Tornare in Val Venosta è stato come voler terminare un lavoro lasciato incompiuto e questa volta abbiamo intenzione di esplorare i trail che corrono lungo le valli laterali e che conducono ai confini regionali e nazionali. Eccoci quindi che un sabato di luglio ci mettiamo in viaggio verso Coldrano.
La valle offre mille spunti, tutti ben serviti da shuttle e impianti che utilizzeremo dove necessario, per guadagnare quota per poi proseguire pedalando.
Percorriamo la ciclabile che da Coldrano porta a Lasa prima di arrampicarci per 1400mt fino alla base delle cave di marmo, acclimatandoci alla quota per i giorni successivi.
Una pedalata che si fa sentire, ma che regala immediatamente paesaggi unici di questo territorio alpino.
Reperti e descrizioni sulle metodologie del trasporto a valle dei blocchi di marmo, che cesella le pareti della stazione metropolitana di “Ground Zero” a New York, si trovano nei pressi della Cava e portano subito alla memoria di quante energie venivano spese nei primi dell’800 affinché questa risorsa naturale, un marmo bianco e resistente alle intemperie, divenisse orgoglio per la comunità montana.
La sosta alla Malga Covelano è obbligatoria per apprezzare la fatica affrontata ed anche per pranzare sulla terrazza da cui lo sguardo spazia sui pascoli che degradano verso la Val Venosta, prima di iniziare una lunga ed entusiasmante discesa.
La discesa in valle ci riserverà degli ottimi spunti di guida, immersi in boschi secolari e pieni di fascino concludendo un giro fantastico.
Il nuovo giorno inizia con l’Haideralm Trail che segna l’ingresso al fantastico giro del “3-Länder Enduro Trails” che collega l’Italia all’Austria lambendo il confine svizzero.
Il terreno è asciutto e sicuramente più scavato rispetto allo scorso anno, segno che la Val Venosta è diventata un obiettivo apprezzato dai rider che cercano le comodità di un Bike-Park, pur non essendo in un Bike-Park vero e proprio.
Qui i grandi dislivelli vengono superati con l’ausilio degli impianti, ma le salite da pedalare non mancano.
Il 3-Länder riserva lunghe discese in ambienti fantastici e tracciature flow e scorrevoli che divertono, riservando però passaggi su rocce e radici che ti ricordano sempre di non esagerare.
Da Nauders si sale con la cabinovia e si raggiunge Plan de Mort con i bunker ed i “Panzersperre” (postazioni anticarro) della seconda guerra mondiale, che segnano il termine del giro e ci godiamo la vista del lago di Resia da una angolazione unica.
Ci caliamo verso il lago di Resia che sembra non arrivare mai, mentre il suo blu cobalto ci inghiotte e rapisce.
Carichi di due giornate entusiasmanti, si decide di mettere a dura prova le nostre forze e quel poco allenamento accumulato durante l’inverno, sperando che possa essere sufficiente per portarci dalle pendici dell’Ortles lungo il Tibet-Trail, immersi in una natura veramente aspra.
Al mattino ci attende lo shuttle che si occuperà di portarci in alto per farci superare senza troppa fatica i 48 tornanti fino al Passo dello Stelvio.
Da quassù si spazia verso la Val di Trafoi, incassata in basso e sormontata da vette che sfiorano i 4000mt, che appare in fondo ai tornanti superati poco prima, ma ancor di più si resta affascinati dall’imponenza della montagna contornata dai suoi ghiacciai, mentre di fronte a noi il Rifugio Garibaldi attende quei rider che percorreranno il Goldseeweg e l’Almweg che andremo ad incrociare più tardi.
I ghiaioni di granito attendono beffardi le nostre ruote che saranno messe a dura prova se non saranno guidate con leggerezza. Si sale un poco e poi inizia la lunga discesa che ci porterà a Trafoi.
Al limitare della lunga pietraia si entra finalmente nel bosco dove facciamo una pausa ristoratrice nel torrente prima di riprendere la lunga discesa.
Il sentiero che conduce a Trafoi e costeggia il torrente che scende dal ghiacciaio, risulta interrotto e siamo costretti ad una digressione e cercare un guado per attraversarlo.
Un ponte fatto con tre alberi appaiati e con l’acqua che scende impetuosa ci permette di traversare sulla sponda opposta dirigendoci verso la seggiovia che da Trafoi porta al Rifugio Forcola.
Mentre iniziamo il lungo traverso che percorre l’Almweg in direzione Stilfser Alm, nubi minacciose si affacciano verso la nostra direzione, costringendoci ad aumentare l’andatura, ma ciò non basta e ci troviamo ben presto a più di 2000 mt in mezzo ad un forte temporale che farà saltare l’ultima parte del percorso programmato.
Zuppi, infangati ma contenti, conveniamo che l’indomani dovremo osservare una giornata di riposo per riprendere le forze, ma soprattutto per far asciugare scarpe e abbigliamento, sistemare i mezzi ed approfittare per godersi anche la tranquillità che offrono i paesi intorno a Coldrano.
Al mattino il sole ben presto asciuga tutto, quindi si decide nel pomeriggio di fare un giro sui percorsi che corrono poco sopra dove alloggiamo.
Dall’alto, Coldrano è una distesa infinita di coltivazioni di mele, mentre ci divertiamo su qualche passaggio per ingannare le ore pomeridiane e pregustando, senza nascondere un po’ di ansia, il giro del giorno dopo.
Sveglia di buon ora, di nuovo con lo shuttle per guadagnare il dislivello che porta a Martello nell’omonima valle e si prosegue a pedali verso Göflaner Schartl.
La salita iniziale su asfalto immersi nel verde dei campi coltivati a fieno, non crea troppe difficoltà ma quando si attacca la carrabile la salita diventa inesorabile, non lascia mai la pendenza fino all’imbocco del sentiero N.3 da dove pedalare risulta quasi impossibile.
Il lungo portage sarà faticoso, ma ammirando seduti su quei prati senza tempo quello che ci circonda, sentiamo che le energie spese sono ben ripagate.
La vista da lassù è fantastica, la piana della Val Venosta è una tela dove il pittore ha tracciato figure geometriche per delimitare le centinaia coltivazioni di mele e la prima metà della discesa che segue, sarà tra le più entusiasmanti e selvagge mai fatte prima d’ora.
La lunga discesa sui sentieri utilizzati dagli escursionisti mette a dura prova le nostre forze, i nostri mezzi e le nostre capacità di adattamento ad una guida trialistica su fondi rocciosi e l’appagamento arriva a circa metà percorso, quando incrociamo l’Holy Hansen Trail.
L’ingresso è segnalato molto bene e la tracciatura flow, dedicata alle Mtb, appaga il biker incallito di sponde e velocità sostenute. Non regala nulla, la bici va condotta facendola scorrere nelle pieghe sinuose disegnate in mezzo al bosco, il divertimento è assicurato e verrebbe voglia di risalire per ripeterlo, ma abbiamo già parecchio dislivello nelle gambe.
Giunti quasi al termine dell’Holy Hansen puntiamo, con un piccolo guadagno di quota su asfalto, a concludere questa giornata con l’ultima discesa nel bosco andando ad intersecare l’Aigen-Trail che sarà la ciliegina sulla torta per tornare a Coldrano.
Quest’ultima giornata è stata l’elemento più avvincente per concludere una breve e intensa vacanza ed il video è l’unica documentazione che siamo riusciti a portare a casa, perché fermarsi per le foto avrebbe interrotto la magia nel percorrerli.
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