia bici è generalmente settata molto rigida e con ritorni veloci. E’ un set-up che mi permette massima efficienza in pedalata, grande performance in discesa quando si comincia a spingere e precisione/rapidità nella guida. Il rovescio della medaglia è di avere un minor grip e la necessità di una guida leggera, precisa e pulita. Di gara in gara apporto solo piccole modifiche a compressione e ritorno. Per le gomme utilizzo pressioni mediamente dure, dai 2.0-2.2 davanti e da 2.1 ai 2.5 dietro, a seconda del terreno e della gomma. La mia bici in assetto gara oscilla tra i 13.5 e i 14 kg a seconda delle gomme.
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D: Dalla BMX alla MTB Superenduro, passando per il DH. Le piccole bici che ogni bambino sogna di avere sono davvero la miglior base da cui partire?
R: Indubbiamente la BMX è una scuola unica. Penso che le mie principali virtù, pulizia di guida e capacità di far correre la bici, siano frutto di quegli anni. Il BMX ti insegna che non è quanto pedali ma come pedali, che non è la bici rigida o i 200mm di escursione che importano, ma come atterri e come assorbi l’atterraggio, non è quanto veloce o lento sei su un salto ma come stacchi e come gestisci la fase aerea che fanno si che tu possa saltare bene e nella giusta misura. Ed ancora che il terreno è tuo amico e ti può aiutare a accelerare come, e a volte più ancora, che pedalando.
D: Cosa pensi di regalare ai tuoi bimbi, una bella BMX all’orizzonte?
R: Per il momento girano con le Strider. Rebecca sembra avere nel sangue la parte alpinistica di Mamma e Papà perché si arrampica dappertutto, mobili e termosifoni da bagno compresi. Thomas invece ha una certa attitudine per velocità e spericolatezza ed una vera attrazione per il fuoristrada. Sono dell’idea che ognuno di noi deve fare il suo percorso. Non intendo indirizzarli ad una cosa o all’altra, bensì supportarli nell’assecondare ciò che piacerà a loro. Mamma e Papà amano tante cose e praticano diversi sport, l’unico mio augurio è che si possano appassionare a qualcosa e che lo sport sarà con loro perché è sicuramente positivo a tutte le età. Se sarà bici, la BMX non mancherà sicuramente.
D: Ci parlavi di un tuo passato con le moto in pista, qual è il tuo rapporto oggi con le moto invece?
Da ragazzino ho fatto qualche esperienza, non saprei valutare se andavo bene o male perché non ho mai avuto i soldi per cimentarmi in una gara. Sicuramente ho avuto una grande passione ma ho trovato frustrante il fatto che lì non basti avere manetta, ma serva anche un bel portafoglio. I casi di piloti che sono emersi dal nulla sono casi limite e comunque frutto di una serie di condizioni “favorevoli”. Ho avuto una moto da cross, che era il mio sogno sin da bambino, ma il motocross è molto duro fisicamente e, a meno di grande confidenza e tecnica, richiede una pratica regolare per potersi divertire cosa che non mi è stata possibile ed ho finito per desistere. Ora sinceramente non sento più il bisogno della moto. Mi diverto molto in bici e lo trovo più rilassante anche se adoro guardare le gare sia di cross che di velocità. E qui mi cimento in un: FORZA LUCA!!!!! (Qui l’articolo su Luca Scassa, ndr)
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D: Raccontaci qualcosa sulla tua preparazione fisica durante l’inverno: dall’alimentazione agli allenamenti.
R: In queste passate stagioni, anche se ci saranno gli scettici di turno, non ho seguito una preparazione. Mi sono tenuto in forma e ho sempre lavorato a sensazione. In inverno amo fare dello sci alpinismo, è una delle cose che amo di più in assoluto, e corro a piedi per questioni climatiche. Non riesco proprio a fare palestra, piuttosto preferisco spaccare la legna. Ad inizio anno comincio a uscire in bici da strada e questo rimane il mio allenamento principale durante la stagione per questioni di tempo. La bici da enduro la prendo in mano generalmente un mesetto prima delle gare e durante la stagione agonistica praticamente solo per provare e gareggiare. Per la prossima stagione invece ho in programma di usarla molto più frequentemente. Quest’anno poi ho una persona che mi sta dando qualche consiglio (Dogo qui sul forum, grazie Davide!). Non è proprio una preparazione atletica propriamente detta per via del poco tempo che ho a disposizione, ma cercherò con lui di massimizzare il mio rendimento e organizzare bene i cicli di lavoro per essere al top quando serve, cosa che prima non curavo nel dettaglio. Per l’alimentazione invece mi limito a mangiare sano ed evitare di esagerare con schifezze varie. Solo un po’ di buon vino rosso della mia vigna, pane fatto in casa e verdura del mio orto, queste sono le cose che preferisco.
D: Potresti rappresentare il Brian Lopes italiano, a quando un libro di tecnica di guida? Intanto qualche consiglio per tutti gli amanti delle ruote grasse?
