Assos è un’azienda svizzera diventata famosa per i suoi pantaloncini in spandex e il loro ormai mitico fondello, spesso la prima scelta per chi sta per tante ore in sella. Abbiamo voluto dare uno sguardo dietro le quinte per vedere cosa si cela dietro il nome Assos e i suoi prodotti, così sono andato alla loro sede, situata a San Pietro di Stabio, non lontano da Mendrisio, nel Canton Ticino, e molto vicina alla frontiera con l’Italia.
Ad accogliermi c’era Désirée Bergman-Maier, che insieme al fratello Roche si occupa dell’azienda di famiglia fondata nel 1976 dal padre Toni Maier. A quei tempi i Maier vivevano a Winterthur, nella Svizzera tedesca. La passione per il ciclismo aveva ispirato Maier senior a progettare e a produrre la prima bici da corsa interamente in carbonio, i cui costi però erano così elevati (50.000 CHF) da dover accantonare ben presto il progetto. Da notare i tubi a goccia, tanto in voga ai giorni nostri per via dell’aerodinamicità, ed il manubrio a corna di bue.
Toni Maier era convinto che l’aerodinamicità fosse un tema da sviluppare nell’ambito del ciclismo, considerando che nello sci già si lavorava in galleria del vento negli anni 70. Fu così che cominciò a lavorare sull’abbigliamento dei ciclisti. Troppo pesanti e poco aerodinamici erano per lui i vestiti in lana del tempo. Nel 1977 produsse i primi pantaloncini in spandex. Nel 1978, durante i campionati del mondo su pista a Monaco di Baviera, lo svizzero Daniel Gisinger portava un body anatomico completamente in spandex e, pur non vincendo nessuna gara, catapultò l’interesse delle squadre sul nuovo prodotto.
La produzione dei capi d’abbigliamento avveniva nella cantina della casa dei Maier. All’inizio l’unico prodotto erano i pantaloncini in spandex, che rimangono fino ad oggi il cavallo di battaglia di Assos.
Ben presto la cantina divenne troppo piccola e il tutto cominciò a crescere. I Maier dovevano scegliere un nome per la loro azienda così, provenendo Eliane, la moglie di Toni, dalla Grecia, si decisero per “Assos”, che in greco significa “Migliore”. Un anno molto importante nella storia dell’azienda fu il 1985, quando sia la famiglia che l’impresa si spostarono a San Pietro di Stabio, in un edificio tutt’oggi ancora occupato da Assos. Sopra viveva la famiglia, sotto si lavorava. Il trasferimento fu dovuto al volersi avvicinare all’Italia, dove l’industria tessile è sempre stata di grossa importanza, per trovare partner con cui lavorare su base industriale. Non da meno era il tema del clima. Con una moglie greca e la passione del ciclismo, il meteo del Canton Ticino si addice meglio rispetto a quello a nord delle Alpi.
Dieci anni più tardi entra in gioco Roche Maier, il fratello di Désirée, che prende in mano le redini dell’azienda e amplia la collezione Assos con altri prodotti al di là dei pantaloncini.
Nel 2001 Assos progetta il primo fondello elastico, quello che poi diventò famoso fra tutti i ciclisti per il suo comfort. Per fugare subito ogni dubbio: Assos ha brevettato il fondello elastico nel 2001, ma questo viene commercializzato da Elastic Interface, partner di ASSOS, per varie aziende del settore. Ciò non toglie che il fondello, così come progettato dalla casa svizzera – sia per i materiali che per la forma – si trova solo nei prodotti Assos. Infatti il fondello è prodotto da un’azienda italiana in esclusiva per Assos. Altre aziende hanno potuto comprare da Elastic Interface i diritti per proporre il proprio fondello elastico, che però non è uguale a quello di Assos. Vendere i diritti del brevetto era, per Assos, la soluzione migliore piuttosto che spendere un capitale in spese legali per difendersi. Inoltre il fondello é metà dell’opera, il resto é dato dai pantaloncini, dalla loro forma e dai loro materiali.
