Dopo un mesetto vissuto da nomade durante il periodo estivo è il momento di sedersi col culo e pensare un attimo a tutte le avventure che ho vissuto. Non c’è poi occasione migliore che un bello stop forzato dovuto ad una frattura alla mano per concedersi una pausa. Per tirarsi un po’ su potrei dire che “non tutto il male vien per nuocere”.
Ma adesso andiamo con la memoria alla più bella estate che abbia vissuto…
Una serie di eventi casuali e totalmente imprevisti si sono concatenati in una delle vacanze più belle della mia vita. Partito con l’idea di fare una traversata delle Alpi dalla Svizzera all’Italia, mi sono ritrovato a girovagare per un mese intero, senza una meta precisa.
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Direi di iniziare con l’esperienza in bike che più mi ha colpito, lasciandomi impresso nella memoria ricordi indimenticabili: la traversata delle Alpi, o come in modo gergale e decisamente fico viene chiamata “Transalp”. Siamo in cinque disperati provenienti da diverse latitudini della nostra amata Italia: io Stex, Enrico, Teddy e Marco. Vuole la fortuna o semplicemente la grande organizzazione che ci caratterizzerà per tutto il viaggio, il gruppo si è dimostrato affiatato. La forte e sentitissima amicizia che ne è nata tra noi ha un qualcosa di sconvolgente visto il poco tempo che abbiamo avuto per conoscerci.
La perfetta organizzazione della nostra guida Stex ci comunica la partenza Kublis e l’arrivo Tirano… altri dettagli insignificanti come alloggi, tappe, percorso, ecc sono tutti da improvvisare. Mi sento pronto per quest’avventura, basta con la programmazione, si va alla cieca, senza aspettative e pregiudizi.
Partiti da Tirano, prendiamo il famoso treno del Bernina che, arrancando in una valle meravigliosa, ci porterà nel cuore della precisissima Svizzera. Ogni tanto l’imponente ghiacciaio del Bernina si mostra dai finestrini, siamo carichi e impazienti come dei bimbi davanti ai regali di natale ancora impacchettati.
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Dopo un paio di cambi di treno… ma quanto sono precisi gli svizzeri? 2 minuti per le coincidenze!… in Italia è pura utopia! arriviamo a destinazione.
La nostra avventura comincia da Kublis dove alloggiamo in un alberghetto. I prezzi non sono certo bassi, la forza della franco si fa sentire. Ci adattiamo immediatamente alla cucina locale e soprattutto alla birra. Un velocissimo giro nel paese già addormentato alle dieci di sera, sotto una pioggerellina fine e via tutti a nanna.
La tappa parte in realtà in un paesino più in quota, precisamente a Sankt Antonien, che abbiamo raggiunto “comodamente” in autobus per risparmiarci del doloroso dislivello su asfalto. In Svizzera tutti gli autobus di linea hanno i porta bici, ahhhhh!!! voglio trasferirmiiiii!!!
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[B]Qualche info sulla tappa… [/B]
Prima Tappa: Sankt Antonien – Silbertal
Ascesa: 1080 metri
Discesa: 1630 metri
Chilometri: 26 km
La tappa non è eccessivamente lunga anche se i molti tratti con bici a spalla si faranno sentire a fine giornata. Intanto della pioggia caduta in paese la serata precedente non rimane che una spolverata di candida neve in quota che rende ancora più suggestivo il panorama. Il cielo è leggermente velato, ma il sole caparbiamente si sta facendo strada regalandoci finestre di tiepida luce. Stex ci avverte che il sole è in programma, tutto è perfettamente organizzato. Non dobbiamo preoccuparci di niente.
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Bellissimo il lago Partnunsee circondato da montagne innevate… il nostro cammino inizia con questo spettacolo!! Non male come partenza!!
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Raggiungiamo dopo una bella salita, non sempre perfettamente ciclabile, il passo Tilisunafürggli a 2226 metri.
Il panorama è strepitoso, il passo separa la Svizzera e l’Austria, dove un simpaticissimo trekker ci definisce “stupidi”. Cominciamo bene… il bello è che non abbiamo la minima idea di cosa abbiamo fatto, maaa! Un esempio perfetto della leggendaria ospitalità austriaca!
Non ci intristiamo, la natura che ci circonda è meravigliosa, ricoperta da un sottile strato di neve ci fa scordare per un momento di essere in estate.
