Vinschgau è la Val Venosta, la più estesa valle dell’Alto Adige, sospesa tra Merano e il Passo Resia, dove confluiscono valli alpine come la Val Martello, la Val di Solda, la Val Senales, la Val di Mazia; Vinschgau è mele ma anche albicocche, vigneti, storia e cultura dove transita la “Via Claudia Augusta”, antico collegamento dalla Pianura Padana al Danubio; Vinschgau è MTB, una fitta rete di percorsi tra Italia, Austria e Svizzera, una valle con un clima soleggiato per buona parte dell’anno per questo molto ricercata dalle aziende di MTB per test e presentazioni dei propri prodotti.
Vinschgau diventa il desiderio irrefrenabile di scoperta, avventura, natura e panorami immensi, proiettandoci sull’autostrada del Brennero con un caldo asfissiante e con l’immancabile coda ad AFFI. A Bolzano una rapida sosta per curiosare al “concept-store” della Salewa con la sua immensa palestra di free-climbing e poi verso la statale che snocciola uno dopo l’altro, i mille paesini della Val Venosta.
Passiamo Merano e proseguiamo sul fondovalle mentre le nubi scure che si addensano, regalano pioggia appena giunti a Resia.
Alloggiamo in un appartamento spazioso ed accogliente e per cenare, il proprietario ci indica un ristorante sul confine dove ci attende un brodo caldo con i Canederli.
E pensare che fino a poco prima eravamo a 38 gradi ed ora sfioravamo a malapena gli 11!
Siamo piuttosto stanchi dal viaggio, ma dobbiamo già pensare al mattino successivo: Luca ci aspetta alle 7.30 a Prato allo Stelvio per fare la conoscenza di queste montagne.
Si disfano i bagagli in fretta, si prepara lo zaino e l’abbigliamento per il giorno dopo e poi, stracotti, a letto.
Partiamo da Prato allo Stelvio con il bike-shuttle che ci traghetta a 2700 metri di quota in poco tempo, il meteo non è dei migliori ma neanche preannuncia temporali imminenti e nello zaino abbiamo riposto l’antipioggia e un cambio per ogni evenienza.
Quarantotto è il numero di tornanti per raggiungere il Passo dello Stelvio. Emoziona pensare alle gesta sportive di edizioni lontane del Giro d’Italia quando la strada non era asfaltata e spesso ingombra di muri di neve, con biciclette dalle semplici meccaniche e con la sola forza della passione per svalicare alla quota del Passo.
Vogliamo scoprire questo angolo di confine delle Alpi tra Italia, Svizzera e Austria accompagnati da Luca, la nostra guida e amico di Trento, che conosce bene i segreti di queste cime.
La visione di montagne che sfiorano i 4000 metri ed i ghiacciai che stanno riducendosi anno dopo anno, è di grande impatto e meraviglia, un po’ meno le costruzioni dello Stelvio simili a condomini disordinati che stonano prepotentemente in questi luoghi.
La quota si sente ed il respiro si fa pesante e con poche pedalate il cuore presenta ben presto i suoi limiti per raggiungere il Rifugio Garibaldi, poco sopra il Passo. Sembra già un’impresa ed il panorama da lassù lascia sbalorditi.
Un caffè, una foto e il traverso del “Goldseeweg” che dovremo percorrere, lo vediamo sparire all’orizzonte circondato da cime e vallate che costringeranno a innumerevoli soste per ammirarle.
Il fondo è un lastricato disordinato di rocce sdraiato su antichi ghiaioni di granito scuro, taglienti e sporgenti, che aggrediscono le gomme ed una foratura diventa occasione per estasiarsi di fronte all’anfiteatro creato dalla natura, dove spicca nel fondo la Val Venosta e le vaste coltivazioni.
Il percorso continua con passaggi a volte impegnativi, giungendo ad un alpeggio dove pigre mucche al pascolo ci scortano fino alle porte del Rifugio Forcola. La sosta è d’obbligo, come anche lo strudel bagnato rigorosamente da una Radler.
Luca ci mostra sulla carta l’Almweg, il sentiero che mantenendosi in quota, ci calerà gradatamente in valle su single-track, dopo aver percorso un lunghissimo traverso tra ghiaioni e boschi andando poi a concludersi a Prato allo Stelvio dove abbiamo lasciato le auto.