Rimango stupito quando Désirée mi racconta quanto dura la progettazione di un prodotto Assos. 5-6 anni, fra l’ideazione e la messa in produzione, sono un periodo abbastanza normale per loro dato che ogni particolare viene curato nel minimo dettaglio e modificato diverse volte fino a quando è ritenuto perfetto. A capo di tanto perfezionismo si trova Roche Maier, appassionato ciclista anche lui che, spesso, al posto di stare in ufficio, è in giro in bici per provare qualche nuovo prodotto. C’é anche da dire che un giacca come la “Bonka” è composta da 33 pezzi, 10 materiali e 13 accessori, quindi ci vuole del tempo per trovare la composizione giusta.
Per farvi un esempio il bibshort S5, in commercio dal 2005, è il risultato di 80 (ottanta!) prototipi. La nuova generazione di pantaloncini S7 dovrebbe venire presentata a breve.
Forse proprio per questo motivo nella stanza delle stiliste si trova una sorta di “incubatrice”: un armadietto con dentro le ultime creazioni di Assos. Questo è l’ultimo stadio della progettazione visto che, una volta entrato lì, un prodotto non può più venire modificato se non in qualche minimo dettaglio, apportabile solo durante i 30 giorni di incubazione prima della “nascita”. Per ovvi motivi non ho potuto fotografarlo.
Da qui si capisce come mai il ciclo di vita di un prodotto Assos sia, in media, di 6 anni. Questi viene solo migliorato ogni tanto, ma non viene stravolto ogni stagione. Una strategia ben diversa da quella a cui siamo abituati nel mondo delle bici, dove ogni anno viene presentato qualcosa di nuovo, mettendo in difficoltà sia i negozianti che chi vuole vendere l’usato.
La fase test è quindi essenziale, mi fa capire Désirée. Mi porta nella “stanza delle torture”, dove i capi vengono sottoposti a cicli di lavaggio brutali, a sfregamenti che simulino il lavoro su una sella e a lampade solari che mostrano il comportamento dei tessuti al sole. Ma forse i test più importanti sono quelli fatti in sella ad una bici da Roche Maier e dalla Werksmannschaft, una squadra composta da pro, ex pro, pedalatori assidui e amici che apportano tutti insieme il feedback su cui poi lavorare per perfezionare i prodotti.
Nella sede di San Pietro di Stabio vengono prodotti sono i prototipi e delle serie limitate, come le divise per la federazione svizzera, compresa quella di Nino Schurter. I fondelli, come dicevo prima, provengono dall’Italia. Sempre in Italia vengono prodotti anche gli occhiali da sole Zehgo: le lenti provengono dalla Germania, e precisamente da Zeiss, la montatura e l’assemblaggio sono fatti nel Belpaese (test degli occhiali seguirà). Non lontano da Stabio, in Norditalia, vengono tagliati i materiali che poi vengono cuciti in Slovenia e Bulgaria. I prodotti finiti tornano in Svizzera, dove vengono controllati, imballati e spediti in tutto il mondo. Nella sede di San Pietro di Stabio lavorano circa 65 persone.
Interessante è la percentuale di resi difettosi: meno del 1%. I capi difettosi vengono tutti riparati gratuitamente qui a San Pietro di Stabio. Assos ha anche una crash policy che prevede il 50% di sconto se il danneggiamento del prodotto è dovuto ad una caduta durante il primo anno dall’acquisto. Il responsabile al customer service (o meglio, l’unico addetto fisso, visto la bassa percentuali di prodotti con problemi) mi dice che se la caduta avviene durante il primo mese il prodotto viene cambiato gratis.
In sede arrivano anche diverse lettere definite “d’amore” di clienti soddisfatti che ringraziano per la qualità dei prodotti.
Per finire un paio di bibshort come quelli che vedete nella foto qui sopra la sartoria ci impiega dai 60 agli 80 minuti.
Terminata la vista alla sede di Assos Désirée mi porta all’Assos Experience Center manga.Yio situato sul lungolago di Lugano-Paradiso, una sorta di show room / negozio interamente dedicato ad Assos.
Al pian terreno si trova lo show room, con le divise autografate della nazionale svizzera.
Al piano di sotto, invece, si passa al negozio vero e proprio, organizzato a seconda delle temperature in cui si intende pedalare e secondo i colori.