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Raggiunto il rifugio Tilisunahütte, ci fermiamo per il pranzo, non ci facciamo mancare niente come al solito, birra compresa!
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Dopo esserci rifocillati a dovere, creando tra l’altro un certo trambusto nel silenzioso, austriaco rifugio, ci lanciamo nella lunga discesa che ci porterà a Schruns.
Iniziamo subito a improvvisare il percorso per evitare un lungo tratto di carraia. La discesa è al limite della fattibilità. anzi diciamo pure che è infattibile. L’acqua, che sembra uscire da ogni roccia, ha scavato il sentiero la traccia creando infiniti gradoni. Poco male dai… scendiamo nei punti tosti e raggiungiamo in breve la comoda carraia che abbiamo quasi istantaneamente cominciato a desiderare.
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Decidiamo di non fermarci a Schruns, ma risalire leggermente la valle fino al paesino di Silbertal dove troviamo alloggio presso un’affittacamere spendendo pochissimo. Altro che Svizzera, l’Austria si è rivelata infinitamente più economica. Un fattore da considerare per la prossima estate.
[B]Seconda Tappa: Silbertal – Ischgl[/B]
Ascesa: 1750 metri
Discesa: 1200 metri
Chilometri: 48 km
Ci addentriamo nella stupenda valle di Silbertal, la strada sterrata sale dolcemente, come sfondo le imponenti montagne di nuovo in territorio svizzero ci osservano dall’alto.
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Non possiamo credere alla bellezza di questi posti incontaminati, poche sono le persone che incontriamo, qualche biker raro. Ci sentiamo isolati in un mondo da fiaba.
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Dopo una lunga salita torniamo per un breve tratto in Svizzera, per poi abbandonarla presso il lago Scheidseen. Di nuovo in Austria, mi sto chiedendo che giro assurdo ci sta facendo fare la nostra guida Stex? Secondo me non ne ha la più pallida idea nemmeno lui. Niente paura… mi ripeto mentalmente! Tutto è organizzato!
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Nei pressi del lago facciamo una sosta all’affollato e chiassoso Heilbronner Hütte. Ovviamente il vociare a volume alto è dovuto ad un gruppo di italiani, mi sembrava strano! Dopo un paio di birrette tonificanti ci rimettiamo in sella per la facile discesa che ci porterà nella vallata di Ischgl.
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Arrivati in valle non ci rimane che percorrere un’apprezzatissima ciclabile in leggera discesa che ci porterà al paese. Ogni tanto qualche tratto di tranquillo cicloturismo non guasta per recuperare energie. Arrivati ci rendiamo subito conto di quanto sia votata la cittadina di Ischgl alla mtb e allo sport in generale. Tutti sono in bici, la differenza con il classico turismo montano in Italia è completa. Qui si concepisce un modo di vivere la montagna molto più attiva rispetto alla nostra. Anche qui troviamo senza problemi un alloggio economico in un garni.Tutto organizzato…
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[B]Terza Tappa: Ischgl – Ramosch[/B]
Ascesa: 1600 metri
Discesa: 1750 metri
Chilometri: 33 km
Anche oggi una bellissima giornata di sole ci aspetta. La fortuna sembra proprio dalla nostra parte in questa avventura. Siamo tutti in uno stato di felicità e serenità totale dovuto in gran parte al grande affiatamento che si creato nel gruppo e alla bellezza dei luoghi incontrati.
Dopo un duro tratto in salita abbastanza trafficata abbandoniamo nuovamente la civiltà e ci immergiamo in un’altra valle incredibile, Fimbertal.
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Facciamo conoscenza di una coppia di tedeschi che, partiti da Monaco, stanno facendo rispetto a noi una ancor più lunga traversata delle Alpi. Li rincontreremo spesso lungo il nostro cammino anche se la loro meta diversamente da noi sarà Riva del Garda.
Raggiungiamo in breve tempo il suggestivo Fimberpass, anche per questa giornata le fatiche in salita sono ormai finite.
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Siamo euforici, la discesa che ci porterà nella bassa Engadina sembra spettacolare. Il panorama poi non è da meno, la Svizzera ci riaccoglie nel migliore dei modi.
