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Per un giornalista è importante avere un occhio allenato, per scovare i prodotti più nuovi o ancora in fase di lavorazione, quando è in giro per uno dei suoi viaggi. Ciononostante, a volte, questo occhio esperto nota altre cose, in questo caso una collezione di forcelle storiche appese al muro di un negozio di biciclette. Antonio Pucci, proprietario di Bike Beat e biker appassionato, ci ha concesso una breve visita guidata a questo piccolo museo della forcella ammortizzata, mostrandoci i pezzi e raccontandocene la storia ed alcune caratteristiche tecniche.
Rockshox RS1
E’ tutto cominciato da qui, da questo modello è cominciata l’evoluzione delle forcelle. Antonio ci ha raccontato di aver comprato la sua RS-1 nel 1991/1992 per 1 000 000 (un milione!) di lire, che convertito in denaro attuale dovrebbe equivalere a circa 1500€-2000€ se teniamo conto dell’inflazione. Da allora Antonio ha sempre tenuto la sua RS-1, nella quale c’è ancora l’olio originale. La forcella funziona ancora alla perfezione, come lui ci ha mostrato.
Considerato che si tratta di una delle prime forcelle mai prodotte, è ancora molto scorrevole. Abbiamo anche notato che ha ancora tutta la sua escursione originale, di 48mm. La forcella di Antonio pesa circa 1.5kg, che per quel tempo era veramente un peso ridotto. Il tubo sterzo ha diametro di 1 1/4″ e gli steli hanno diametro di 1″, vale a dire 25.4mm: decisamente sottili se confrontati con quelli delle forcelle attuali. In origine, Antonio ha montato la forcella su un telaio Marin Titanium, che ha dovuto comprare negli USA. Ricorda che aveva una ruota Tioga disc drive e freni Graft. Dice che ha speso 10 000 000 lire, circa 10 000€ oggi. La mountainbike era ancora poco diffusa, c’erano solo 15 riders a girare sulla collida di casa di Antonio (parliamo del periodo tra il 1992 ed il 2002). E’ facile immaginare che recuperare i componenti per la bici non fosse facile come lo è adesso. Chi voleva una bici montata in modo particolare, doveva veramente andare alla ricerca dei componenti. Antonio dice che non ha mai ricostruito la forcella in quasi 23 anni. E’ degno di nota anche il fatto che non ci siano controlli della frenatura in estensione o compressione, e che la rigidità era su un livello diverso da quello di oggi.
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Amp Link
Amp research era un’azienda americana, che faceva forcelle un po’ diverse. Qui vediamo la loro forcella a parallelogramma F3 XC del 1995. L’idea era di abbandonare steli e foderi per fare una forcella che si muovesse in un altro modo e fosse più rigida. Amp usava una molla singola ed una cartuccia per la frenatura in ritorno.
La forcella Amp ha cannotto da 1 1/8 ed è fatta di alluminio, con gli steli di avalon, un materiale dell’era spaziale utilizzato anche sullo shuttle. Il risultato è una forcella dal peso di soli 1.25 kg. Con circa 60 mm di escursione. La F3 ha una piccola vite con la quale si può regolare il precarico della molla per 1 cm. Non siamo sicuri che saremmo in grado di notare la differenza, però c’è ed è meglio di niente. Per quanto riguarda le altre caratteristiche, la Amp è stata una tra le prime forcelle su cui si potesse montare un freno a disco Pro Stop, oltre ai classici cantilever o v-brake: tutta roba molto moderna per il tempo. Il tampone di finecorsa è un modo interessante per salvare un po’ di manovrabilità della forcella quando si raggiungeva la fine dell’escursione.
Marzocchi DH3
Eccoci arrivati all’ultima delle tre forcelle che vediamo in questa prima puntata sulle forcelle d’epoca: è la Marzocchi DH3. Con ben 76mm di escursione è stata la prima forcella specifica per downhill. Funzionamento a molla, olio, aria; la regolazione della frenatura in ritorno rendeva questa forcella particolarmente innovativa. Al tempo Marzocchi stava lottando per diventare competitiva, disegnava e produceva le forcelle in Italia.
La DH3 aveva soffietti parapolvere ed era indirizzata alle gare. Era disponibile in due colori. In verità, se si guarda bene, sembra che Marzocchi abbia riverniciato in rosso una forcella verde, Antonio dice che avevano dei metodi di produzione poco convenzionali. L’archetto era piuttosto massiccio e vi era fissata una levetta che aumentava la forza frenante alla ruota piuttosto che alla leva del freno. La testa era completamente sostituibile. In quegli anni, la differenza tra una forcella da xc ed una da DH era ridotta: questo spiega i foderi sottili e l’aspetto da xc della frocella.
La prossima settimana arriverà la seconda parte, con altre forcelle che hanno lasciato il segno.
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