R: Beh, il paragone mi lusinga dato che Brian è un vero campione come ce ne sono pochi altri su questa terra. Anzi, ho avuto la fortuna di “confrontarmi” con lui nel 4X, dove era davvero una potenza, e lo scorso anno a Salice nell’Enduro, dove sono riuscito a batterlo nell’ultima speciale. Per me è stata una grandissima soddisfazione. Sicuramente un esempio come atleta e come persona, grande stile e tecnica sopraffina. Non penso di essere titolato per scrivere un libro ma sicuramente nei miei progetti futuri la parte didattica assumerà un ruolo sempre più importante, visto che mi piace molto insegnare. Per me è un modo di valorizzare l’impegno ed i sacrifici di tanti anni ma è anche una grande gratificazione personale. Il mio è un metodo un po’ “accademico”, se vieni a fare un corso con me il mio obiettivo in quella sede non è né di farti ridere, né di fare il simpaticone, né di farti fare una bella vacanza e nemmeno di farti credere che guidi come un pro anche se non è così. Il mio obiettivo è di farti capire quanto puoi migliorare e darti le indicazioni per prendere la strada giusta: insegnarti qualcosa insomma. Un consiglio per gli amanti delle ruote grasse è: investite una piccola percentuale dei soldi che annualmente spendete per la bici in un corso perché quello può darvi un beneficio ben maggiore dell’ennesimo upgrade alla vostra bicicletta.
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D: Usi solitamente pedali flat ma stai cercando di abituarti anche agli SPD. Come mai? La scelta migliore è sempre quella di saperli usare entrambi, magari partendo dai flat per poi arrivare agli attacchi?
R: Si, l’SPD è un cruccio che mi porto dietro sin dagli inizi dell’enduro. Con i pedali liberi mi sento perfettamente a mio agio in qualunque condizione. Tuttavia sono abbastanza sicuro che se riuscissi a guidare con l’SPD come guido con il pedale libero, potrei avere solo vantaggi. In questi due anni ho dimostrato che si può andare forte anche con liberi, ma voglio provarci e questo inverno cercherò di allenarmi con qualche amico/collega (Sottocornola, Lupato, Gamby, Rodolico etc) per potermi confrontare in maniera oggettiva e valutare se sono o meno in grado di esprimermi al top anche agganciato. Insomma, lo scoprirete alla prima gara.
D: Stagione 2012: progetti e obiettivi per il nuovo anno, dove vuole arrivare Andrea Bruno?
R: Per il 2012 cercherò di lavorare sostanzialmente su due aspetti: la preparazione e gli SPD. Ho maturato una buona esperienza sulla mia TRANSITION Covert ed ormai la conosco bene, quindi riesco a sistemarla a dovere in tutte le situazioni. Spero di avere più tempo per girarci al di fuori delle gare e di arrivare in stagione con la giusta motivazione. Insomma, sarò in campo anche se solo tra qualche mese saprò “come” perché nella mia vita ci sono anche una famiglia e un lavoro impegnativo e la mia priorità è fare bene il papà, il marito e l’imprenditore, poi correre in bici. Se le contingenze saranno positive penso di poter essere ancora tra i migliori, anche se i miei avversari saranno ancora più forti. Avremo probabilmente atleti fortissimi alle nostre gare, Nicolas Vouilloz e Dan Atherton per citarne un paio, e per me questo è un grande stimolo. Nella peggiore delle ipotesi andranno più forte di me ed avremo un termine di paragone assoluto. Non ho timori reverenziali quindi proverò sicuramente a competere per la vittoria, senza mezzi termini. Per chiudere e risponderti, diciamo che voglio arrivare più in alto possibile.
D: Hai appena disputato l’ultima gara della stagione, come è andata e quali sono le tue impressioni sulla strada che sta percorrendo il mondo dell’enduro?
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R: Si sono stato in Sicilia ed è stato bellissimo per me partecipare ad una gara “giovane” con tanti novelli della disciplina. Enduro Cup Sicilia, come altri circuiti minori, sono il segno che questa disciplina sta riscuotendo successo e sta attirando, come è logico che sia, molti appassionati di MTB di tutti i settori dall’amatore all’agonista, dal XCountrista al Downhiller, da chi non ha mai fatto una gara a chi ne ha fatte di tutti i colori. La mia più grande soddisfazione è stata vedere giovani e meno giovani, tutti con un bel sorriso prima, durante e dopo la gara che mi sembra il comune denominatore di questa fantastica disciplina. Il mio messaggio per gli organizzatori dei circuiti “minori” è quello di confermare la loro bravura, incoraggiandoli a continuare così perché grazie a voi avremo più gare, più eventi, più appassionati e tutto ciò farà bene al nostro settore e alla MTB in generale. C’è poi una probabile nascita della Coppa del Mondo per il 2013, speriamo perché così riuscirò a parteciparvi prima di andare in pensione.
D: Grazie ancora di tutto Andrea, è stato un vero piacere conoscerti e girare un po’ insieme a te. A nome di tutti i ragazzi di MTB-Forum.it, ti auguriamo tutto il meglio per una nuova stagione ai massimi livelli.
R: Grazie a voi!! Un ringraziamento speciale a mia moglie Mara, che è il mio più grande sostegno, mio padre e Matteo Ganora. A seguire tutti quelli che mi hanno dato una mano e che hanno creduto in me.
Andrea Bruno – Tribe Distribution
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