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Durante questa strepitosa discesa distruggo il cambio contro una delle mille mila rocce lungo il percorso. Riesco comunque a continuare la marcia fino alla malga Zuort dove siamo obbligati a fermarci, un cartello pubblicizza una birra artigianale! come il miele per gli orsi, ci attira a se! Aggiustiamo intanto anche il cambio sprecando un numero spropositato di fascette. Alla fine nel modo più semplice, usandone due, risolviamo l’inghippo tecnico. Da qui si riprende con la creatività e ci inventiamo un percorso alternativo. Questa volta ci azzecchiamo in pieno, il sentiero è molto divertente, con tanti passaggi tecnici su radici e traversate su ponti a dir poco instabili.
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Un po’ stanchini, ma infinitamente contenti raggiungiamo il tranquillo e accogliente paesino di Ramosch nella bassa Engadina. Decidiamo di fermarci al primo e forse unico garni del paese. Il gentile gestore ci accoglie, parla addirittura in italiano. Il prezzo è incredibilmente economico per essere in svizzera, siamo dei signori! Tutto organizzato…
Dopo un’abbondante cena, facciamo anche un giretto del paese al tramonto, parliamo del più e del meno, siamo contenti. Stiamo affrontando quest’esperienza in perfetta sintonia, senza tensioni. Non mi rendo ancora conto di quanto rimpiangerò questo viaggio, un’esperienza unica di amicizia.
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[B]Quarta Tappa: Ramosch – Santa Maria Val Mustair[/B]
Ascesa: 1780 metri
Discesa: 1650 metri
Chilometri: 44 km
Oggi si torna in Italia attraversando la famosa val Uina. Percorreremo il suggestivo sentiero scavato nella dura roccia alpina utilizzato per il contrabbando tra Svizzera e Italia nei primi del novecento. La tappa inizia con una larga carraia che gradualmente ci fa guadagnare quota. Qualche strappone però ci mantiene belli concentrati, non ci si può rilassare troppo. Incontriamo due Tedeschi con difficoltà tecniche. Con una catena rotta in mano sembrano completamente disorientati e increduli. Io e il Teddy gli diamo una mano per la riparazione chiedendo come ricompensa una birretta al rifugio Sesvenna. Che ubriaconi che siamo… non abbiamo speranza.
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Il sentiero si fa più stretto man mano che ci addentriamo nella valle. Iniziano le prime gallerie scavate nella roccia. Ci rendiamo immediatamente conto di quanto lavoro sia stato necessario per aprire quest’improbabile via di comunicazione tra le due nazioni. Per precauzione in molti tratti scendiamo dalla bici, un minimo errore sarebbe fatale visto l’esposizione di molti tratti.
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Una volta usciti dalla stretta valle si apre ai nostri occhi un paesaggio completamente diverso, una fantastica distesa di fiori e prati a perdita d’occhio.
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Raggiungiamo in breve il passo di Slingia e ci ritroviamo dopo quattro giorni di vagabondaggio in Italia. Non ci rimarremo per molto, stiamo facendo un tale giro assurdo che se lasciassimo una traccia al nostro passaggio dall’alto sembrerebbe la scia di una lumaca ubriaca.
La salita ormai è finita, non ci resta che fare una bella sosta al rifugio Sesvenna. La nostra idea è quella di fare una veloce sosta e lanciarci nella discesa che ci porterà a Tubre. Alla fine non sarà proprio una sosta breve però… i miei ricordi sono un po’ annebbiati ma credo che è stato in questo rifugio che vengo offeso irreparabilmente da Marco: ma Anny non bevi niente!!!! Ahhhh che affronto al mio amor proprio, poteva dirmi di tutto, ma questo non posso accettarloooo!! ordino immediatamente un’altra birra. Così scatta il degenero, le birre si seguono una all’altra. Dopo un’oretta ci ritroviamo mezzi sbronzi, tutt’altro che pronti a tornare in sella e affrontare la discesa.
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Nonostante le nostre pessime condizioni, riusciamo incredibilmente a raggiungere il fondovalle. Per fortuna la discesa non è per niente complicata e l’arietta fresca che ci accarezza la faccia ci mantiene un minimo vigili. Come ormai nostra consuetudine ci mettiamo immediatamente alla ricerca di un posto per dormire. Niente da fare questa volta, in Italia non si trova un posto neanche a piangere. Possibile che da noi sia tutto così complicato? Ci consigliano di varcare la vicina frontiera svizzera, molto probabilmente qualcosa si riesce a trovare. Dopo qualche chiamata infatti riusciamo a trovare una camera in un hotel proprio vicino all’inizio della lunghissima salita che ci aspetterà il giorno seguente. Ci rimettiamo in marcia. Un po’ stanchini e con una gran voglia di riposarci e soprattutto bere, ci spariamo i 10 chilometri che ci separano dal paesino di Santa Maria. Anche qui, come a Ischgl (ma potevano metterci qualche vocale in più… porkkaaa…), siamo impressionati dal numero di bikers. Praticamente tutto il grande albergo è occupato da noi amanti della mtb. Spettacolare!!!!