Ci rimettiamo in sella, la quota inizia a dare meno fastidio ed il cuore diventa più regolare potendo così concentrarci sulla piacevolezza della guida a vista, alla ricerca della linea più idonea a non capottarci e divertendoci dei numeri del compagno che ci precede. Una risata tira l’altra e ci troviamo alla Stilfser Alm che passiamo senza fermarci.
Si degrada dolcemente verso valle entrando nel bosco, il terreno diventa meno roccioso ed iniziano ad affiorare le radici dei larici che ci faranno compagnia anche per i prossimi giorni. E’ una dimensione che facciamo fatica a metabolizzare, ma curva dopo curva entra nella pelle andando a stimolare la ricerca delle linee più ardite mentre gli ultimi tornanti in nose-press ci accompagnano fino a Prato allo Stelvio. Ci voltiamo con il naso in su e vediamo il Passo da dove eravamo partiti alcune ore prima e viene il magone a pensare che è finita, con il Garmin che segna 24 km, 566 mt di salita e ben 2300 mt di discesa e, mentre stiamo comodamente seduti a dissetarci con l’ennesima Radler, scoppia un temporale.
Meglio di così non poteva andare!
Al mattino dopo, Luca ci guida sul “3Lander Enduro”, utilizzando anche gli impianti e costeggiando i bordi dei confini di Italia, Svizzera e Austria.
Single-track, radici e rocce, questo è il “3Lander”, percorsi dall’apparenza selvaggi, ma in realtà disegnati per il divertimento. Un grande portale in legno indica su ogni trail la sua denominazione, mentre pali squadrati a punta si trovano ad ogni incrocio, con le indicazioni necessarie affinché la cartina possa anche rimanere riposta nello zaino.
Un numero imprecisato di percorsi che si intrecciano lungo i fianchi delle montagne degradano dolcemente, con tecnicismi da traibuilder che allungano le percorrenze riprendendo costantemente quota, regalando così il piacere della discesa che sembra non terminare mai, mettendo continuamente alla prova l’abilità tecnica e di guida, sia per le caratteristiche del fondo, sia per il disegno sempre sinuoso e scorrevole.
Non è il regno delle sponde, le curve sono descritte dalla conformazione della natura e dai tronchi appoggiati a terra a delimitarne la percorrenza, nell’ottica di una integrazione dei tracciati per MTB con i sentieri pedonali ed in grande sintonia con l’ambiente che ci ospita.
Il divertimento è contagioso e coniamo il termine “Tyrol-Columbia”, paragone un po’ azzardato con la blasonata “British”, quando ci troviamo avvolti in mezzo al bosco da una folata di nebbia, trasferendoci immediatamente in quell’atmosfera Canadese vista più volte in video e fotografie.
Le ruote galleggiano su tappeti di radici lunghe, spesse e umide, che chiedono elasticità, morbidezza e l’uso delicato dei freni, così che tutto diventa ben presto una danza che regala grandi soddisfazioni.
La prima discesa lascia perplessi soprattutto se, come è stato per noi, è umida. La seconda discesa ti entra nella pelle ed allora inizi a capire l’essenza e la magia di questi luoghi.
Le gomme non scivolano più, le linee arrivano precise come se conoscessi da sempre il percorso, non cerchi la velocità ma l’appagamento di una guida pulita, restando sempre avvolti da quel leggero strato di nebbia che fa sembrare tutto irreale e ovattato. Una sensazione che è già divenuta una dipendenza, uno stato mentale irrinunciabile.
Si prosegue puntando verso l’Austria, non prima di una pedalata per riprendere quota e raggiungere la Reschneralm per una gradita sosta.
Un panorama unico sul Lago di Resia allo stesso modo del piatto di “Spiegeleier mit Speck und Bratkartoffeln” e la “Kaiserschmarren” con mirtilli rossi consumati con l’immancabile Radler.
Continuiamo sui trail del 3Lander per arrivare al piccolo lago Austriaco “Grunsee” sotto il Piz Lad. Ora Il percorso presenta un fondo più asciutto con saliscendi continui e, con il confine Svizzero che ci corre di fianco, scendiamo verso Nauders.
