Oggi ho capito perchè il livello qui è così incredibilmente alto.
Mi dilungherò molto sulla “notizia dal fronte” perchè nel whip off contest è successo davvero di tutto e vale la pena raccontarvi ogni avvenimento.
Prima però voglio raccontarvi un aneddoto, un evento successo in questi giorni che mi ha colpito oltremodo.
Sulla seggiovia di Whistler è vietato fumare, è vietato buttare oggetti, è vietato attaccare adesivi, ecc. Sono vietate un sacco di cose, come di consuetudine qui in Canada. Sembra quasi sia anche vietato tirare giù la sbarra di sicurezza. Nessuno lo fa. Quando io, i primi giorni, per abitudine, la tiravo giù subito dopo la partenza mi guardavano male o c’è chi scherzando mi ha detto che aveva più paura con la sbarra abbassata. I gestori degli impianti non si curano di questo aspetto, in europa se non si abbassa la sbarra entro 10 metri dalla partenza della nostra seggiola stoppano tutto e iniziano ad urlare come dei matti di abbassare la sbarra di sicurezza.
Ad ogni modo, queste sono le usanze qui. Uno sulla seggiovia della parte bassa può anche prenderci l’abitudine (anche se io soffro di vertigini e non mi fa impazzire come cosa), su Garbanzo invece non accetterò più di non viaggiare sicuro perchè si raggiungono altezze significative e mi danno un senso di nausea senza la mia bella protezione davanti.
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Ad ogni modo veniamo al piccolo aneddoto, vi farà capire come l’educazione dei canadesi li porti ad essere così impavidi e sprezzanti del pericolo, in tutto ciò che fanno e anche in bici.
Mi è capitato di salire sulla seggiovia con una mamma che accompagnava la figlia (A….femmina) di circa 7-8 anni a fare discesa (Casco integrale e ginocchiere e gomitiere per entrambe, niente pettorina). Già così basterebbe come aneddoto, ma andiamo avanti.
La bambina, più furba degli adulti ha iniziato a chiedere alla madre se si poteva abbassare la famosa sbarra, ha iniziato a far domande su cosa fosse successo se la seggiovia s fosse fermata. Sarebbero cadute di sotto? Visibilmente preoccupata la bambina si teneva allo schienale della sedia (come del resto facevo io!), mentre la madre con voce ferma e aria un po’ scocciata le diceva di non essere noiosa e non rompere le scatole. La convinceva inoltre che la seggiovia non si sarebbe fermata e di non preoccuparsi. Giusto il tempo che la signora finisse la propria frase e la seggiovia ha avuto un arresto (molto dolce, probabilmente sanno che nessuno è bloccato davanti e evitano gli arresti meccanici che sbalzerebbero tutti fuori dalla seggiola). La bambina non ha avuto il tempo di aprire bocca che subito la madre ha liquidato l’accaduto dicendo “vedi, non succede niente anche se ci fermiamo. Ora basta”.
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Un po’ per paura per la bambina, un po’ perché anche io mi sento più sicuro, ho proposto varie volte alla signora di abbassare la sbarra, spiegandole che anche io preferivo, ma non c’è stato verso di riuscire nel mio intento.
Altro aspetto che ho notato qui è la mancanza assoluta di protezioni, quasi tutti girano con solo ginocchiere e casco, spesso slacciato o allacciato “largo” per poterlo togliere comodamente.
Ok che le piste della parte bassa non sono così tecniche però può sempre capitare di avere un problema meccanico, o di sbagliare un salto, o di scivolare in una curva. Capiamoci, io non sono uno che predica l’utilizzo di ogni tipo di protezione o di andare in giro tipo Robocop, ma almeno un paraschiena sì. Almeno allacciarsi bene il casco mi sembra il minimo.
Qui la gente è educata ad essere sprezzante del pericolo, a non curarsi delle norme base di sicurezza, a non pensare nemmeno un secondo che potrebbe succedere qualcosa di brutto.
Forse è per questo che qui il livello è molto alto, ma credo sia anche per questo che l’ospedale è sempre pieno. Se vogliamo sono queste le due facce della medaglia.
News dal fronte.