Una volta assolto le faccende più urgenti, tipo birra e doccia, ci informiamo sulla possibilità di un trasporto fino al passo Umbrail a 2500 metri. Potersi risparmiare ben mille metri di dislivello su asfalto non ha prezzo. Il purista Teddy storce un po’ il naso, non si accettano aiuti nella dolorosa via del biker! Per fortuna lo convinciamo in un attimo, 2200 metri di dislivello alpini sono una pazzia! Il gestore dell’albergo come per magia ci sente confabulare e ci informa che esiste un servizio Shuttle proprio per il passo. Non ci posso credere, tutto organizzato!!!
Per sicurezza, visto le difficoltà nel trovare l’alloggio, facciamo qualche chiamata a Livigno dove faremo l’ultima sosta. Tra l’altro domani è anche Ferragosto, sarà un delirio trovare un buco per noi cinque disperati. Al secondo tentativo troviamo una stanza che si libera giusto per il nostro arrivo. L’ho per caso già scritto? TUTTO PROGRAMMATO!!!
[B]Quinta Tappa: Santa Maria Val Mustair – Livigno[/B]
Ascesa: 1200 metri (utilizzando il servizio Shuttle)
Discesa: 1750 metri
Chilometri: 42 km (utilizzando il servizio Shuttle)
Dopo una colazione sostanziosa in modo quasi imbarazzante ci prepariamo alla dura salita fino al passo. Molti dei nostri compagni bikers sono già partiti da un pezzo, non hanno la gamba, poverini!. Noi invece, senza scrupoli, carichiamo le bici sullo stilosissimo shuttle, ci piace vincere facile!
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Superiamo gran parte dei pedalatori quando incontriamo anche la simpaticissima coppia di amici tedeschi che arrancano in salita. Bellissima la loro faccia che hanno fatto nel riconoscerci. Raggiungiamo così senza sforzo e con gran soddisfazione il passo Umbrail.
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Salutiamo il nostro simpatico autista e abbandoniamo immediatamente la strada per un suggestivo singletrack che ci porterà a bocchetta di Forcola e Pedenoro. La nostra fantastica idea del trasporto meccanizzato ci permetterà di allungare la tappa e renderla decisamente più interessante e tecnica.
Il sentiero si sviluppa tutto su mezza costa con panorami strepitosi sul parco nazione dello Stelvio.
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La salita tutta perfettamente ciclabile si incattivisce solo nella parte finale dove una sequenza di tornantini mortalissimi ci costringe a spingere i nostri fedeli destrieri.
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Arriviamo finalmente al passo Forcola, anche questo passo come innumerevoli altri incontrati è stato teatro di furibondi scontri tra l’esercito Italiano e Austriaco. Ce la prendiamo con calma, abbiamo tutto la giornata a disposizione e cerchiamo di riempirci la vista di questi panorami. La tranquillità che ci ha sempre accompagnato oggi è turbata da Teddy, lo vediamo irrequieto e triste. Irrequieto è di natura, ma triste non l’abbiamo mai visto, ci preoccupiamo. Scopriamo che ha rotto la macchina fotografica, mentre a noi sembra più che gli abbiano diagnosticato un male incurabile. Rimarrà in questo stato pietoso finché a Livigno non ricomprerà una nuova macchina. Teddy sei un mitooooo, non sopportava l’idea di perdersi gli scatti di questi posti stupendi.
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Proseguiamo sul sentiero che in leggera salita ci porta a bocchetta di Pedenoro, ultimo forcella che ci separa dalla lunga discesa e dai laghi di Cancano e San Giacomo.
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Appena incontriamo un’area picnic ci rendiamo immediatamente conto di essere tornati in Italia: griglie dovunque, urla, gente vestita a festa… un altro mondo rispetto alla Svizzera e all’Austria.
Poco male pensiamo, già il giorno dopo torneremo nell’altra faccia della luna, la Svizzera.
Attraversiamo entrambi i laghi e visto l’orario del pranzo ci fermiamo in una baita affollata poco prima della lunga salita che ci separa da Livigno. La confusione ci infastidisce non poco, anche perché le giornate passate in solitudine ci hanno reso un pelino intolleranti alla cosiddetta civiltà.