Siamo alla parte finale del “3Lander Enduro” con l’ultimo impianto per salire verso “Plamort”, il balcone sul Lago di Resia. Viviamo un momento intenso mentre attraversiamo le linee di difesa della Seconda Guerra che, in quel cielo variegato di nuvole e con il silenzio assordante tutto intorno, ci ha proiettato in tempi lontani quando in questa piana si intrecciavano vite di genti che erano costrette a considerare l’amico dei tempi di pace, un nemico da combattere, per un fazzoletto di terra che per tutti loro era pascolo per il bestiame.
Il contrasto tra l’alpeggio e la libertà dei cavalli al pascolo, con i “Panzersperre” disposti per contrastare l’avanzata dei mezzi corazzati, insieme ai bunker che si affacciano uno di fronte all’altro e che riportano ancora i segni delle artiglierie, ci lascia ammutoliti e con profondo rispetto cerchiamo di immaginare le condizioni in cui potevano essere stati vissuti quei luoghi e solo la visione del lago che appare sotto di noi, fa sparire queste tristi sensazioni.
Ci aspetta il “Bunker Trail” che scende a Resia, degna conclusione di una giornata passata sui monti della Val Venosta, un single track che cambia fisionomia in continuazione e l’appagamento di poter mettere le ruote su quelle tracce è inesauribile.
TRAIL ENDE – END OF THE TRAIL è scritto sull’ultimo palo squadrato a punta che incontriamo, con il Lago di Resia davanti ai nostri occhi che ci saluta, avvolto da una fine pioggia che segna anche il termine di questa esperienza nella splendida Vinschgau.
La vastità della Val Venosta, così diversa da un versante all’altro, con la moltitudine di trail sviluppati, insieme all’offerta che gli operatori turistici implementano giorno dopo giorno, sono senz’altro un valore aggiunto per preferire di trascorrere qui le proprie vacanze.
Percorrendo i tracciati, si percepisce immediatamente la strategia turistica per attrarre gli ospiti durante l’estate, con percorsi che non vogliono somigliare a Bike Park, ma disegnati e sviluppati per ottenere una rete sentieristica adatta alle MTB, con servizi di Bike Shuttle che affiancano gli impianti a fune e coadiuvati da una organizzazione capillare di guide che conducono i clienti alla scoperta di queste vallate.
Riflettendo, ho compreso quanto sia importante la figura della Guida di MTB, che è la chiave di volta di ogni avventura e vacanza in bicicletta. Spesso non diamo importanza al tempo che si risparmia ed alla sicurezza offerta quando si è condotti da persone esperte, considerandola una spesa inutile con la convinzione che una cartina topografica e qualche indicazione possano sostituire questa figura professionale.
Con Luca, con la nostra guida, siamo riusciti a valorizzare il nostro tempo, a percorrere i trail migliori, a conoscere le storie, gli aneddoti dei luoghi, a sostare nei rifugi mangiando prelibatezze locali. La Guida va senz’altro considerata in questa ottica, specialmente ora che la MTB sta avendo un notevole seguito anche da parte delle stazioni turistiche che implementano ogni anno le proposte in questo settore.
La Val Venosta con i suoi panorami, i suoi profumi, i suoi trail, ci ha stregati ed ha ancora tanti segreti che dobbiamo scoprire.
Il richiamo è troppo forte per lasciare che questa prima esperienza si possa ritenere conclusa e con Luca abbiamo già fatto programmi per la prossima estate…
INFO TRIP
Alloggio: Residence Montana (Resia)
Guida: Luca Bortolotti
3Lander Enduro: Percorsi
Shuttle: Servizi
Impianti: Orari, aperture e prezzi
Ammetto candidamente che non sapevo di questo trucchetto fino a due giorni fa, quando nel…
Paul Genovese dimostra che il freeride non è morto! https://youtu.be/rxrGEoiIjLY?si=60Wqlm_JtdRxkx12
Sono iniziati gli sconti del Black Friday, andiamo a vedere alcuni affaroni. Se trovate altri…
EXT presenta la Vaia, la sua forcella a steli rovesciati a doppia piastra di cui…
La seconda bici in alluminio di Atherton Bikes è la S.150. Eccovi tutti i dettagli.…
Abbiamo le gare di XC, di Downhill, di Enduro, ma nessuna di All Mountain. Con…