Whip off contest. L’evento si svolgeva su Crabapple hits, la linea di salti enormi di cui ho parlato spesso in questi giorni. Il gioco consisteva nel girare la bici il più possibile durante il salto per tornare poi dritti e atterrare, fare cioè un “whip” appunto. Sarò onesto, io credo di essere un buon whippatore, riesco con facilità a metterla di traverso da entrambi i lati e tornare bene dritto. Su questi salti però la paura della velocità e dell’ampiezza mi ha fatto fare solo run dritte, cioè ho fatto schifo. Ma non mi interessa, c’ero, posso dire di aver partecipato ad un evento crankworx, ho assistito ai salti più stilosi che abbia mai visto. Per prima cosa sul percorso c’era una quantità di persone spaventosa, il 3° e 4° salto, e tutta la zona che collegava questi due salti era letteralmente presa d’assalto. Se la traccia normalmente presenta una larghezza nei kick di circa 3 metri e sui landing di 5 metri o più, la presenza di tutte le persone a tifare e fare casino rendeva il salto largo un metro e mezzo (poco più della larghezza del manubrio) e l’atterraggio largo circa 3 metri. Veramente poco per quelle velocità. Avete presente i muri di folla sui passi più famosi del tour de France. Quando la gente si sposta un istante prima che il rider la colpisca per lasciarlo passare. Perfetto qui era praticamente la stessa cosa, ma non si andava in salita, si atterrava da un salto enorme a 60 km/h. Se si sbagliava linea sul salto bisognava solo sperare che gli spettatori fossero molto veloci ad intuire la traiettoria e a togliersi al volo dalla stessa.
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Provate un po’ a contare quante persone stavano sul panettone della gara per capire la lunghezza dello stesso.
A girare c’era la creme de la creme mondiale sia del dh che dello slope style. Tutti a metterla piatta, tutti insieme a fare trenini per dare spettacolo, tutti ovviamente col sorriso sulle labbra.
Un pazzo furioso (mi han detto essere il fratello di Wyn Master), ha girato in costume da bagno ed infradito… no comment).
A girare c’era anche la delegazione italiana, e penso abbia dato più spettacolo di tutti. Si sa, gli italiani a fare casino e dare spettacolo rimangono sempre i migliori.
A metà dell’evento siamo dunque partiti per fare il trenino italiano. Per l’occasione avevo portato una vecchia bandiera, un tricolore, che avevo in casa. “Italian pride you know?”.
Dopo essermi legato la bandiera al collare ho giudato il trenino italiano (Io, Nick Pescetto, Luis Biscaldi, Enrico Ubertini), tra le urla festanti della gente che ci vedeva scendere col bandierone che sventolava. Ora, so che non è stata forse un’ottima idea è che ho rischiato parecchio (la bandiera si è infatti infilata nella ruota strappandosi e mandandomi quasi a gambe all’ aria sull’ultimo kick), però son contento di aver dato un assaggio di Italia, aver fatto capire che lì c’eravamo anche noi.
Chi ha invece fatto capire al mondo che l’Italia può sfornare veri talenti è stato Nick P. Dopo essersi infilato “abusivamente” durante le fasi finali, è impazzito e ha provato backflip sul salto enorme su cui stava la maggior parte delle persone. Dire che c’è stato un boato è mentire, direi piuttosto che è venuta giù l’intera montagna. La rotazione è stata perfetta, purtroppo il fatto di atterrare leggermente storto (aveva storto il backflip per poter vedere meglio l’atterraggio, una tecnica comprensibile su un salto di questo tipo che non è costruito per essere “flippato”) lo ha fatto scivolare, ma l’impresa resta epica e ha ricevuto i complimenti e le urla di tutto il pubblico presente e di tutti i Pro rider presenti alla manifestazione (da Zink, Lacondeguy. i fratelli Mc Caul ecc ecc). Lo scorso anno a tentare l’impresa, su salti comunque più piccoli era stato Aggy, Gram Agazziz. Pro rider di fama mondiale. Quest’anno, sui salti più giganti mai utilizzati per la manifestazione è stato Nick Pescetto, un Italiano.
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La gara se la è aggiudicata Tyler mc Caul, la memoria di tutti gli spettatori invece l’ha conquistata Nick. A ciascuno il suo.
Jack