Ci rimettiamo velocemente in sella e percorriamo la val Pila che ci farà raggiungere il lago di Livigno.
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Intanto il tempo sta lentamente peggiorando e il sole per la prima volta dopo giorni di ininterrotto sole lascia il posto alle nuvole. Arriviamo al passo di val Trela affrontiamo la bella discesa tirata a lucido che porta a Livigno. Una volta in paese il chiassoso impatto del traffico, delle infinite persone, veramente troppe persone ci stordisce peggio di un frontale con un abete. Velocemente attraversiamo la bolgia e ci rilassiamo un attimo in albergo. A cena incontriamo i grandissimi Marzia e Federico che ci hanno raggiunto per salutarci. Peccato solo che non siano riusciti ad unirsi a noi nelle ultime tappe.
[B]Sesta Tappa: Livigno – Tirano[/B]
Ascesa: 1000 metri
Discesa: 2400 metri
Chilometri: 60 km
Quest’ultima giornata inizia con un bel acquazzone estivo che ci convince a rimandare la partenza nel primo pomeriggio. Questa tappa è in gran parte in discesa e quindi non dovrebbe essere troppo impegnativa… mai previsione è stata più errata, scopriremo ben presto!!! Ne approfittiamo per fare i turisti e ci godiamo la mattinata facendo shopping. Accompagniamo Teddy a comprarsi una nuova macchina fotografica, finalmente il suo stato di assoluta infelicità sta per finire. Anche questo è la transalp, condividere tutto con il tuo gruppo, non solo l’atto sportivo in se.
Doveroso (visto la giustissima caxxiata su FB) citare l’incontro con una coppia di miei amici e compagni bikers, la Paolina e Luca. Incredibile come il caso a volte organizzi tutto, o forse siamo noi che facciamo avvenire le cose inconsciamente? Comincio ad esserne sempre più convinto.
Come da programma la pioggia si fa sempre più leggera e verso mezzogiorno si ferma completamente. TUTTO PROGRAMMATOOOO!
Ci mettiamo in marcia è raggiungiamo in breve la forcola di Livigno. Da qui il sentiero sale ripido e esposto fino alla forcella che ci porterà nuovamente in Svizzera. Durante la salita facciamo un incontro emozionante con un capriolo che non sembra intimorito dalla nostra presenza.
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La discesa ci riporterà all’inizio del nostro cammino, quando, ancora incerti sull’esito della nostra avventura, ma carichi all’inverosimile, siamo saliti sul trenino del Bernina.
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Abbiamo raggiunto la val Poschiavo, sembra un secolo da quando siamo partiti, assieme alla felicità del momento si sta insinuando lentamente in tutti noi un dolce senso di nostalgia.
La nostra straordinaria avventura si sta ormai concludendo, non ci resta che affrontare la lunghissima e impegnativa discesa che ci porterà alle nostre macchine a Tirano.
Più che lunga la definirei interminabile, siamo stanchi e ormai la vicinanza alla meta ci ha scaricato mentalmente, ma le difficoltà tecniche ci tengono lì col culo, non si può perdere la concentrazione. Dev’essere la prima volta che desidero che la discesa finisca al più presto, non ne posso più!!!!
Finalmente raggiungiamo l’odiatissimo, ma in questo caso desiderato, asfalto.
Le fatiche sono veramente concluse, ci possiamo veramente rilassare e goderci questi ultimi momenti assieme.
Le nubi si addensano e diradano tutte attorno a noi, non abbiamo preso una goccia d’acqua in tutto i sei giorni passati tra le Alpi. Una cosa incredibile, pensando all’estate piovosa che abbiamo avuto fin’ora. TUTTO E’ STATO PROGRAMMATO, devo mettermelo in testa!!!
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Ci lasciamo alle spalle a malincuore il lago di Poschiavo, nei nostri volti traspare la tristezza per l’imminente separazione. La gioia di aver terminato un’emozionate e difficile impresa non è nulla se paragonata alla serenità e grande armonia che abbiamo raggiunto tra noi. Credo che la vera amicizia che si è instaurata nella nostra banda di disperati rimarrà la cosa più bella che la transalp mi abbia regalato.
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Un sincero ringraziamento a noi tutti, Anny, Stex, Teddy, Marco e Enrico! Siamo grandi…